Parallelamente ai pericoli respiratori, il coronavirus è in grado di far crollare la fertilità maschile facendo strage di spermatozoi.

A sostenerlo è una ricerca tedesca pubblicata recentemente sulla testata scientifica Reproduction. La tesi portata avanti è che SARS-CoV-2, al pari di altre infezioni virali, sia in grado di causare forti infiammazioni ai testicoli, generando danni che possono protrarsi fino a dopo che i sintomi del coronavirus sono passati.

Sul momento, l’infezione è in grado di causare tanto un aumento della morte cellulare dello sperma quanto dello stress ossidativo, intaccando la qualità del seme e riducendo di conseguenza la fertilità del malato.

Altre ricerche mediche avevano chiarito come il contrarre il coronavirus potesse portare a danni sul lungo periodo per polmoni, fegato, intestino e cuore, mentre è molto più controversa la tematica riguardante ai danni al sistema riproduttivo.

La ricerca in questione ha cercato di risolvere i dubbi analizzando un campione di 84 uomini colpiti da Covid-19, paragonandone i dati ottenuti con un gruppo di controllo composto da 105 soggetti di varie età.

Nei casi infetti, la morte delle cellule spermatiche risulta superiore del 100 per cento rispetto al campione sano. La concentrazione dello sperma è ridotta del 516 per certo, la mobilità degli spermatozoi cala del 209 per cento e la forma delle cellule spermatiche era alterato del 400 per cento.

I dati, pur importanti, sono comunque da prendere con un certo distacco. L’intento dei ricercatori coinvolti non è, infatti, quello di imporre una verità assoluta, piuttosto vogliono sottolineare quanto poco sappiamo ancora degli effetti che coronavirus ha sulla fertilità maschile.

Altri medici, infatti, rassicurano sulla questione, sottolineando non vi siano prove definitive che tali danni possano perdurare a lungo termine e che allarmarsi risulti prematuro.

 

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