Nonostante sia innegabilmente “hip”, Clubhouse sta dimostrando sempre più lacune, nel difendere la privacy dei propri utenti.

Un utente è riuscito recentemente a infiltrarsi in “diverse stanze” del social audio per poi trasmetterne i contenuti in streaming su un sito terzo di sua appartenenza. A confermarlo è Reema Bahnasy, portavoce di Clubhouse, la quale ha notificato che l’individuo in questione sia stato bandito permanentemente dal servizio.

L’azienda ha dichiarato di essere al lavoro su nuove soluzioni con cui proteggere i propri utenti, tuttavia non è chiaro come questo sia possibile. Stando alla Stanford Internet Observatory (SIO), ogni partecipante ai dibattiti dovrebbe dare per scontato che la stanza possa essere registrata da qualcuno e in qualsiasi momento.

Alex Stamos, direttore di SIO, ha avanzato anche alcune perplessità sul fatto che l’app deleghi molte delle sue operazioni back-end a un’azienda di Shanghai, la Agora Inc. In pratica, tutto il traffico dei dati e degli audio sarebbe potenzialmente in mano alla Cina, almeno tenendo conto delle leggi locali.

Agora non ha voluto comprensibilmente rivelare dettagli sul come siano trattate le informazioni processate a titolo di Clubhouse, ma per quanto riguarda la privacy degli utenti ha sostenuto di impegnarsi attivamente perché i propri prodotti siano sicuri “al meglio delle possibilità“.

Allo stesso tempo bisogna ricordare che al momento Clubhouse sia stato oscurato in Cina e che gli utenti che ne vogliono fare uso devono necessariamente affidarsi a un virtual private network (VPN).

In barba alle sue fragilità, l’app viene comunque percepita da molti come un luogo sicuro in cui discutere di argomenti altrimenti taboo e l’azienda è progressivamente cresciuta fino a venir valutata un miliardo di dollari.

Anche Agora ha avuto fortuna: da gennaio le sue azioni sono salite del 150 per cento e ora le viene attribuito un valore da 10 miliardi di dollari.

 

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