Mark Zuckerberg ha scelto di puntare tutto sul metaverso, la promessa di trasformare internet e farci vivere in mondi virtuali interconnessi e interoperabili tra di loro. I fondi d’investimento hanno puntato miliardi su progetti ambiziosi, mettendo le loro fiches sul cosiddetto Web3 e su progetti come Decentraland e Sandbox. Per un attimo era sembrato che il metaverso fosse già qua.
“Creerà un giro d’affari da oltre 800 miliardi di dollari”, avevano dichiarato trionfalmente gli analisti di Bloomberg. Nello stesso periodo i quotidiani avevano iniziato a riportare le storie assurde dei primi “matrimoni sul metaverso” e sembrava che perfino i governi volessero trasferire i loro palazzi nei mondi virtuali.
Di fatto però questa corsa al nuovo internet ha prodotto solo promesse fumose e ad oggi la sostanza è veramente poca. Prodotti come Decentraland, Sandbox e Horizon Worlds sono poco più che delle piattaforme social 3D in fase di beta. Nel metaverso ci si diverte molto poco – dicono le persone che lo hanno provato -, anche perché non ci vive praticamente più nessuno.
Gli ultimi 38 cittadini di Decentraland
Al culmine della mania per le criptovalute e gli NFT, prima che il mercato crollasse (nuovamente) verso la primavera del 2022, i media avevano dedicato ampia attenzione a Decentraland, il mondo virtuale creato dai due argentini Ari Meilich e Esteban Ordano.
È in sviluppo dal 2015, ma ha aperto le porte al pubblico solamente nel 2020. Gli utenti possono accedere al mondo virtuale di Decentraland utilizzando un avatar 3D. Possono acquistare terre, case e vestiti e interagire con gli altri utenti. Ogni tanto si organizzano concerti: ad ottobre dell’anno scorso oltre 80 artisti di fama internazionale si sono esibiti sul palco virtuale del Virtual Music Festival. C’erano anche DeadMau5 e Paris Hilton.
E a quanto pare si facevano anche un sacco di soldi su Decentraland. O quantomeno se ne spendevano. Ad aprile del 2021 gli utenti facevano a gara per mettere le mani sui lotti di terra migliori del metaverso. In quel periodo gli utenti spendevano trai 6mila e 100mila dollari in terre virtuali. A novembre dello stesso anno un investitore ha comprato una terra su Decentraland pagandola 2,43 milioni di dollari. Per la cronaca, si paga tutto in una criptovaluta chiamata Mana. I certificati di proprietà sui lotti di terreno vengono forniti sotto forma di NFT, che poi l’utente è libero di rivendere o cedere a suo piacere ad altri utenti.
All’epoca qualcuno aveva detto: “ma non lo avevano già fatto quelli di Second Life?”. E, infatti, è andata a finire proprio come Second Life, finita la sbornia iniziale, il mondo virtuale di Decentraland si è presto svuotato.
Ad inizio ottobre un influencer ha notato che Decentraland aveva appena 30 utenti attivi al giorno. Un po’ pochi per una piattaforma che vanta una criptovaluta dal valore di 1,2 miliardi di dollari.
Ad inizio ottobre di quest’anno, un influencer attivo nel mondo degli NFT aveva notato che Decentraland aveva appena 30 utenti attivi al giorno. Tutto questo nonostante i Mana, cioè la criptovaluta che ha l’unica utilità di poter essere spesa all’interno di Decentraland, avesse ancora una capitalizzazione di mercato di oltre 1,2 miliardi di dollari.
Decentraland ( $MANA ) has 30 Daily Active Users
and a $1.2 Billion Market Cap pic.twitter.com/u4MBNsWvwk
— shake (@0x_shake) October 6, 2022
Decentraland ha prontamente smentito la notizia, sostenendo che in realtà gli utenti attivi su base quotidiana siano in media 8.000. I visitatori unici sono molti di meno: appena 1.866 persone. Forse non rispondere sarebbe stato più dignitoso: come ha notato il sito The Verge, esistono giochi su Steam usciti dieci anni fa – e di certo non valutati sopra gli 1,2 miliardi di dollari – che possono contare su una base utenti più ampia.
Nemmeno i dipendenti di Meta vogliono usare il metaverso di Mark Zuckerberg
Verso la fine del 2021, Mark Zuckerberg aveva rivelato che Facebook avrebbe presto cambiato nome in Meta. Non sarebbe più stata una ‘social media company’, ma una ‘metaverse company‘. Cioè un’azienda che si è data come principale scopo la creazione di un unico mondo virtuale universale in grado di offrire alle persone una nuova esperienza di navigazione online, contraddistinta da un’ibridazione con il mondo reale, anche grazie alla realtà aumentata. Qualcosa di simile alla Oasis descritta nella serie di libri Ready Player One.
All’inizio sembrava che virtualmente ogni azienda condividesse l’entusiasmo di Facebook per il metaverso. «È il futuro e ci vogliamo investire anche noi», dicevano i dirigenti chiamati a fare la passerella da una conferenza sull’innovazione all’altra. «La fusione tra esperienze digitali e fisiche sarà fondamentale in futuro», aveva detto anche Bob Chapek, N.1 di Walt Disney.
