Le IA che giocano a scacchi non sono certo una novità: Maia, tuttavia, ha la particolarità di giocare appositamente con margini d’errore tipicamente umani.

Nel creare sistemi di Intelligenza Artificiale in grado di rivaleggiare a scacchi con gli esseri umani si è infatti sempre basati sul concetto di potenziare il software inserendo quante più varianti possibili e basandosi su strategie e probabilità “freddamente” calcolate.

Dopo la vittoria del Deep Blue di IBM contro il pluricampione Garry Kasparov avvenuta nel 1997, non c’è più stata storia per l’intelligenza umana, dato che la potenza di calcolo dei computer non ammette gli errori, i dubbi, gli azzardi che possono essere croce e delizia dei giocatori umani.

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Una nuova ricerca riportata dalla Cornell University riporta un approccio decisamente diverso alla questione, con una IA che non è stata creata tanto con l’intento di battere gli umani a scacchi, quanto di giocare allo stesso modo degli umani.

Un concetto se vogliamo bizzarro, ma molto interessante, perché porta la ricerca sull’IA in territori particolari, cercando di capire in cosa si differenziano le scelte fatte da umani e computer e come queste ultime possono aiutare gli umani a prendere decisioni migliori.

Maia è in grado di confrontare gli stili di gioco e gli errori commessi, spesso in modo tipico a seconda del livello di esperienza, di modo da poter analizzare e consigliare in merito, ma anche per poter in un certo qual modo “empatizzare” con gli umani, capendone le effettive debolezze e suggerendo i modi migliori per rafforzarle.

 

 

Da quando la ricerca è divenuta pubblica sono già state svolte 40mila partite tramite il sistema, due delle quali sul più noto canale YouTube ad argomento scacchi, Agadmator.