Uno studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Sciences ha scoperto che le cellule delle persone concepite e colpite economicamente durante la Grande Depressione, che durò dal 1929 al 1939 mostrano segni di invecchiamento accelerato. Lo studio si basa sui cambiamenti nell’epigenoma delle cellule – l’insieme di marcatori chimici del DNA che determina quando, dove e in che misura i geni sono espressi in ogni cellula. Gli autori ritengono che il modello di marcatori che hanno scoperto potrebbe essere collegato a tassi più elevati di malattie croniche e di morte.

Il lavoro, pubblicato l’8 novembre, si aggiunge a una serie di studi che indicano quanto l’esposizione a difficoltà come lo stress e la fame durante le prime fasi dello sviluppo, può influenzare la salute umana per decenni.

Anche se lo studio non è certo il primo a collegare grandi eventi storici a cambiamenti nell’epigenoma, il fatto che il segnale appaia ancora in dati raccolti su persone di settanta e ottant’anni è “sconvolgente”, afferma Patrick Allard, epigenetista ambientale presso l’Università della California, Los Angeles.

“Ciò che vediamo da questo studio è che le disuguaglianze strutturali socioeconomiche che rendono difficile alle donne l’accesso alle cure di cui hanno bisogno possono avere conseguenze a lungo termine”, afferma Lauren Schmitz, co autrice dello studio. Con la disuguaglianza sociale in aumento in tutto il mondo, i risultati evidenziano anche come il congedo parentale retribuito, i pagamenti del welfare e altre politiche e programmi possano contribuire a smussare le disparità sanitarie in futuro.

“Ciò che sperimentiamo nei primi nove mesi può influenzarci per tutta la vita”, afferma Schmitz. “Penso che come società possiamo concordare sul fatto che sperimentare una recessione prima ancora di nascere non dovrebbe influenzare la durata della vita”.