Furti di NFT, pump and dump, phishing, schemi piramidali e frodi. Il mondo delle criptovalute continua ad essere il parco giochi preferito della criminalità informatica: solamente nel 2021 sono andati in fumo 1 miliardo di dollari. Soldi sottratti con inganni sempre più sofisticati.

Secondo un rapporto della Federal Trade Commission, oggi le truffe legate alle criptovalute rappresentano oltre un quarto dell’intera ‘economia’ della frodi. Insomma, per ogni 20 dollari rubati con l’inganno, 5 dollari sono stati fregati a qualcuno che sperava di arricchirsi con le criptovalute, ma è finito per farsi truffare.

E altro che boomer: i più vulnerabili sono i giovani. Secondo il rapporto, sono le persone con un’età compresa trai 20 e 49 anni ad avere più probabilità di perdere soldi con le truffe sulle crypto. Le persone più in là con l’età tendono ad essere più scettiche e diffidenti.

Altro che boomer, le frodi sulle criptovalute rappresentano oltre un terzo dei raggiri ai danni della popolazione con un’età compresa trai 30 e 39 anni

Solamente tra gennaio e marzo del 2021, le autorità statunitensi hanno ricevuto oltre 46.000 segnalazioni provenienti da altrettante persone che hanno perso denaro per colpa di qualche truffa sulle criptovalute. Il 2021, in altre parole, è stato un anno orribile per le truffe crypto. Basti pensare che tra furti e frodi, i cryber-criminali sono riusciti ad accumulare un bottino pari a 60 volte quello ottenuto nel 2018.

La ciliegina sulla torta? La FTC non ha il minimo dubbio che si tratti semplicemente della punta dell’iceberg. Il dato si riferisce esclusivamente alle truffe che sono state segnalate alle autorità, cioè una minuscola frazione sul totale dei crimini commessi.

Le truffe diventano sempre più sofisticate 

Gli schemi usati dai criminali sono sempre più sofisticati. Il grosso dei soldi sono stati sottratti attraverso finti servizi d’investimento. Funziona così: la vittima viene raggiunta sui social network, spesso grazie ad inserzioni pubblicitarie che riescono a passare i controlli di piattaforme come Facebook e Google.

All’utente vengono promessi guadagni immensi, non deve fare altro che affidarsi a dei ‘tool automatizzati’. Ovviamente si tratta di un raggiro, ma tutto fuorché banale. I criminali non si accontentano più delle briciole e si sono inventati un metodo per conquistare la fiducia della vittima e spingerla a depositare sempre più soldi.

L’utente effettua il suo primo deposito, che tendenzialmente – per prudenza e scetticismo – è spesso di importo esiguo. Poche centinaia di euro. Ma ecco che i rendimenti arrivano e quei 200 euro sono diventati 300. L’utente può ritirare la sua vincita e, sorpresa delle sorprese, i soldi arrivano effettivamente sul suo conto. La vittima allora si fa coraggio e decide di depositare una cifra ancora più grossa. Questa volta carica migliaia di euro. Tanto verranno raddoppiati molto presto. Ed è solamente adesso che inizia l’incubo: i soldi depositati vengono congelati e i criminali scappano con il maltolto.

Quando i truffatori usano Tinder. Un gruppo di criminali l’anno scorso ha rubato oltre 66 milioni di dollari

E poi ci sono le truffe a sfondo romantico, racconta il Washington Post. Questo genere di raggiri si muove su piattaforme social diverse, su app come Tinder, Grindr e Ok Cupid. L’utente viene raggiunto da un impostore, che si spaccia per un avvenente ragazza o ragazzo. I due si scambiano messaggi per settimane, a volte addirittura per mesi, finché la vittima – spesso una persona sola o vulnerabile – non si innamora perdutamente. Ed è qui che il truffatore, forte della fiducia ottenuta, inizia a proporre schemi d’investimento fraudolenti. Nessuno è immune: lo scorso 4 aprile il quotidiano ha raccontato la storia di un ex poliziotto finito vittima di un raggiro estremamente sofisticato. Si era innamorato di una donna che si presentava con il nome di Alice, finendo per versarle oltre 15mila dollari dietro la promessa di guadagni immensi. Alice non esiste veramente, era uno pseudonimo usato da un gruppo di truffatori. In un anno hanno raggirato altre 5.000 persone in tutto il mondo, rubando più di 66 milioni di dollari.

Il Bitcoin, by-design, è un magnete per criminali

Sono proprio le caratteristiche intrinseche delle criptovalute a renderle «un magnete per i criminali». Bitcoin, Zcash, Monero ed Ethereum offrono una tecnologia censorship proof, a prova di censura. La blockchain è decentralizzata, non esiste discrimine tra una transazione e un’altra. Non importa se i soldi vengono usati per acquistare l’innocua immagine JPEG di una scimmia annoiata o se al contrario finiscono per finanziare lo sviluppo del programma nucleare della Corea del Nord. In assenza di un ente centrale incaricato di monitorare sulle attività degli utenti, tutte le transazioni vengono processate indistintamente.

A scanso di equivoci, se è vero che queste caratteristiche facilitano la criminalità, come segnalato da uno studio del FMl, è altrettanto vero che da anni vengono usate per aggirare i controlli dei regimi autoritari e sfuggire alle politiche monetarie irresponsabili promosse da governi populisti e corrotti.

Né scetticismo né prudenza. Per non cadere vittima di queste truffe devi essere paranoico

La FTC non lancia un j’acuse indiscriminato contro le criptovalute. Le persone sono ovviamente libere di speculare liberamente nella speranza di vedere dei profitti. Tuttavia, la FTC incoraggia un atteggiamento di totale paranoia. «Anche quando gli investimenti ti vengono proposti da una persona vicina, come un amico strettissimo, bisogna comunque fare attenzione», spiega Emma Fletcher, ricercatrice senior della FTC. «Esiste la possibilità che tu stia in realtà parlando con un truffatore e che l’account del tuo amico sia stato hackerato».

Vale per i tuoi amici, ma è ancora più vero quando si parla degli account delle aziende, dei guru e degli imprenditori.  Nel 2020 un hacker giovanissimo era riuscito ad hackerare Twitter, ottenendo il pieno controllo di ogni account. Aveva usato i profili di Bill Gates, Elon Musk, Barack Obama e pressoché ogni celebrity per promuovere una finta lotteria con in premio dei bitcoin. Nello stesso anno un altro gruppo di truffatori era riuscito a prendere il controllo del canale YouTube ufficiale del CEO di Ripple (una crypto), Brad Garlinghouse. L’incidente era stato oggetto di un delicato contenzioso legale tra Ripple Labs e Google.