Ci sono persone che hanno un amore smisurato per i libri, tanto da sentire il continuo bisogno di acquistarli. Il termine Tsundoku deriva da Tsunde che vuol dire impilare cose e poi oku, lasciare lì per un po’ di tempo. Così queste due parti hanno dato vita a Tsundoku, una parola davvero curiosa, diventata adesso famosa anche in Italia. Pure il nostro Paese ha perso il conto riguardo a persone che acquistano e impilano libri sul loro comodino, senza leggerli.

I libri vengono comprati nell’attesa di essere letti e sfogliati. A volte vengono ripescati, mentre in altre proprio abbandonati per anni sugli scaffali. Non sarebbe meglio leggerli? Non è quella la vera estasi? No, la vera estasi è l’acquisto.

Qualcosa definito bibliomania viene calibrato più come un doc, disturbo ossessivo compulsivo nel suo accumulo violento di libri. Sottolineiamo però la differenza. La bibliomania è l’intenzione di collezionare libri, mentre il Tsundoku è riferito a chi li compra con l’intenzione di leggerli. Alla fine poi se ne dimentica, cedendo alla voglia di un nuovo continuo acquisto di volumi.

Un modo per uscire dal tunnel

 

Su internet si dispensano consigli su come uscire dal Tsundoku. Perché non donare libri non letti ad altre persone desiderose di leggerli? Oggi il libro elettronico non ha il romantico profumo della carta stampata, ed è una buona soluzione. Permette di accumulare un sacco di libri senza occupare spazio.

Il Tsundoku è un male tutt’altro che passeggero perché la maggior parte della gente non rinuncia all’acquisto poetico del libro di carta da accumulare senza leggere. È come una sicurezza psicologica sapere di averli vicino.