Le precipitazioni sugli Emirati Arabi Uniti sono di soli 100 mm all’anno e neppure la generazione artificiale delle nuvole sembra dare sollievo all’arido Paese. Dall’Inghilterra giunge quindi un’idea: adoperare droni che, emettendo scariche elettriche, riescano a indurre alla pioggia le nubi presenti in cielo.

L’idea è quella di aumentare l’elettricità statica delle particelle d’acqua, in modo che queste vadano ad attrarsi reciprocamente fino a fondersi assieme. Una volta condensate, queste dovrebbero cadere sotto forma di goccia, come una normale perturbazione.

Nel 2017, gli EAU hanno versato 15 milioni di dollari per investire su nove diversi progetti che hanno promesso alla nazione il potere di controllare le precipitazioni, con i droni della pioggia britannici che si sono meritati di loro 1,4 milioni di fondi di ricerca.

Avremo forse visto troppi cartoni animati giapponesi, tuttavia ci chiediamo che genere di conseguenze possa avere sull’ecosistema della zona un effetto meteorologico indotto. D’altronde il Paese sembra essere pronto a tutto pur di trovare una soluzione che possa sostenere l’agricoltura locale.

L’80 per cento delle scorte di cibo degli Emirati Arabi Uniti sono accumulate attraverso l’importazione, cosa che pone la potente nazione in uno stato di pericolosa dipendenza dalle economie estere. Questo, oltre a influenzare i rapporti con i Governi esteri, getta anche un’ombra insidiosa sulla sostenibilità economica alimentare.

Sebbene gli EAU siano dotati di un’influenza palpabile, questa è perlopiù sostenuta dal possesso e dalla gestione dei carburanti fossili, risorse che un giorno potrebbero terminare o, ipotesi ancora più interessante, che potrebbero essere sostituite da altre fonti energetiche.

 

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