Oggi, lunedì 19 aprile, Amazon si è detta pronta a lanciare i primi satelliti di Project Kuiper. Per portare gli strumenti in orbita, tuttavia, l’azienda non adopererà i razzi New Glenn su cui sta lavorando Blue Origin, ma farà affidamento a un’azienda terza.
Sebbene Blue Origin e Amazon condividano il medesimo fondatore, Jeff Bezos, sembrerebbe che la ditta aereospaziale sia a uno stadio ancora troppo acerbo per sostenere le necessità espansionistiche satellitari che muovono il progetto, pertanto si dimostrerà necessario appoggiarsi agli Atlas V di United Launch Alliance.
Il primo lancio di New Glenn è d’altronde previsto per la fine del 2022 e, per come stanno procedendo le cose, molti osservatori sono convinti che la deadline che dovrà necessariamente slittare al 2023.
Nel frattempo, il principale competitor di Blue Origin, SpaceX, sta predisponendo con rapidità e spavalderia la sua rete Starlink, allargandosi a tal punto che alcuni stanno già parlando di monopolio spaziale. Per evitare di vedersi bruciare le orbite migliori – cosa che SpaceX sta cercando attivamente di fare – non resta che attivarsi celermente e Bezos non ha evidentemente tempo di attendere che i suoi razzi siano pronti e operativi.
Sono previste nove spedizioni per un totale di satelliti che Amazon non ha voluto rendere noto, ignota è anche la data del primo lancio. Quello che sappiamo è che, stando ai carteggi burocratici della Federal Communications Commission, Bezos ha intenzione di mettere in orbita metà della costellazione prevista – circa 1.600 satelliti – entro il luglio del 2026.
United Launch Alliance offre un servizio ultracollaudato, ma non è certamente la miglior offerente del settore. Bezos avrebbe potuto infatti risparmiare qualche soldo affidandosi a SpaceX, ma qualcosa ci dice che sia improbabile che l’imprenditore chieda aiuto a quello che sta progressivamente il suo arciavversario.
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