Meta ha già investito oltre 36 miliardi di dollari nel metaverso. Per ora i risultati lasciano… a desiderare
Secondo un recente articolo di Bloomberg, Meta avrebbe già investito oltre 36 miliardi nel progetto per la creazione del metaverso. Per il momento tutti questi sforzi avrebbero portato ad un solo prodotto: Horizon Worlds, una piattaforma social 3D ottimizzata per la realtà virtuale — ci si può accedere da deskop, oppure utilizzando i costosi visori Meta Quest (ex Oculus).
Horizon Worlds non è ancora disponibile ovunque, ma poco importa perché non sembra esserci tutto questo interesse per varcare la soglia del metaverso di Zuckerberg. Tutt’altro.
Il Wall Street Journal ha messo le mani su alcuni documenti interni del team interno che è incaricato di seguire lo sviluppo di Horizon Worlds. Le conclusioni tratte dai dipendenti di Meta sono sconfortanti: la stragrande maggioranza degli utenti che hanno provato Horizon Worlds hanno completamente abbandonato la piattaforma in meno di un mese. “È caotico, non è interessante ed è infarcito di bug”, sono questi i giudizi espressi dagli utenti che hanno rapidamente perso il loro interesse per il metaverso di Mark Zuckerberg. L’indagine si basa su un campione di appena 500 intervistati. “Sono gli unici che siamo riusciti a trovare”, hanno sottolineato laconicamente i dipendenti di Meta.
In origine Meta si era data l’obiettivo di far raggiungere ad Horizon Worlds una media di almeno 500.000 utenti attivi mensili entro la fine del 2022, poi lo stesso obiettivo è stato rivisto a ribasso: “ne vanno bene anche 280.000”. Attualmente sembra che Horizon Worlds ne abbia 200.000.
Horizon Worlds funziona in modo simile a Roblox e ad altri videogiochi sandbox: gli utenti possono creare mondi virtuali ed ospitare i loro amici. Sempre secondo l’indagine condotta da Meta, appena il 9% dei mondi creati dagli utenti avrebbero ricevuto un minimo di 50 visitatori. La stragrande maggioranza dei mondi virtuali di Horizon non hanno mai ricevuto un singolo visitatore. Inoltre, gli utenti connessi simultaneamente ad Horizon Worlds non hanno mai superato quelli di VR Chat (il suo principale competitor) e Second Life.
Nel frattempo Mark Zuckerberg è diventato sempre più isolato, e gli insider che si sono fatti coraggio per gridare che il Re era nudo sono diventati sempre di più. «Il metaverso? È solo un gioco sviluppato male», ha di recente detto Phill Spencer, N.1 della divisione Xbox di Microsoft. Insomma, uno che di giochi ed esperienze virtuali se ne intende. Luckey Palmer, che Oculus l’ha fondata, si è spinto oltre, accusando Horizon Worlds di essere “un brutto prodotto estremamente noioso“.
Parole dettate dall’invidia? Può essere, ma forse i commenti che hanno fatto più male a Mark Zuckerberg sono quelli che provengono dagli stessi dipendenti incaricati di trasformare la sua visione in realtà. Secondo un’inchiesta di Forbes, Zuckerberg avrebbe chiesto ai suoi dipendenti di utilizzare Horizon Worlds (al posto di Zoom o Meets) per le riunioni aziendali. Peccato che praticamente nessuno abbia obbedito alla raccomandazione.
Perché? Perché noi per primi non amiamo un prodotto in cui abbiamo speso così tante ore di lavoro? La verità è molto semplice: se non lo amiamo noi, come possiamo aspettarci che lo facciano i nostri utenti?
si legge in una sconsolata email ricevuta da tutti i dipendenti di Meta a settembre.
La storia recente (e meno recente) ci ha insegnato come anche i colossi del tech possano sbagliare clamorosamente. Da Google+ ai Windows Phone: la Silicon Valley si è lasciata dietro una scia di fallimenti epocali. Se Horizon Worlds fosse semplicemente questo, un progetto secondario venuto male, non ci sarebbero problemi. Peccato che Zuckerberg abbia deciso di puntare l’intero futuro della sua compagnia sul metaverso. Insomma, la posta in gioco è la stessa esistenza di Meta.
Sebbene il grande pubblico possa prendere i popcorn e godersi, con grande distacco, il possibile (probabile?) schianto di Meta, una delle aziende coinvolte in alcuni dei più grossi ed inquietanti scandali della storia recente, non tutti condividono questo privilegio. Alcuni grossi investitori hanno iniziato a sudare freddo: «Avete deciso di investire 100 miliardi di dollari in un futuro sconosciuto ed incerto, è una cifra enorme e sconsiderata che apre le porte a prospettive terrificanti, perfino per gli standard della Silicon Valley», si legge nella lettera aperta scritta dal CEO di Altimeter Capital, Brad Gerstner. La risposta di Zuckerberg? “Ne riparliamo tra dieci anni“. Les jeux sont faits. Non si torna più indietro.