In Italia la dislessia colpisce il 2-4% della popolazione. All’Università di Edimburgo è stato condotto uno studio sull’intero genoma riguardo a 1,1 milioni di adulti europei. Fra questi circa 51mila erano dislessici. In pratica, si è messo a confronto il Dna di persone sane con quelle affette da dislessia.

La ricerca ha permesso di ottenere ben 42 varianti genetiche che differenziano i dislessici dai sani. Più alto è il numero di queste varianti nel nostro Dna e più c’è rischio di dislessia. Non causano la dislessia, ma chi le ha è più predisposto a poter avere la dislessia.

 

Una condizione complessa che come tale è influenzata da molti geni, ognuno dei quali da solo ha un effetto molto piccolo sull’aumento della predisposizione genetica alla malattia. Quando si pensa alla genetica, la prima cosa che si potrebbe credere è che sia qualcosa di immutabile, di fisso, mentre sappiamo che non è così. I geni operano all’interno dell’ambiente, e quindi l’ambiente è un fattore molto importante da considerare.

Michelle Luciano, psicologa dell’Università di Edimburgo, hanno condotto uno studio di associazione

 

 

Un terzo delle varianti genetiche trovate è legato all’ADHD, il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Esso riguarda problemi di attenzione e concentrazione e il controllo degli impulsi. Una teoria, inoltre, prevede che queste varianti genetiche abbiano un’alterazione del neurosviluppo che potrebbe toccare la connessione neurale provocando la dislessia. Questo tipo di ricerca però è ancora all’inizio. In futuro magari questo genere di scoperte potrebbe essere utile a svolgere test genetici che individuino persone predisposte a svilupparla e consentirne la prevenzione.