Anche il WWF si lascia sedurre dal fascino dei NFT — che tuttavia chiama NFA, acronimo di Non-Fungible Animals. Ogni NFT rappresenta una specie in via d’estinzione e ogni token è disponibile in quantità diverse, a seconda del numero di animali di ciascuna specie ancora in vita.

Dai leopardi persiani ai gorilla di montagna: a seconda della rarità del token (che ribadiamo, riflette la rarità dell’animale nel mondo vero) cambia anche il prezzo: si parte da 79$ per il token del panda gigante, arrivando ai 399 dollari chiesti per l’NFT del saola (già sold-out).

Si tratta a tutti gli effetti di NFT, ossia asset non fungibili emessi e certificati da una blockchain. Tuttavia, come era lecito aspettarsi, il WWF si è premurata di scegliere una tecnologia nota per il suo impatto sull’ambiente relativamente modesto: i NFA sono stati emessi utilizzando la rete di Polygon, una sidechain di Ethereum che non utilizza il protocollo PoW.

Per acquistare gli NFT è necessario avere un wallet idoneo, lo stesso sito del progetto spiega come farlo in pochissimi passi. Se lo si preferisce, è comunque possibile pagare in valuta fiat (e quindi in euro o in dollari).

Tutto il ricavato del progetto verrà utilizzato per la lotta contro il bracconaggio e la preservazione delle specie in via di estinzione. Mentre scriviamo questa news, il WWF ha già ottenuto oltre 200.000 dollari e la collezione non è ancora andata sold-out.