L’antitrust europeo ha multato Volkswagen e BMW per 875 milioni di euro. Graziata Daimler – Mercedes-Benz – che avrebbe fornito alla Commissioni informazioni utili per ricostruire l’attività anti-concorrenziale delle case automobilistiche europee. Un vero e proprio cartello finalizzato ad ostacolare lo sviluppo tecnico di strumenti in grado di ridurre le emissioni nocive degli ossidi di azoto (NOx) nelle vetture a diesel.
Il caso risale al 2017, data della prima denuncia. All’epoca il magazine Der Spiegel aveva rivelato l’esistenza di un cartello dei tre colossi. Si riunivano periodicamente per decidere assieme lo sviluppo di nuovi modelli, ma anche costi e fornitori. Abusando della loro posizione sul mercato – dice l’antitrust europeo -, le tre aziende hanno nei fatti limitato la libertà di scelta dei consumatori, riducendone la possibilità di acquistare veicoli meno inquinanti e rallentando l’adozione di tecnologie più moderne e sostenibili.
Non avevamo mai visto un cartello creato con lo scopo di limitare l’uso di nuove tecnologie
ha detto Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza.
Volkswagen dovrà pagare una sanzione da 502 milioni di euro, BMW da 373 milioni di euro.
Ma potrebbe essere solo l’inizio: Volkswagen annuncia la possibilità di un ricorso. È la prima volta che la Commissione tratta la cooperazione tecnica come una violazione dell’antitrust, fanno sapere i portavoce della casa automobilistica di Wolfsburg. Insomma, siamo in un terreno inesplorato.
È questo il punto focale: l’accusa non è di aver manipolato i prezzi o di aver agito per ridurre la concorrenza, come di solito avviene nei casi di antitrust. Per la prima volta la Commissione punta il dito contro la cooperazione tecnica trai colossi e, nella fattispecie, contro la decisione di non competere sull’uso di tecnologie – già disponibili – per l’abbattimento delle emissioni novice di NOx.