Google ha licenziato due preminenti membri del proprio team etico, creando un imbarazzo generale da cui l’azienda vuole uscire.

La Big Tech ha creato un gruppo che si occupasse di garantire un percorso deontologicamente corretto alle intelligenze artificiali dell’azienda, ma i suoi report erano troppo negativi e le coordinatrici si rifiutavano sia di rimaneggiare i documenti, sia di attingere a un lessico meno critico. Poco tempo dopo, le leader in questioni sono state entrambe licenziate e ora gli addetti PR di Google devono ora gestire un cataclisma mediatico.

Dei messaggi intercettati recentemente da Reuters suggeriscono che i piani alti si siano ben resi conto della patata bollente che hanno per le mani: nel cercare di evitare il trambusto di un’analisi contraria ai loro progetti, hanno creato un caos di proporzioni memorabili.

Ora cercano di trovare una quadra e la dirigenza di Google Research ha discusso la necessità di introdurre nuovi modi di approcciarsi alle indagini della sezione etica delle IA, nonché di “impegnarsi per ottenere nuovamente la fiducia” del pubblico e dei dipendenti.

Marian Croak, la nuova coordinatrice del team, ha sottolineato che la rimettersi in sesto richiederà tempo, ma si è presa personalmente carico dell’impresa, nel frattempo l’azienda ha convocato dei consulenti che analizzino con severità le carenze nel ramo della racial equity.

Timnit Gebru, prima delle ricercatrici a essere licenziate, è infatti una donna afroamericana che ha fortemente sostenuto la narrazione per cui l’azienda sia soggetta a bias e che non sia in grado di rappresentare adeguatamente le minoranze etniche.

La situazione è comunque spinosa, il team etico ha fondamentalmente fatto notare a Google, in molteplici occasioni, che le sue strategie speculative siano “pericolose” e degne di “preoccupazioni”, uno scoglio che impone necessariamente un cambio di rotta o la soppressione delle voci dissonanti. Arduo trovare un compromesso.

 

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