Il visore in cartone, l’ultimo aggancio di Google alla realtà virtuale, viene infine rimosso dagli store ufficiali. È la fine di un’epoca.

Sembra solo ieri che andando per fiere e mostre si incappava in briosissime e giovani start-up che ti assediavano per obbligarti a visionare il loro progetto render attraverso la VR ricavata con il banalissimo ed efficiente stratagemma del Google Cardboard, ovvero uno smartphone infilato di traverso in un guscio di cartone e plastica. Era invece il 2015 e ora il panorama tecnologico è molto diverso.

La realtà virtuale, un po’ come il 3D, è una di quelle tecnologie di rottura che ogni tanto torna in auge, per un po’ è sulla bocca di tutti e infine si annida in animazione sospesa per un decennio o più. Non siamo mai pronti, non è mai il momento giusto.

Anche Google deve averla pensata così, considerando che ha cavalcato il successo del suo visore in cartone per pochissimo tempo, spostando progressivamente le sue attenzioni sulla realtà aumentata.

Il disinnamoramento della Big Tech si era reso palese nel 2019, quando l’azienda tecnologica ha deciso di abbandonare per sempre il set Daydream, la versione di “lusso” di Google Cardboard, perché si era resa conto che “i consumatori o gli sviluppatori non avevano adottato il sistema” quanto avevano sperato.

Il progetto Cardboard era quindi diventato open-source e il negozio ufficiale aveva iniziato a vendere i set ufficiali solo ed esclusivamente in lotti, come se volesse sbarazzarsi dei fondi di magazzino.

A ben vedere, probabilmente era così e da oggi non sarà più possibile comprare i Google Cardboard ufficiali, solo quelli di terze parti.

 

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