Il metodo Kominsky è una serie Netflix che può essere definita come l’anti-sitcom per eccellenza, e adora crogiolarsi con orgoglio nei suoi riferimenti alla cultura di Hollywood. Originariamente costruita attorno a una coppia di personaggi la cui età complessiva supera i 150 anni, la serie con la sua terza e ultima stagione offre una conclusione dolce e sentimentale solo per il nostro protagonista interpretato da Michael Douglas.
La nostra recensione della terza stagione del Metodo Kominsky 3 inizia ricordandovi che la serie è interpretata sia da Michael Douglas che da Alan Arkin e che ha ottenuto molte nomination ai premi. Inoltre Douglas ha vinto anche un Golden Globe per la sua interpretazione. Douglas interpreta un imperioso insegnante di recitazione, Sandy Kominsky, e Arkin è il suo agente e amico di lunga data, Norman Newlander. La terza stagione, vedrà Sandy affrontare nuove sfide e responsabilità, mentre si riconnette in modo significativo con la sua ex moglie Roz (Kathleen Turner). Di seguito il trailer ufficiale YouTube:
Una provocazione senza esclusione di colpi
In questa recensione de il Metodo Kominsky 3 vogliamo concentrarci sulle provocazioni che questa brillante serie offre. Prodotto dal maestro della sitcom Chuck Lorre (The Big Bang Theory, Young Sheldon), il Metodo Kominsky si avvale con maestria di termini di linguaggio osé, situazioni sessuali e battute della serie rivolte alle persone che hanno cenato al ritrovo di Hollywood, Musso e Frank.
La vera provocazione della serie, tuttavia, è la sua focalizzazione sugli oltraggi all’invecchiamento in maniera ironica, una vera indulgenza in un’industria nota per la durezza con cui tratta i suoi anziani.
La storia segue la vita di un insegnante di recitazione che nei suoi primi giorni ha avuto un assaggio di successo come attore. La prima stagione è stata rilasciata nel 2018, seguita dalla seconda stagione l’anno successivo. L’ultima stagione è stata rilasciata dopo un intervallo di due anni.
Chi avrebbe mai immaginato che una storia su due uomini nei loro ultimi anni, potesse essere così appagante e affermativa? Ma questo è esattamente il tipo di energia che ha questa serie fin dalla prima stagione e continua ad averla anche nel suo finale magistrale.
Nell’ultima stagione vediamo Norman Newlander e Sandy Kominsky, affrontare il lutto e il crepacuore con il loro umorismo ironico e il loro ottimismo contagioso. Il fatto che entrambi stiano perdendo qualcosa o qualcuno vicino a loro, avrebbe potuto essere molto più debilitante se non fosse stato per il fatto che si sono sempre avuti l’un l’altro.
Un finale nel finale
La nostra recensione de il Metodo Kominsky 3 scende ancora più in profondità e con la terza stagione di questa pluripremiata serie si inizia con una nota di dolore. Sandy ha perso il suo migliore amico. Ma fedele alla sua narrazione, la serie riesce sempre a suscitare una risata dagli spettatori anche nei momenti più tristi.
Dolore, perdita, solitudine… Il Metodo Kominsky ci dice che la vita è tutto questo e anche di più.
Per Sandy, Norman è un amico che non smette mai di dare. I due potrebbero non aver mai espresso il loro profondo affetto reciproco in così tante parole (tranne un momento in un flashback), ma la tenerezza che sottolinea il loro delizioso sparring non ci è mai sfuggita. E mentre Sandy impara a vivere la sua vita senza Norman, vediamo come l’amicizia è andata sempre più rafforzandosi nel corso degli anni.
Vediamo la relazione attraverso gli occhi di tutti i personaggi che hanno fatto parte delle loro vite per tutto questo tempo. Da Roz, l’ex moglie di Sandy, al barista del loro solito ritrovo, fino a persino uno sconosciuto che arriva portando buone notizie inaspettate. E ti fa solo desiderare che esista un Norman anche nella tua vita.
Il più grande insegnamento che questa serie, superbamente scritta, è come ci spinge a raccogliere i pezzi del nostro io in frantumi e andare avanti. Imparare ad apprezzare l’amore che ci viene incontro in una miriade di forme: un cane scappato, un ex partner, uno studente che ci ammira, un matrimonio ricco di eventi, un colpo di fortuna o solo un’ondata di ricordi.
Non una storia d’amore ma sull’amore
Per concludere la recensione del Metodo Kominsky, Michael Douglas non è solo l’uomo a cui non è concesso lo spazio o il tempo per piangere il suo amico, ma anche il padre che diffida del fidanzato molto più grande di sua figlia. È favoloso quando è di cattivo umore e amabile quando è vulnerabile e divertente.
Una scena da groppo alla gola arriva proprio quando Sandy tiene una lezione sulla padronanza dell’arte di una scena di morte e finalmente dà voce al proprio dolore.
“Per i moribondi, i vivi non contano”, dice, mentre scava nel profondo della sua anima per una lezione di vita travestita da consiglio per diventare attore.
In assenza di Norman (Arkin), abbiamo la carismatica Kathleen Turner (Roz), che riempie quel vuoto nella vita di Sandy, letteralmente e non. Quindi, mentre Norman non c’è più, la vita di Sandy diventa ancora più ricca e l’amore entra nella sua vita. Tutto grazie al suo “più grande fan”, Norman.
“Per tutta la vita ho vissuto con il cuore spezzato”, dice Sandy alla sua ex moglie in un momento dolorosamente commovente. È magico vederlo finalmente realizzare i suoi sogni. Una storia d’amore su persone adulte (non osiamo dire anziane), che si rifiutano di svanire senza lasciare una traccia del loro passaggio.
Tornando alla nostra storia, Sandy è anche preoccupato per il futuro di sua figlia, Mindy (Sarah Baker), che si sta dirigendo verso l’altare con il suo fidanzato Martin (Paul Reiser), una situazione che Roz abbraccia più filosoficamente del suo ex.
Per quanto riguarda i personaggi pittoreschi delle lezioni di recitazione, il successo di una delle studentesse di Sandy lo porta in contatto con Morgan Freeman, che interpreta una versione opportunamente itterica di se stesso, in una parodia astuta di fiction televisive.
Senza rivelare nulla, Lorre cavalca la mentalità ironica che ha caratterizzato la serie fino alla fine. Il risultato è una stagione di sei episodi che affronta l’amicizia, il dolore e la perdita in modi alternativamente divertenti e toccanti e, nel complesso, soddisfacenti, offrendo un’interpretazione magistrale di Douglas. Resta da vedere se ciò si tradurrà in ulteriori riconoscimenti, ma per coloro che hanno investito nelle stagioni precedenti, il Metodo Kominsky ottiene il sipario che meritava.
Il Metodo Kominsky è disponibile per la visione su Netflix.
Concludo la recensione del Metodo Kominsky dicendo che vorrei che ci fossero più serie di questo tipo. Serie in grado di farti dimenticare la tua vita e i tuoi problemi e che in qualche modo ti forniscono anche degli strumenti per affrontarli meglio. Storie in grado di mostrarti la vita da una prospettiva diversa e in grado di regalarti nuova energia per andare avanti.
- La chimica tra Douglas e Arkin
- La sceneggiatura
- Gli attori secondari
- I dialoghi profondi e quelli ironici
- Una nuova visione della vita
- Solo sei episodi