A distanza di pochi giorni dalla nuova policy che obbliga gli utenti a condividere i propri dati con Facebook, alcuni gruppi privati di WhatsApp finiscono inavvertitamente sul motore di ricerca Google.
La violazione della privacy è stata segnalata domenica. I collegamenti di invito a gruppi privati di messaggistica su WhatsApp e alcuni profili utente sono stati indicizzati da Google e sono quindi fini nelle ricerche del motore, il che significa essenzialmente che chiunque era in grado di partecipare a chat teoricamente sicure e vedere sia le chat che i relativi numeri di telefono.
Il buco è stato prontamente risolto da WhatsApp e i collegamenti esposti sono ora scomparsi dai risultati di ricerca. Un problema simile era stato già segnalato a inizio 2020 e l’azienda aveva già provveduto ad arginare questo problema.
Da marzo 2020, WhatsApp ha incluso il tag ‘noindex’ su tutte le pagine dei link diretti, che, secondo Google, le escluderà dall’indicizzazione – ha detto a Gadgets 360 oultet, esortando gli utenti a non pubblicare link di invito in luoghi pubblicamente accessibili per tenerli ben lontani dai motori di ricerca.
L’incidente arriva a distanza di pochi giorni dalla nuova e controversa politica WhatsApp che obbliga gli utenti a condividere i propri dati privati con la sua società madre, Facebook, o ad abbandonare la piattaforma in caso negativo.
L’azienda ha affermato che le informazioni raccolte sarebbero state utilizzate per “aiutare a gestire, fornire, migliorare, comprendere, personalizzare, supportare e commercializzare i nostri servizi”. Facebook ha fatto sapere di monitorare i contenuti degli utenti per “combattere spam, minacce, abusi o attività di violazione” e “migliorare” l’esperienza di WhatsApp.
Le controverse regole hanno innescato un esodo di massa di utenti dal messenger, con i suoi rivali – Telegram, così come Signal – che godono di un conseguente picco di popolarità.