Elon Musk ha acquistato il 9% di Twitter, rivoluzione del social in vista?

Elon Musk ha acquistato il 9,2% di Twitter, un’operazione che secondo la stampa statunitense sarebbe costata circa 3 miliardi di dollari. Nella scorsa settimana il fondatore di Tesla aveva rivolto alcune frecciatine nei confronti della gestione di Jack Dorsey, fondatore e, fino a poco fa, amministratore delegato di Twitter.

La libertà di parola è fondamentale nel contesto di una democrazie che funziona. Pensate che Twitter aderisca meticolosamente a questo principio?

aveva scritto in un tweet del 25 marzo. «L’esito di questo sondaggio avrà un impatto importante, per piacere votate con giudizio», aveva aggiunto. All’epoca nessuno poteva immaginare che Elon Musk stesse valutando di diventare un’azionista di Twitter.

A maggior ragione perché il giorno dopo aveva chiesto ai suoi follower se pensassero che fosse necessario creare un social network alternativo a Twitter. Evidentemente la risposta è negativa, Musk non vuole fondare una piattaforma rivale, piuttosto vuole utilizzare le sue quote per influenzare Twitter, cambiandone le policy.

All’epoca del tweet molti magazine avevano minimizzato l’importanza delle esternazioni di Elon Musk, sostenendo che si trattasse dell’ennesimo bluff dell’imprenditore. Tech Crunch, sulla base di alcuni altre sventurate passate iniziative di Musk, come Thud, aveva pubblicato un articolo d’opinione dall’eloquente titolo: “Don’t lose sleep over Elon Musk’s desire to build the next Twitter”.

Elon Musk ora è l’azionista individuale più grande del social network, subito dopo segue il fondo Vanguard, con l’8,7% delle azioni. Il fondatore di Tesla non ha comunque il peso necessario per spostare l’ago della bilancia da solo.

Immediatamente dopo la notizia dell’acquisizione del 9,2% delle quote di Twitter, le azioni del social hanno preso il volo in borsa, guadagnando in poco tempo il 26%.

Twitter era stato il primo social ad annunciare la sospensione a vita dell’account di Donald Trump, subito dopo gli eventi del 6 gennaio. La decisione del social era poi stata replicata da pressoché ogni piattaforma rivale. Negli anni Twitter ha portato avanti una politica di deplatforming – la pratica di bannare a vita alcuni utenti, in una sorta di damnatio memoriae – estremamente aggressiva, allontanando politici, giornalisti e comici considerati controversi.

Subito dopo la nomina di Parag Agrawal a CEO di Twitter, Elon Musk aveva condiviso un meme dove il nuovo amministratore delegato veniva paragonato a Stalin, mentre Jack Dorsey indossava i panni di Nikolai Yezhov, ex capo della polizia segreta dell’URSS.

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