Il Divin Codino è il film Netflix che arriverà sulla piattaforma dal 26 maggio, e la storia raccontata è quella di Roberto Baggio, il calciatore italiano simbolo degli anni Novanta, e non solo. I protagonisti della produzione, assieme allo stesso Roberto Baggio, hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione de Il Divin Codino, che è stata moderata da Giorgio Viaro.

Ecco il racconto della presentazione de Il Divin Codino.

Il Divin Codino, la presentazione: una sceneggiatura con tanto cuore

Il Divin Codino

In apertura d’incontro è intervenuto Daniele Cesarano di Mediaset, che ha partecipato alla produzione del film. Secondo Cesarano:

Questo progetto nasce da un accordo tra Netflix e Mediaset, e l’idea già di per sé era interessante, ma ancora di più ci ha convinto il copione.

Interessanti sono state le parole di Sara Furio di Netflix, che, da produttrice che vive negli Stati Uniti, è riuscita a far capire la portata internazionale della figura di Roberto Baggio:

Quella di Baggio- ha detto- è una storia italiana che ha superato i confini nazionali. Io vivevo a Chicago negli anni Novanta, ma indossavo la sua maglia. Lui è una persona molto riservata, e noi abbiamo voluto raccontare l’uomo dietro al campione.

Marco De Angelis, di Fabula Pictures ha aggiunto: “Abbiamo colto quest’opportunità, perché era un’occasione raccontare la storia di un campione amato da tutti gli italiani”.

Parlando della sceneggiatura, e degli elementi narrativi che hanno colpito anche la produzione stessa, la sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, ha raccontato:

Avevamo un po’ di terrore, perché era una storia troppo importante. All’inizio volevamo metterci dentro tutta la storia di Baggio, ma avevamo solo novanta minuti. Perciò abbiamo scelto tre momenti, costruendo la storia di un uomo che insegue un destino, non lo ottiene, ma compie il suo destino ultimo di diventare il calciatore più amato d’Italia.

Avevamo un po’ di terrore, perché era una storia troppo importante. All’inizio volevamo metterci dentro tutta la storia di Roberto Baggio, ma avevamo solo novanta minuti. Perciò abbiamo scelto tre momenti, costruendo la storia di un uomo che insegue un destino, non lo ottiene, ma compie il suo destino ultimo di diventare il calciatore più amato d’Italia.

Mentre l’altro sceneggiatore Stefano Sardo, ha aggiunto:

Baggio è amatissimo dalle persone anche perché non è sempre presente sotto ai riflettori, è un brand di umanità, e poi è una bandiera. Lui è una materia talmente amata, che sapevamo già che avremmo sbagliato qualcosa anche senza sbagliare. Sembrava una vita già scritta e sceneggiata la sua. Non volevamo fare una biografia, perciò siamo andati dentro la storia. Abbiamo scavato nelle ragioni dentro le ossessioni. Lui era la promessa  del calcio, e si è infortunato subito. La sua vita è una continua rincorsa, non è la storia di un fuoriclasse, o almeno non solo. Si tratta della storia di un uomo che paga un prezzo altissimo per onorare il suo dono. C’è qualcosa di struggente nella vita di Baggio.

L’attore dietro il volto sullo schermo di Roberto Baggio è Andrea Arcangeli, che ha raccontato durante la conferenza di presentazione della sua esperienza sul set come Il Divin Codino:

Ti senti le spalle pesanti a interpretare questo personaggio. Forse nessuno può fare Baggio. Avevo paura, e poi mi sono fidato della produzione, perché erano molto coinvolti e mi sono lasciato trascinare. La regista Letizia Lamartire mi ha aiutato, mi sono aggrappato a lei, e sapevamo che dovevamo portare a casa qualcosa di forte.

Per prepararmi ho messo su un fisico  da calciatore, dovevo parlare con l’accento di Baggio. Ho letto tutto quello che trovato, ho visto tutto quello che potevo, mi addormentavo con la voce di Baggio. E ho trovato una sua frase che mi ha fatto capire come dovevo vivere questo momento: l’importante alla fine è sapere di aver dato tutto quello che potevi dare. Capisci alla fine che l’obiettivo non è ciò che ti poni come traguardo, ma quanto hai messo di te stesso per arrivare ad ottenerlo.

