La recensione di Demon’s Souls: dopo circa dieci anni torna il capostipite del genere soulslike e lo fa come esclusiva PlayStation 5 con una veste grafica completamente rinnovata.
Nel giorno del lancio di PlayStation 5, ecco la nostra recensione di Demon’s Souls: nonostante il gioco sia uscito il 12 novembre, gli utenti italiani potranno mettere mano su Demon’s Souls soltanto dal 19 novembre, data d’uscita della nuova PlayStation 5: ricordiamo infatti che delle tre esclusive (gli altri due sono Marvel’s Spider-Man: Miles Morales e Sackboy Adventure), questa è l’unica che non sarà disponibile su PlayStation 4.
Le leggende metropolitane partono sempre da qualche spunto di realtà: è reale infatti come, tra gli anni ’80 e i primi 2000, i videogiochi provenienti dai paesi orientali venissero resi un po’ più difficili in America per sfruttare il mercato del noleggio (più giochi, più continui a pagare). Tutto questo nel corso del tempo si è tramutato nella leggenda che i giochi, per i giocatori giapponesi, devono essere facili. Non sarà stato questo, ma la causa del successo/insuccesso di Demon’s Souls sembra essere stata proprio il livello di difficoltà nel paese del Sol Levante.
Quando nel 2009 Hidetaka Miyazaki si appassionò a questo strano progetto fantasy dalle trame dark, la dirigenza di FromSoftware ci mise poco a concederglielo in gestione, visto che veniva considerato già un fallimento. Il gioco fallì, ma solo in Giappone: in occidente invece, forse proprio per la sua difficoltà innata, il titolo ebbe un grande successo, portando molti giocatori del nostro paese a comprare una versione USA per averlo più di 6 mesi prima della data d’uscita italiana. A distanza di più di 10 anni, lo stesso gioco che ormai era diventato soltanto un esperimento, diventa una delle tre esclusive di lancio della nuova PlayStation 5, restaurato dalle sapienti mani di BluePoint Games.
L’inizio di tutto
Come abbiamo già detto, Demon’s Souls può essere definito il capostipite dei soulslike: si parla di un genere che fa parte dell’Action RPG, capace di fare un vanto di una difficoltà decisamente elevata, di una proporzione errore-conseguenza fuori scala e di una capacità di deridere il giocatore a tratti geniale. Il gioco per PlayStation 5 non solo non stravolge i canoni del titolo, ma addirittura diventa quasi copia carbone (anche se le vere problematiche che affliggevano l’originale sono state limate): cambia ovviamente la qualità tecnica, ma per il resto l’anima del gioco è quella, e si sente sin dai primi minuti. Per chi però si fosse perso l’originale, in Demon’s Souls vi ritroverete a vestire i panni di un combattente, incastrato nel regno di Boletaria dove verte una grave maledizione che vieta alle anime di chi è morto al suo interno di liberarsi, rimanendo incastrate nel Nexus (una sorta di hub centrale che vi proporrà molti dialoghi, trame da scoprire e tanto altro) fino a che non verrà liberato il regno.
Con un intreccio iniziale che funge più da motivazione per procedere nel gioco che da racconto, per il resto Demon’s Souls punta su una narrazione celata, che non verrà mostrata al giocatore con semplici cutscene, ma che risiederà in frasi, testi, documenti e dialoghi, diventando un insieme di parole che pian piano costruirà un mondo fantastico, ricco di sfaccettature, di miti e leggende.
In termini pratici invece, il titolo mostra un gameplay fedele all’originale, con delle rifiniture fatte esclusivamente su quelle problematiche che rendevano il gioco, nel lontano 2009, un po’ tedioso. Si parla principalmente della schivata, prima meno comoda da effettuare e invece ora più dinamica, ma anche di animazioni varie, che permettono di rendere ogni singolo combattimento divertente e ben strutturato. C’è stata poi una forte pulizia degli scenari, ovviamente inserendo dettagli che prima una PS3 non poteva reggere, e tante rifiniture che nell’originale mancavano ora sono state implementate (come i rumori dovuti alla caduta).
Insomma, i BluePoint Studios si riconfermano eccellenti nell’opera di ricostruzione di un gioco: il modo in cui tutto viene fatto con il fine ultimo di riportare la stessa esperienza, solamente traslata nel presente, è fantastico. Questo processo inoltre porta all’occhio come il gameplay di Demon’s Souls, nonostante siano passati più di 10 anni, riesce a mantenersi giovane e funzionale (al contrario di suoi colleghi invecchiati davvero molto male).
