Ci sarebbe anche Pavel Durov nella lista dei 50.000 bersagli di Pegasus, spyware di classe militare venduto dall’azienda NSO ai governi di mezzo mondo. A rivelarlo è direttamente il CEO di Telegram che, tra le righe, lascia intendere di ritenere verosimile che la falla ‘ZeroDay’ sfruttata dall’arma informatica potrebbe non essere un incidente.
Grazie a Snowden, dal 2013 sappiamo che Apple e Google partecipano ad un programma di sorveglianza globale e che queste aziende, tra le altre cose, devono nascondere delle backdoor all’interno dei loro programmi
ha detto il fondatore di Telegram, aggiungendo che le backdoor vengono puntualmente spacciate per “bug” quando vengono poi abusate da terze parti, diventando di dominio pubblico. «Il problema di queste backdoor è che non sono mai esclusive di qualcuno, possono sempre essere sfruttate da tutti», ha detto.
Durov ha aggiunto di essere a conoscenza della presenza di uno dei suoi numeri di telefono nella lista da diversi anni, dal 2018.
Non mi preoccupa, fin da quando vivevo ancora in Russia ho imparato a dare per scontato che tutti i miei smartphone potrebbero essere compromessi. Chiunque legga le mie conversazioni ci troverà solo cose noiose, come migliaia di messaggi sui prodotti e servizi di Telegram. Non lascio nulla d’importante.
Secondo il Guardian, Durov sarebbe finito nella lista di bersagli di Pegasus esattamente dopo il suo cambio di residenza, quando si è trasferito dalla Finlandia agli Emirati Arabi.