“Sei sicuro di voler far parte di Twitter 2.0?“. E centinaia di dipendenti rispondono no. L’ultimatum di Elon Musk è stato un flop, e ora moltissimi team – tra cui alcuni di vitale importanza per la sopravvivenza del social – rischiano di svuotarsi.

L’email ultimatum doveva servire a motivare i dipendenti. “Dovrete lavorare più a lungo e in condizioni ‘hardcore’. No grazie, hanno risposto centinaia di dipendenti, che hanno preferito rassegnare le dimissioni, collezionare i tre mesi di buonuscita e cercare condizioni migliori di lavoro altrove.

Le dimissioni rischiano di lasciare Twitter con appena il 10% della forza lavoro

Secondo l’ex ingegnere di Uber Gergley Orosz, i dipendenti che hanno scelto volontariamente di dimettersi sarebbero molti di più di quelli immaginati dal management. Secondo Orsoz, le dimissioni rischiano di lasciare Twitter con appena il 10% della forza lavoro che aveva prima dell’acquisizione di Musk e prima dei licenziamenti di massa annunciati ad inizio mese. Il social, molto semplicemente, non può continuare in queste condizioni.

Twitter starebbe supplicando diversi ingegneri nel tentativo di convincerli a rimanere. Elon Musk in persona sta organizzando dei colloqui con alcuni di loro

Orosz sostiene che il management di Twitter sia stato colto completamente alla sprovvista e che il panico regni sovrano nel quartier generale dell’azienda. Lo stesso Elon Musk sarebbe stato costretto ad ammettere la sconfitta, contattando di persona diversi ingegneri nel tentativo di convincerli a rimanere. Ma ora il proverbiale coltello dalla parte del manico lo hanno proprio i dipendenti, che forti delle dimissioni di massa dei loro colleghi possono chiedere stipendi e benefit più alti per rimanere. Quasi sicuramente Elon Musk dovrà concedere l’estensione del regime di smartworking e rinunciare all’obbligo di lavorare in ufficio.

In gioco c’è la sopravvivenza del social: secondo le prime analisi, Twitter rischia di non sopravvivere per un’altra settimana laddove dovesse veramente perdere la stragrande maggioranza dei dipendenti rimasti.