Il potere delle anime
Prima di analizzare nel dettaglio il gameplay, con i suoi pro e contro, c’è bisogno di dedicare un po’ di spazio al lavoro tecnico dietro al gioco: forse chi non ha provato Demon’s Souls su PlayStation 3 non ricorda la grafica di quel titolo, ma per rinfrescarvi la memoria, date un’occhiata a quei gameplay e poi mettete mano su questo Demon’s Souls per PlayStation 5.
Il gioco mostra delle luci spettacolari, degli scorci mozzafiato e una serie di qualità tecniche che vi faranno dimenticare la brutta storia del Ray Tracing. Ovviamente l’architettura di PlayStation 5 permette al gioco di avere pressoché nessun caricamento, un aspetto che prima invece impiegava circa dieci secondi quando veniva utilizzata un’arcipietra.
A colorare tutto infine ci pensa un sistema di particellari di fine manifattura: ogni colpo di arma, ogni schizzo di sangue e ogni terriccio avrà il suo spazio all’interno delle varie fasi di gioco, rendendolo più immersivo. A concludere le novità grafiche infine, un sistema di blur per il movimento aggiunge quel tocco di dinamicità che all’originale mancava, e una rivisitazione di alcune ambientazioni (solo nei colori e nei dettagli, mai nello stile) riesce ad accentuare il messaggio che FromSoftware voleva mandare nell’originale.
Altra grande novità differente dall’originale è l’editor del personaggio: se prima infatti c’erano pochi volti (davvero orribili) da poter scegliere, stavolta potrete personalizzare il vostro guerriero in ogni dettaglio, permettendovi di portare in battaglia l’avatar che meglio preferite.
Questa feature trova conforto inoltre nell’estetica di armi e armature, le prime con nuove animazioni capaci di dare quel pizzico di originalità ad ogni scontro, mentre le seconde con una notevole rifinitura e con dei giochi di luce ed ombra, che uniti alle macchie di sangue che collezionerete tra danni subiti e inflitti, vi faranno sgranare gli occhi dalla qualità su schermo.
Demon’s Souls, nel bene o nel male
La cura tenuta da BluePoint Studios durante la ricostruzione di questo gioco è stata così ben precisa che il team, prima di procedere, ha valutato quali bug togliere e quali glitch mantenere, proprio per ricreare la stessa esperienza di gioco di 10 anni fa. Se in Dark Souls infatti conveniva tirare d’arco al drago per quella fortissima spada che potevate trovare, anche qui in Demon’s Souls ci sono dei “trick” che potrete fare per facilitarvi l’impresa.
Per capirne alcuni però, prima bisogna parlare della Tendenza del Mondo (in inglese World Tendency), una meccanica davvero particolare che fa impallidire tutti i sistemi di “karma” utilizzati nei giochi più recenti: essa infatti calcolerà, in base alle azioni che farete, se il vostro personaggio tenderà ad essere “buono” o “cattivo”.
Interessante come le azioni dei giocatori influenzano questo indicatore.
Avanzando nel gioco infatti, potrete tendere al Bianco Puro uccidendo boss, aiutando altri giocatori e sconfiggendo gli invasori online delle vostre partite (giocatori che potranno attaccarvi e invadere la vostra sessione di gioco per collezionare anime e oggetti), mentre potrete tendere al Nero Puro invadendo altri giocatori, morendo nella forma umana nel mondo di gioco o facendo azioni più meschine con gli NPC.
Questo cambio di allineamento non sarà puramente didascalico, ma cambierà il mondo di gioco intorno a voi: essere nel “lato chiaro” vi darà nemici più deboli, più oggetti curativi e qualche aiuto nel gioco, mentre il “lato scuro” vi darà nemici più forti, un drop rate di oggetti particolari più alto e più anime. Essere nei due poli opposti vi sbloccherà delle boss fight altrimenti inaccessibili, rendendo quindi l’esperienza di gioco originale per ogni giocatore a seconda delle scelte.
Ci sono dei trucchi per poter guidare questa Tendenza (come per esempio giocare sempre in modalità Anima, stato in cui vi troverete dopo essere morti la prima volta che vi darà una vitalità dimezzata), ma tutto sommato l’esperienza di gioco migliore risiede in quella istintiva, fatta da scelte non costruite per raggiungere un risultato già analizzato in una qualche guida, bensì dovute al vostro stile di gioco.
