Elon Musk ha nuovamente cambiato idea: l’acquisizione di Twitter? Si farà, e il miliardario è disposto a procedere con l’offerta di 54,20 dollari per azione, con un costo complessivo di oltre 44 miliardi di dollari. L’unica condizione? Twitter deve rinunciare a portarlo in tribunale. Il tempo è agli sgoccioli: la prima udienza è attesa per il 17 ottobre.

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Ad aprile, esattamente sei mesi fa, Elon Musk notifica alla SEC di aver acquistato il 9% delle azioni di Twitter. La notizia coglie i media e gli analisti alla sprovvista: prima di allora il miliardario non aveva mai dato segni di essere interessato alla proprietà di un social network e, a prescindere, Twitter non è mai stato una piattaforma particolarmente redditizia. In poco tempo – e senza una chiara ragione – Elon Musk era diventato il maggiore azionista del social network, battendo anche il fondo Vanguard, che all’epoca aveva l’8,2% delle azioni.

Da molti anni Elon Musk è uno degli utenti più attivi e seguiti su Twitter. Il miliardario pubblica dozzine di post ogni settimana, spaziando tra argomenti molto diversi tra loro: dai successi delle sue compagnie alla politica, passando per la cultura pop e la condivisione di meme. Nei giorni precedenti, Elon Musk aveva criticato aspramente i dirigenti di Twitter, paragonando l’attuale CEO Parag Agrawal al dittatore sovietico Joseph Stalin.

Inizialmente il CdA di Twitter reagisce alle ambizioni di Elon Musk con freddezza: il 5 aprile gli viene offerto un posto del consiglio, ma a patto che rinunci ad ottenere la maggioranza delle quote.

Nei giorni seguenti, Elon Musk annuncia di voler introdurre diversi cambiamenti sostenendo che Twitter avesse un grande potenziale ancora inesplorato. Inizialmente i dirigenti di Twitter reagiscono con estrema freddezza. Nel tentativo di disinnescare sul nascere un’acquisizione ostile del social network, Parag Agrawal offre ad Elon Musk una sedia nel CdA a patto che il miliardario rinunci ad accumulare oltre il 14,9% delle quote dell’azienda.

Elon Musk declina cortesemente: “il 14,9% delle azioni non mi bastano”. E così il miliardario presenta un’offerta da 44 miliardi di dollari.

Elon Musk inizialmente dice di volerci pensare, ma poi rinuncia. Ha obiettivi più grandi. La settimana successiva – con la complicità e i soldi di alcuni amici -, Musk presenta un’offerta per acquistare il 100% delle quote del social network. Un’offerta, per così dire, impossibile da rifiutare: 54,20 dollari per azione, una cifra estremamente più alta del loro reale valore di mercato (era vero all’epoca ed è ancora più vero oggi). «Credo che Twitter abbia il potenziale di diventare la piattaforma di riferimento per la libertà di parola a livello globale», annuncia il fondatore di Tesla e SpaceX.

Il CdA tentenna nuovamente, ma capisce ben presto che l’offerta di Elon Musk è semplicemente irrifiutabile. Non senza mandare su tutte le ire gli azionisti, che avrebbero l’opportunità di uscire con un ricchissimo bonus da un’azienda dalle prospettive sempre più incerte. Il 25 aprile i dirigenti di Twitter annunciano di voler accettare la proposta e Elon Musk e Twitter firmano un accordo vincolante: il miliardario si impegna legalmente ad acquistare il 100% delle quote della società al prezzo pattuito. Tutto è bene quel che finisce bene? Nemmeno per idea. I guai iniziano ora.

Una causa da 44 miliardi di dollari

Nel frattempo succedono diverse cose, tra cui lo scoppio del conflitto in Ucraina e il crollo verticale della borsa statunitense e delle azioni di pressoché ogni azienda tech: inclusa Twitter.

Il 13 maggio Musk annuncia di aver messo in pausa l’acquisizione. «Twitter ha mentito sul numero di account falsi attivi sul social», dice, aggiungendo di aver chiesto – senza successo – maggiori informazioni al social network. Fin da subito il miliardario viene accusato di aver usato un pretesto piuttosto maldestro nel tentativo di sfilarsi da un’operazione che era apparsa fin da subito affrettata ed eccessivamente onerosa.

La mossa viene interpretata come un disperato tentativo di rinegoziare a ribasso l’accordo, ma l’unico risultato ottenuto è che a luglio Twitter decide di presentare il conto al miliardario, intentando una causa presso il tribunale di Delaware. L’obiettivo? Obbligare il miliardario a pagare quanto promesso e acquistare il social network, senza sconti.

Nonostante i numerosi tentativi di posticipo dei legali di Musk, la prima udienza si terrà il 17 ottobre. Sarà un processo ‘lampo’, la sentenza potrebbe arrivare a distanza di poche settimane. La giudice incaricata di decidere sul contenzioso, Kathaleen McCormick, ha più volte spiegato che ritardare ulteriormente il giudizio rischierebbe di creare un danno irreparabile alla salute finanziaria di Twitter. Insomma, non si può più aspettare.

