I membri dell’Assemblea Nazionale francese hanno approvato una legge che concederebbe alle forze dell’ordine ampi poteri di sorveglianza sui sospettati di crimini. Secondo la legge, la polizia potrebbe attivare telecamere, microfoni e sistemi di localizzazione GPS su telefoni e altri dispositivi per sorvegliare i sospetti. Tuttavia, l’uso di tali poteri dovrà essere approvato da un giudice e la legge vieterebbe il loro utilizzo contro giornalisti, avvocati e altre professioni considerate sensibili. Inoltre, l’uso di questi strumenti sarebbe limitato alle ipotesi di reato più gravi, con le operazioni di sorveglianza che potranno avere una durata massima di 6 mesi. La geolocalizzazione verrebbe consentita solo per crimini punibili con almeno cinque anni di prigione.
Infettare gli smartphone con un ‘trojan di Stato’. Ma solo per i reati più gravi e massimo per sei mesi. Avvocati, giornalisti e attivisti sono protetti.
La proposta ha suscitato preoccupazioni tra gli attivisti per le libertà civili, che temono un possibile abuso da parte del governo. L’organizzazione per i diritti digitali La Quadrature du Net ha sollevato il timore che la definizione di “crimine grave” non sia chiara e che ciò potrebbe portare al monitoraggio indiscriminato di attivisti e altri individui che non costituiscono una minaccia significativa. La Quadrature du Net ha anche evidenziato il possibile utilizzo di vulnerabilità di sicurezza nei dispositivi per consentire l’accesso da remoto, come del resto era successo con il controverso spyware Pegasus, che sfruttava numerose falle zero-day di iOS e WhatsApp.
Il Ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti ha difeso la legge, affermando che sarebbe utilizzata solo in un numero limitato di casi e che non si avvicinerebbe allo stato di sorveglianza descritto nel romanzo “1984” di George Orwell.