La libertà di espressione fa paura alle grandi aziende. Da Audi a Pfizer, sono sempre di più le aziende che hanno deciso di voltare le spalle a Twitter per spostare i loro investimenti su Google e Meta. “Temono un aumento del razzismo e dei contenuti discutibili sul social”, spiegano gli analisti.

Sei mesi fa Elon Musk aveva dichiarato di voler rimettere la libertà di parola al centro della bussola valoriale di Twitter. Recentemente si è espresso contro i ban a vita, aprendo le porte al ritorno sul social di Donald Trump e di altre figure controverse. Di fatto non è ancora chiaro cosa intenda fare il miliardario. Le policy di Twitter rimangono le stesse di sempre e l’azienda ha recentemente comunicato di aver ucciso sul nascere una rete di oltre 1.500 account falsi creati con lo scopo di diffondere commenti razzisti e sessisti, proprio con lo scopo di danneggiare la nuova governance dell’azienda.

E forse è proprio questa incertezza a spaventare i grandi marchi, terrorizzati dall’idea che i loro prodotti possano venire promossi in prossimità di tweet che non rispettano la netiquette.

La lista delle aziende che ha scelto di abbandonare – almeno temporaneamente – Twitter è sempre più lunga. I nomi li cita il Wall Street Journal: i colossi dei generi alimentari General Mills e Mondelez International, poi l’intero Gruppo Volkswagen e, ancora, perfino il colosso farmaceutico Pfizer.

General Motors aveva annunciato l’interruzione degli investimenti pubblicitari già la scorsa settimana. Il dirigente di una grazie azienda che si occupa proprio di pubblicità per le aziende ha poi dichiarato che circa il 20% dei suoi clienti hanno deciso di sospendere o ridurre gli investimenti su Twitter.