Nokia era un tempo, assieme a Motorola, il non plus ultra della telefonia mobile, poi il brand si è eclissato con l’avvento degli smartphone, soprattutto quando ha deciso incautamente di affidarsi agli ormai estinti Windows Phone e di acquistare Alcatel. Ora, Nokia cerca nuovamente di tornare sulla cresta dell’onda, ma per farlo deve decide di compiere grandi sacrifici pur di rincorrere il 5G di Huawei e Ericsson.
Il risultato è che ricerca e sviluppo necessitino di circa 700 milioni di dollari, i quali devono necessariamente ricavati con una spending review che sia in grado di tagliare poderosamente le spese sacrificabili, spese che, in questo caso, rappresentano fino all’11 per cento dell’attuale forza lavoro, la quale raggiunge circa i 90.000 lavoratori.
Stando ai dati forniti dal Dell’Oro Group, nel 2020 le quote di fatturato della ditta finlandese sono calate dal 16 al 15 per cento mentre, nello stesso periodo, quelle di Huawei sono salite dal 28 al 31 per cento. La situazione sarebbe quindi al limite dell’irrecuperabile e la ditta è quindi pronta a ricorrere a stratagemmi estremi pur di garantirsi il ritorno tra i top del settore.
L’anno scorso Nokia ha messo alla porta il proprio direttore generale, Rajeev Suri, in modo da sostituirlo con Pekka Lundmark, il quale ha deciso di abbandonare tutti i progetti del suo predecessore per focalizzare al tutto per tutto sulla tecnologia 5G.
L’analista Sami Sarkamies suggerisce che l’azienda di telefonia, seppur abbia accumulato un grande svantaggio nei confronti dei propri competitor, possa aver azzeccato il giusto tempismo per la rimonta. Con il presidente USA che sta seguendo la strada delle ostilità commerciali con la Cina, gli Stati Uniti potrebbero infatti avere la necessità di un’azienda audace che possa sopperire al 5G cinese.
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