Ma ora le sorti di Elon Musk dipendono da Twitter, che potrebbe voler punire il miliardario

Nel frattempo sono uscite alcune scottanti rivelazioni su Twitter: l’ex N.1 della sicurezza della piattaforma ha accusato, tra le altre cose, i dirigenti di grave negligenza sostenendo che i sistemi di sicurezza di Twitter facciano acqua da tutte le parti. Ha anche ammesso che il social non è realmente interessato a risolvere la questione dei bot ed, infine, ha dichiarato che l’azienda è da tempo infiltrata da diversi agenti a servizio di alcuni governi stranieri. Yikes.

Inutile dire che Elon Musk ha tentato di utilizzare queste rivelazioni come una clava, prima con l’obiettivo di rinviare (senza successo) il processo e poi chiedendo e ottenendo di poterle utilizzare durante la causa.

Sta di fatto che tutto ciò fa parte del passato. Ieri Elon Musk ha fatto una clamorosa inversione ad U, dichiarando di essere nuovamente interessato ad acquistare il 100% di Twitter – a patto che la causa civile venga ritirata. Quest’ultima decisione spetta ovviamente ai dirigenti dell’azienda e non è chiaro cosa convenga di più a Twitter.

La giudice Kathaleen McCormick ha già affermato che il contenzioso non morirà ‘di cause naturali. Se non verrà ritirato formalmente, la prima udienza avverrà come da calendario. Kathaleen McCormick ha dato ad entrambe le parti 24 ore di tempo per comunicarle cosa intendono fare. Insomma, se Twitter non si muoverà a prendere una decisione, è probabile che tutto procederà comunque senza importanti cambiamenti.

Eric Talley, un professore di diritto della Columbia University sentito dal sito The Verge, sostiene che è molto difficile che Twitter decida di ritirare la causa in assenza di serie garanzie. Elon Musk dovrebbe riuscire nell’impossibile: cioè chiudere l’accordo entro il 17 ottobre, tra meno di 12 giorni da oggi.

I tentativi falliti di rinegoziare l’accordo

In queste ore il New York Times ha raccontato un nuovo retroscena. Secondo alcune persone ben informate sulla questione, dopo aver annunciato di volersi tirare indietro, Musk avrebbe incontrato in più occasioni i dirigenti di Twitter, nella speranza di rinegoziare a ribasso l’accordo. Come già sospettavano moltissimi analisti, Elon Musk avrebbe tentato di utilizzare la questione dei bot per acquistare Twitter ad un prezzo più basso di quello pattuito ad aprile.

Secondo il New York Times, tra luglio e settembre Musk si sarebbe incontrato più volte con i dirigenti di Twitter, nella speranza di rinegoziare – a ribasso – il costo dell’acquisizione. Musk avrebbe inizialmente proposto di acquistare il social network per 31 miliardi di dollari, incontrando la ferma opposizione dei dirigenti dell’azienda. In un secondo momento, Musk avrebbe presentato una proposta da 39,6 miliardi (uno sconto del 10%) ma nuovamente senza ottenere fortuna.

Ma quindi, cosa vuole fare veramente Elon Musk? Il sogno chiamato X.com

Dunque, perché Elon Musk ha cambiato idea? La verità è che è impossibile entrare nella testa del miliardario ed interpretare con precisione le sue intenzioni. La tesi che va per la maggiore è che Musk abbia realizzato che andare a processo avrebbe effetti potenzialmente disastrosi: in gioco c’è la salute delle sue altre aziende.

Elon Musk ha già dovuto consegnare un gran numero di SMS, messaggi ed email personali agli avvocati di Twitter e il rischio è che dal processo emergano rivelazioni ancora più scottanti e potenzialmente compromettenti. Acquistare Twitter sarebbe quindi diventata un’opzione preferibile, e poco importa se il miliardario sarà costretto a strapagare il social.

Pubblicamente, Musk ha nuovamente annunciato di voler coronare il suo sogno di creare una super app utilizzando un brand a lui caro: X.com, l’azienda che aveva fondato nei primi anni 2000 e che aveva fatto poi confluire in PayPal. La sua fortuna è iniziata così.

Nel 2017 Elon Musk aveva riacquistato il dominio – per una cifra mai divulgata – da PayPal. Più recentemente, lo scorso 11 agosto, Elon Musk aveva annunciato che – a prescindere dall’affare Twitter – avrebbe comunque realizzato un social network proprio utilizzando il dominio X.com. Per la cronaca, oggi l’indirizzo porta ad una pagina bianca con una piccola x al centro.

Oggi Elon Musk spiega di avere bisogno di Twitter per accelerare lo sviluppo del suo ambizioso progetto: trasformare X.com in una Super App su modello WeChat, una piattaforma cinese che, nata come app di messaggistica, oggi integra in un unico spazio una moltitudine di servizi diversi: dallo shopping ad una piattaforma di pagamento, passando per un social network vero e proprio e molti altri servizi.

A maggio Elon Musk aveva annunciato di voler creare una nuova holding, chiamata X, dove far confluire anche Tesla, SpaceX e (ipoteticamente) Twitter. Contestualmente, il miliardario aveva spiegato ai dirigenti di Twitter che se avesse acquistato il social network avrebbe lanciato un nuovo prodotto, chiamato X, entro la fine del 2023.