La vostra azienda vi chiede risultati esorbitanti in un orario di lavoro definito di otto ore? Solitamente questo scenario si traduce in una quantità di straordinari non retribuiti tale da considerarsi un lavoro part-time. Le aziende di consegne subappaltate da Amazon si sono trovate in una situazione non troppo dissimile e hanno istruito i propri autisti perché questi operassero parzialmente sottobanco.

Non si tratta, in questo caso, della quantità di lavoro portato avanti, bensì della qualità. Ogni vettura delle Delivery Service Partners (DSP) è infatti dotata di un sistema di sicurezza, la Mentor app, che monitora la qualità di guida del conducente. Più uno guida rispettando le regole, più bonus riceve.

Muovendosi in uno sfocato confine tra la disperazione e la truffa, alcuni manager DSP hanno imposto alle proprie flotte di mantenere disattivato il sistema in questione per buona parte dell’orario di lavoro. Alcune specificavano persino che l’apparecchio sarebbe dovuto rimanere acceso precisamente due ore al giorno. Né più, né meno.

In pratica, gli autisti dovevano lasciare accesa l’app di Amazon quanto basta per convincerla di avere a che fare con professionisti solerti attenti, spegnerla e quindi sgasare follemente per cercare di rientrare nel numero di consegne previste dalla Big Tech, la quale, secondo ad alcune testimonianze, avrebbe standard tanto meccanici da essere inverosimili.

Sarà mica che Amazon abbia deciso di integrare le videocamere di sorveglianza perché consapevole di questo trucchetto?

 

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