Tesla trascina in causa un ex dipendente che, appena assunto, si era copiato i segreti dell’azienda su Dropbox.

La carriera di Alex Khatilov nell’azienda automobilistica di Elon Musk é durata pochissimo, dal 28 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021. Assunto come senior software quality assurance engineer, l’uomo ha iniziato presto a scavare in una serie di dati sensibili che “potrebbero informare i competitor quali sistemi Tesla sia convinta sia importante e prezioso automatizzare, nonché il come automatizzarli – offrendo una mappa per copiare l’innovazione di Tesla”, sostiene la denuncia.

Khatilov, mosso da intenti “dolosi e volontari”, avrebbe trafugato più di 26.000 file classificati, file che Tesla considera tanto segreti da concederne la visione solamente a 40 dei suoi circa 50.000 dipendenti.

Il download é stato effettuato in due tranche, una il quattro gennaio, una il sei. Proprio questa seconda manovra ha colto le attenzioni dell’azienda, la quale ha immediatamente contattato in video call il neo-assunto, intento a lavorare in remoto.

Il risultato é stato un licenziamento in tronco e una denuncia immediata. Denuncia di cui Khatilov ha scoperto solamente quanto la testata The Post lo ha contattato per un’intervista.

L’informatico ha cercato disperatamente di difendersi classificando l’intera faccenda come un “fraintendimento“. Proprio perché in smart-working, avrebbe avuto infatti il permesso di scaricare alcuni dati aziendali, così da poterli consultare agilmente.

Una situazione plausibile che però si scontra con tutta una serie di bizzarrie: Khatilov sostiene di non essersi conto che le cartelle scaricate contenessero così tanti documenti, inoltre aggiunge di aver spostato tutto su Dropbox a causa di semplice disattenzione.

Un portavoce di Tesla liquida la teoria dell’errore come “bugia assoluta” e sottolinea come i file scaricati il sei gennaio non avessero nulla a che vedere con l’incarico che era stato insegnato al nuovo assunto.

I documenti sono comunque stati cancellati proprio durante la furente videochiamata di inizio mese e ora starà ai giudici sentire ambo le parti per definire se la vicenda sia stata mossa o meno da intenti illeciti.

 

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