Per riuscire bene nell’intento bisognava rispettare dei paletti, e creare una vita per dare credibilità a quei paletti. Non potevo fare solo l’imitatore, dovevo metterci anche qualcosa di mio, e rubare qualcosa da Roberto Baggio. Lui stesso, quando ci ho parlato, mi ha scaricato dalle responsabilità. L’unico consiglio che mi ha dato era quello di vivermi la mia esperienza. Al di là del risultato è quello che si è vissuto nel mentre che conta, ed io sono felice di averlo ascoltato e di aver assimilato questo consiglio.

Andrea Arcangeli è stato supportato dalla regista Letizia Lamartire, che, durante la conferenza di presentazione su Il Divin Codino ha voluto riepilogare tutto il percorso fatto per arrivare a questo film. Ecco le sue parole:

Abbiamo passato tanti mesi studiando il materiale di repertorio. Abbiamo cercato di dilatare alcuni di quei momenti. L’approccio è stato molto divertente. Il lavoro sull’uomo Baggio con gli attori è stato molto emozionante. Io stimo tantissimo Roberto Baggio ed è stato molto importante lavorare sul progetto.

Ho amato molto la sceneggiatura, perciò non ho girato più di quanto si sia visto. Abbiamo lavorato con dei colori che ricostruissero quei momenti del passato, però senza essere invadenti. Il momento più complesso da girare è stato il rigore del 1994, anche perché era il più emotivo. Dovevamo rispettare vecchie immagini, ma anche restituire un’emotività nostra.

Il momento più complesso da girare è stato il rigore del 1994, anche perché era il più emotivo. Dovevamo rispettare vecchie immagini, ma anche restituire un’emotività nostra.

Il film si concentra su alcuni particolari momenti di vita di Roberto Baggio, e gli sceneggiatori hanno voluto sottolineare come “quando si racconta una storia spesso non si racconta tutto, si scelgono delle tematiche e le si analizzano. Ci è stato anche chiesto di raccontare qualcosa che non era stato raccontato e che non si era visto fino ad ora del percorso di Baggio”.

E la regista Lamartire ha aggiunto su questo: “Tutto è stata una scelta, e ne eravamo consapevoli. La parte più emotiva era condensata in quei momenti così dolorosi vissuti dal calciatore e dall’uomo Baggio”.

Presenti all’incontro di presentazione c’erano anche gli interpreti di Andreina Baggio, la moglie del Divin Codino, e del padre di Baggio, personaggio chiave del lungometraggio. Valentina Bellè, interprete di Andreina ha dichiarato:

C’è molto poco materiale della moglie di Baggio in giro, però ho avuto la possibilità di incontrarla. Lei è una donna molto privata, ma meravigliosamente accessibile, e si distacca molto dall’immaginario di vita del calciatore tipico. Loro ci hanno aperto la porta di casa, e ci hanno fatto togliere questa reverenza di dosso.

Andrea Pennacchi, che interpreta il padre di Baggio ha aggiunto:

Per me è stata una scoperta partecipare a questo film. La mia parte era scritta molto bene, ed è stato emozionante sia preparare che realizzare le scene. Non è una cosa che mi succede spesso. Credo sia giusto raccontare questo aspetto più intimo del campione, sono le cose che vedi meno.

Il Divino Codino, la presentazione: Baggio, la nascita del codino, il rigore mancato ed il rapporto con il padre

Il Divin Codino

E poi sul palco è salito lui, Roberto Baggio. Il Divin Codino ha raccontato la sua esperienza con la produzione ma non solo. Iniziando ad affrontare uno degli argomenti centrali del film, ovvero il rigore sbagliato ai mondiali di USA ’94, Baggio ha detto:

Quel rigore me lo porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica, ed è un qualcosa che non posso mettere da parte. Hanno sbagliato ai calci di rigore anche Massaro e Baresi, ma io ho dato il colpo finale. Ho rincorso da sempre quel momento, e la realtà è stata quella a cui non avevo mai pensato. Questa è una cosa che non cancelli.

Quel rigore me lo porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica, ed è un qualcosa che non posso mettere da parte.

