Lo 0,01% di chi ha investito nei Bitcoin controlla il 27% dell’intera offerta della criptovaluta in circolazione. Lo rivela uno studio del National Bureau of Economic Research. L’istituto di ricerca ha mappato ogni singola transazione registrata sulla blockchain negli ultimi 13 anni, ricostruendo il questo modo la distribuzione della ricchezza tra tutti gli investitori.

Ad oggi sono stati generati circa 19 milioni di Bitcoin. 5 milioni di Bitcoin sono nelle mani di appena lo 0,01% di tutti gli investitori. Una piccolissima cerchia di investitori che controlla l’equivalente di 232 miliardi di dollari.

Se rintracciare le transazioni – e quindi anche i wallet che detengono la criptovaluta – si è dimostrato piuttosto semplice, lo stesso non si può dire per l’identità dei paperoni del Bitcoin. Ogni indirizzo è infatti espresso esclusivamente da una sequenza alfanumerica, mentre di per sé la blockchain non rivela alcunché sui veri nomi dietro ad ogni wallet.

Questa importante asimmetria nella distribuzione dei Bitcoin, scrive Gizmodo, rischia di compromettere il mito delle criptovalute come strumento di democraticizzazione e decentralizzazione della finanza. Lo stesso valore del Bitcoin è soggetto agli umori dei grandi investitori – soprannominate balene -, che con una singola transazione multimiliardaria hanno il potere di incidere sui risparmi degli altri investitori più piccoli.

Secondo Gimzodo esisterebbe, poi, un secondo problema di diseguaglianza creato dal diverso livello di alfabetizzazione digitale e finanziaria all’interno di gruppi etnici e anagrafici differenti. “I rischi finanziari legati agli investimenti nelle criptovalute rischiano di ricadere soprattutto sugli investitori amatoriali più ingenui”, spiega Eswar Prasad, docente dell’università Cornell e autore del libro ‘The Future of Money‘.