Studiando un cavo marino di Google, i ricercatori hanno scoperto che sia possibile usare la fibra ottica come sismografo a lunga gittata.
Uno studio pubblicato sulla rivista Science e condotto dai ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e di Google stessa ha identificato come il cavo “Curie” che connette la California al Cile possa essere adoperato come sensore per terremoti e tsunami.
La canalina in questione si estende per la bellezza di 10.000 chilometri ed è piazzata a una profondità che va dai 4 ai 6 chilometri, legando a una stessa Rete la città di Los Angeles e Valparaiso.
L’idea messa in campo dai ricercatori è estremamente semplice: la fibra ottica è sensibile a variazioni di temperatura e pressione, quindi tenendo sotto controllo il flusso dei dati è possibile identificare la comparsa di effetti anomali, trasformando il cavo in un vero e proprio sismografo.
La tecnica è basata sul fatto che i terremoti e la pressione delle onde inducono una differenza di cammino della luce nella fibra ottica di meno di un decimillesimo di millimetro, e sull’accurata misura di questa minuscola differenza alla fine del viaggio che la luce compie nella fibra,
ha spiegato Antonio Mecozzi, professore presso il Dipartimento di Scienze fisiche e chimiche dell’Università de L’Aquila e co-autore dell’indagine.
La complessità sta a questo punto nel decifrare i fenomeni, ma gli esperti sembrano aver risolto anche questo problema, visto che nel periodo di monitoraggio hanno registrato più di trenta maremoti e circa venti scosse sismiche.
Il portare avanti una simile indagine potrebbe consentire ai centri sismologici l’accesso a una gigantesca mole di nuovi dati, il tutto senza che vengano costruite ulteriori strutture di monitoraggio.
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