Un dirigente di alto livello della Nexa Technologies – precedentemente nota come Amesys – è stato incriminato per aver fornito Spyware e altre tecnologie di spionaggio informatico ad alcuni regimi nordafricani, come la Libia e l’Egitto. Secondo l’accusa, i software di spionaggio sarebbero stati utilizzati per catturare dei dissidenti, che sarebbero poi stati torturati o uccisi.
Philippe Vannier, ex amministratore delegato di Amesys, e tre altri dirigenti dell’attuale Nexa Technologies sono stati incriminati per concorso in atti di tortura. L’attuale presidente della compagnia, Oliver Bohbot, dovrà difendersi dalla stessa accusa assieme ad altri due importanti dirigenti. Il caso è sotto la giurisdizione del tribunale di Parigi.
Il caso è stato aperto dieci anni fa, scrive la rivista del MIT Technology Review. L’accusa è di aver venduto all’ex leader libico Muammar Gheddafi alcuni software di sorveglianza che sarebbero stati poi usati per condurre gravi operazioni di repressione. Durante il processo hanno testimoniato sei diversi profughi, tutti e sei arrestati dal regime grazie all’aiuto degli spybot francesi e tutte e sei torturati in carcere.
Nel 2014, e di questo dovrà rispondere anche l’attuale presidente Bohbot, l’azienda aveva venduto dei software di sorveglianza e spionaggio al presidente egiziano Abdel al-Sisi, nei mesi immediatamente successivi alla sua presa di potere grazie ad un colpo di stato.
La vendita dei software, argomenta l’International Federation for Human Rights, è avvenuta senza l’autorizzazione del Governo francese e nella piena consapevolezza che quegli strumenti sarebbero stati utilizzati per violare i diritti umani. L’indagine investigherà anche sui rapporti tra l’azienda e l’Arabia Saudita, su cui si conoscono ancora pochi dettagli.
- French spyware bosses indicted for their role in the torture of dissidents (technologyreview.com)