Negli ultimi anni è aumentata di molto la vendita di oggetti in bioplastica compostabile (posate, bicchieri e imballaggi) in alternativa alla plastica tradizionale che ha un elevato impatto sull’ambiente. Nonostante tutto, su questo tipo di materiale ci sono ancora molti dubbi, principalmente su cosa sia effettivamente e dove questa va gettata.
Questo tipo di materiale è pensato per essere biodegradabile e compostabile, ovvero un prodotto in grado di degradarsi quasi completamente in 6 mesi, è disintegrabile nel compost entro 3 mesi e non presenta effetti negativi sul compostaggio e sul prodotto finale.
Gli oggetti fatti in questo materiale (quindi piatti, bicchieri, posate e altri imballaggi) vanno gettati nell’umido organico dove, al contrario della plastica tradizionale, non va a rovinare il compost, ma si comportano come qualsiasi altro materiale di origine vegetale come frutta o frammenti di legno. Per fare ciò il materiale deve essere certificato compostabile e riportare su di esso un simbolo che ne indica la caratteristica.
Alcuni prodotti sono adatti per il compostaggio industriale, perciò sarebbe bene metterli nell’umido anziché metterli nelle compostiere domestiche in quanto i tempi di decomposizione sono decisamente più lunghi.
In Italia ogni anno, grazie al riciclo degli oggetti in bioplastica compostabile vengono prodotte oltre 2 milioni di tonnellate di compost.