La Cina ordina un lockdown parziale nella provincia di Shenzhen, cuore dell’industria tecnologia mondiale. Lì il secondo polo più grande della Foxconn, che, tra gli altri, rifornisce Apple, Sony, Microsoft e molti altri.
Ma non solo, anche le fabbriche della General Interface Solution – che produce display, inclusi quelli degli iPhone – e della Unimicron, che stampa chip per Apple, Nvidia e Intel. Aperte solo le attività ritenute essenziali, tra farmacie e ambulatori. I ristoranti potranno continuare ad accettare esclusivamente gli ordini a domicilio.
«Immagina di avere una fabbrica con 100 lavoratori e all’improvviso non poter più evadere gli ordini o accettarne di nuovi», ha spiegato un’analista a Reuters. «Il ritardo non è di due o tre settimane, ma di due o tre mesi».
Eppure, secondo un’analisi di J.P. Morgan, il danno per la filiera della Apple potrebbe essere più modesto di quanto si pensasse inizialmente. «Crediamo che il danno per la produzione degli iPhone sarà limitato, forse si parla di un -10% sull’intera produzione globale degli smartphone», si legge in un report della banca d’investimento. Gli analisti di J.P. Morgan spiegano che questa tipicamente non è una stagione particolarmente frenetica – il grosso delle consegne è concentrato nelle festività invernali – e che il polo di Shenzhen produce solo il 20% degli iPhone. La maggior parte dei dispositivi vengono assemblati a Zhengzhou.