Un’altra dinamica di gioco che viene importata direttamente dall’originale è il FromSoftware, ovvero magie davvero potenti. In base alla classe che sceglierete, potreste partire dall’inizio con uno di questi miracoli, un aiuto non da poco per avanzare nel gioco. Infatti queste magie sono talmente potenti da risultare una sorta di “easy mode” di Demon’s Souls. Questo genere di giochi, specialmente dove ci ha messo mano Miyazaki, ha di frequente una scelta di classi divise per difficoltà, e fa piacere vedere che anche stavolta una meccanica di gioco che a prima vista potrebbe sembrare un erroneo sbilanciamento, in realtà propone un sistema di difficoltà talmente integrato da risultare invisibile. Ovviamente avanzando potrete sbloccare altri miracoli (magari potenziando determinate statistiche dalla Fanciulla in Nero nel Nexus), integrando questa feature nel vostro personaggio, addirittura scambiando le anime dei demoni (i boss) che sconfiggerete con potenti incantesimi.
Intelligente infine la scelta di non integrare l’attacco dall’alto (che in Dark Souls permetteva di lanciarsi da una posizione elevata sopra al nemico e dispensare un colpo molto potente), così come quella di riportare il sistema multiplayer asincrono e sincrono nello stesso modo, con messaggi degli utenti (ora decisamente più visibili) e il sistema di invasione/aiuto alla pari del precedente.
A concludere il pacchetto, torna il sistema di anime che permetterà di potenziare il personaggio e acquistare oggetti, così come torna il sistema di cura fatto con delle erbe di varie tipologie (ognuna avrà una percentuale diversa): questo sistema differisce da quello delle Estus Flask di Dark Souls, e alla pari differiscono anche i “falò” di questo gioco, le arcipietre, che permetteranno solo di teletrasportarsi nelle varie sezioni di Boletaria (divise in 5 Arcipietre situate nel Nexus) o nell’hub principale. Nessun’aggiunta infine di contenuti, tant’è che la sesta Arcipietra è stata lasciata (almeno per ora) così com’era, ovvero inaccessibile.
Un’esperienza Next-Gen
È buffo parlare di Next-Gen con un gioco che è un remake di un titolo uscito nel 2009, poco di successo nella sua patria, amato dagli occidentali e con un percorso di pubblicazione raffazzonato (a causa della poca fiducia datagli da tutti).
È altrettanto buffo vedere come questo titolo sia diventato invece il cuore dell’offerta PlayStation 5, il gioco che ha fatto urlare milioni di fan al primo trailer e che ora, nonostante di soulslike ce ne siano a quintali, sta riuscendo di nuovo a dettare legge (addirittura senza avere il Game Designer originale alla guida), come se avesse una propria anima.
Il gioco sulla nuova console di Sony ha due modalità di fruizione: la prima, per gli amanti dei dettagli, è definita Cinematica e porta Demon’s Souls a 4K Nativi con 30 FPS. La seconda però, la vera modalità che tutti i fan del gioco e del genere ameranno, è quella performance, che porterà il gioco ad un 4K Dinamico, ma a ben 60 FPS, qualcosa di fantastico da vedere.
In fin dei conti il sistema di gioco di Demon’s Souls già 10 anni fa era funzionale, ben strutturato e intelligente. Lo spazio dato a Miyazaki fu totale (si parla di un gioco che agli occhi della dirigenza FromSoftware era già fallimentare), e proprio questo gli permise di sperimentare, tastare il terreno, e solo due anni dopo proporre Dark Souls e diventare presidente della compagnia.
Ciò che mancava all’epoca era un comparto tecnico, sonoro e grafico, cosa che in questo nuovo titolo raggiunge un livello eccezionale. Il doppiaggio in italiano, persino dei dialoghi con gli NPC, è ben fatto e il sonoro della PlayStation 5 riproduce un Audio 3D di qualità. La rivisitazione della UI infine va a modernizzare stile grafico di menù e font, permettendo un distacco da ciò che era al tempo.
Demon’s Souls è il ritorno del primo re dei soulslike, la possibilità di vivere una delle migliori esperienze di questo genere.
- L'esperienza originale con una qualità tecnica da Next-Gen
- Una trama da scoprire fantastica
- Ambientazioni dark fantasy di livello
- Non adatto per chi ha poca pazienza
- Forse la sesta Arcipietra sarebbe stata interessante da scoprire