Il calvario dell’industria dei videogiochi cinese non è ancora finito. Il Governo della Cina ha temporaneamente bloccato l’approvazione di ogni nuovo videogioco in uscita sul mercato, di fatto congelando il settore. La notizia arriva a pochi giorni dall’approvazione di una nuova serie di restrizioni pensate per combattere la dipendenza dai videogiochi dei giovanissimi.
La sospensione del rilascio delle licenze è stata decisa proprio per facilitare l’implementazione delle nuove norme.
Il Governo della Cina, attraverso i rappresentanti del Partito Comunista e dell’organo di vigilanza sulla stampa e sui media, l’ NPPA, ha incontrato recentemente alcuni vertici dell’industria dei videogiochi. Durante l’incontro si è discusso dell’introduzione dei nuovi sistemi di verifica dell’età all’interno dei videogame, in modo da impedire – come da nuove norme – che i minori di 18 anni possano passare più di tre ore alla settimana a giocare. All’incontro erano presenti alcuni rappresentanti di Tencent e NetEase, le due più importanti aziende dell’industria del gaming cinese.
Sebbene la riunione fosse segreta, alcune fonti – sotto stretto anonimato – hanno confidato alla stampa che la Cina nell’immediato intende congelare il mercato del gaming, sospendendo l’introduzione nel mercato di ogni nuovo videogioco, fino a data da destinarsi. Nel 2018 era successa una cosa molto simile.
La Cina vuole ridurre il numero di videogiochi diffusi nel paese, in modo da avere il tempo di perfezionare ed implementare le sue politiche per combattere la dipendenza da gaming dei più giovani. Una fonte ha detto al South China Morning Post che nell’ultimo anno l’industria cinese aveva già notato un importante cambio di rotta: l’ente che si occupa di approvare il rilascio di nuovi videogiochi sul mercato negli ultimi 12 anni sarebbe diventato “più aggressivo”, applicando le policy sulla censura in modo più restrittivo.