Proprio l’amore per la maglia della Nazionale è uno dei temi del film. Gli sceneggiatori Rampoldi e Sardo hanno detto a riguardo:

Nella storia c’è l’amore di Baggio per la maglia azzurra, ed è tutto declinato verso quell’amore e quella maglia. Siamo partiti proprio da quel rigore. Lui non ha mai calciato un rigore alto, perciò era importante raccontare molto di quel momento. Baggio sognava da bambino di giocare la finale dei Mondiali contro il Brasile, e poi gli è capitato veramente, ed è andata male. E come si convive con tutto questo? A livello narrativo questa era la base. La priorità doveva essere quella.

Sono perciò rimasti fuori diversi momenti del percorso di vita e della carriera di Baggio, come ad esempio il suo amore per Firenze e la Fiorentina, ed il momento in cui, durante un Fiorentina-Juventus in cui vestiva già la maglia della Vecchia Signora, raccolse una sciarpa lanciatagli sul campo da un tifoso della Fiorentina. Su quell’episodio Baggio ha detto:

Tra i momenti importanti della mia vita che non ci sono nel film c’è chiaramente anche quel momento. A Firenze la gente mi voleva bene, anche quando non giocavo. Quel gesto è stato solo un atto per dire grazie ai tifosi, perché io non dimentico queste cose.

Non voglio dimenticare nessuna squadra con cui ho giocato. Nel film si è dovuta tagliare una parte della carriera, ma non mi fa dimenticare l’affetto delle città e delle tifoserie con cui mi sono rapportato. Devo dire grazie a tutti.

Al centro della storia c’è soprattutto il rapporto tra Baggio e il padre. La sceneggiatrice Rampoldi ha dichiarato a riguardo:

Il rapporto tra Baggio e il padre pensavamo fosse la chiave del film. Baggio è una persona riservata, ma abbiamo creato questa storia di un amore silenzioso. E poi la questione sul sogno dei Mondiali è presente anche nell’autobiografia: Baggio ce l’aveva da quando aveva tre anni. Ed anche questo si lega al padre. Quando il loro rapporto giunge al nodo diventa uno dei momenti più belli.

E Baggio ha aggiunto:

Per quanto riguarda il rapporto con mio padre non lo capivo da piccolo, perché era molto rigido, ma mi ha aiutato a non arrendermi mai, ed ho una grande gratitudine nei suoi confronti. A volte non capiamo l’amore dei nostri genitori, ma col tempo queste cose ritornano. Spero che questo film aiuti le persone a capire questa cosa.

Poi lo stesso Baggio ha raccontato di come non fosse convinto di accettare questo progetto. Ecco cosa lo ha spinto a farlo:

Se non mi avesse convinto il mio manager Vittorio Petrone non lo avrei fatto. Provavo vergogna, e pensavo: a chi può interessare la mia vita? Poi mi sono fatto trasportare, e ne è valsa le pane, se fosse stato per me non saremmo arrivati qui. Sono stato diverse volte sul set, ed ho aiutato il più possibile la produzione. Ho portato anche il Pallone d’Oro sul set. Abbiamo vissuto dei momenti emozionantissimi vedendo il film ed assistendo alla sua lavorazione, soprattutto quelli che riguardavano il rapporto tra me e mia moglie.

Durante la conferenza è venuto fuori anche un aneddoto interessante su come è nato il codino di Roberto Baggio. Ecco cosa ha raccontato l’ex calciatore:

Il mio codino nacque per gioco durante i mondiali negli USA. Una cameriera aveva delle treccine stupende, ed allora mi disse di farle anche io. Avevo all’epoca i capelli lunghi e ricci, e dopo mi fece le treccine, e da lì iniziai a mettere un elastico.

Il mio codino nacque per gioco durante i mondiali negli USA. Una cameriera aveva delle treccine stupende, ed allora mi disse di farle anche io. Avevo all’epoca i capelli lunghi e ricci, e dopo mi fece le treccine, e da lì iniziai a mettere un elastico.

E sul fatto di non poter giocare più a calcio, Baggio ha detto:

Farei di tutto per tornare a giocare, ma ho le ginocchia che non mi seguono.

Infine, il manager di Baggio, Vittorio Petrone, ha parlato dell’importanza del film Il Divin Codino, e del suo messaggio. Ecco le sue parole:

Abbiamo girato il film quando il padre di Roberto era ancora vivo. Per convincerlo a farlo fare abbiamo detto a Roberto che la sua vita ed il suo coraggio sono un esempio per tutti i giovani. La vita dà sempre delle possibilità, e i giovani devono pensare di avere un futuro da costruire.