La recensione di Onward – Oltre la magia, nuovo film Disney Pixar in sala dal 19 agosto: Dan Scanlon parte dalla storia della sua famiglia per raccontare l’avventura di due fratelli elfi alla ricerca del padre perduto, in un mondo magico che ha dimenticato di esserlo. Ancora una volta, risate e lacrime assicurate.
Non si può che cominciare la recensione di Onward – Oltre la magia, finalmente nelle sale il 19 agosto, con la consapevolezza che un giorno bisognerà dare un riconoscimento speciale alla Pixar per aver fatto terapia a intere generazioni.
A tre anni di distanza da Coco, la casa di animazione torna a raccontarci una storia originale (nel mezzo ci sono stati i sequel Gli Incredibili 2 e Toy Story 4) con al centro il tema dell’elaborazione del lutto. Al timone c’è Dan Scanlon, già regista e sceneggiatore di Monsters University, prequel di Monsters & Co., partito dalla propria esperienza personale: orfano di padre a un anno, l’autore ha trasformato la sua infanzia nella storia dei fratelli Lightfoot (in originale doppiati da Chris Pratt e Tom Holland), elfi in un mondo magico che ha dimenticato di esserlo.
A tre anni di distanza da Coco, la casa di animazione torna a raccontarci una storia originale
Onward ribalta l’immagine classica che abbiamo delle creature fantasy
Fin dalle prime immagini di Onward – Oltre la magia, capiamo di trovarci in un universo che, evolvendosi, ha dimenticato il passato, e per questo più che andare avanti è rimasto fermo: i draghi sono animali domestici, gli splendidi unicorni rovistano nei rifiuti, le fate, immaginate sempre come intente a fare del bene, sono motocicliste moto suscettibili vestite di pelle e borchie. Tutto il contrario delle creature fantasy a cui siamo stati abituati. Un ribaltamento che rispecchia quello del mondo in cui sono immersi i personaggi: hanno appeso la loro vera natura al chiodo, preferendo conformarsi. Hanno perso la scintilla non soltanto della magia, ma anche dell’entusiasmo per la vita.
Onward: ricordare il passato per lanciarsi verso il futuro
L’unico che sembra non aver perso l’amore per il passato, le leggende e l’avventura è proprio Barley, il maggiore dei fratelli Lightfoot: con il suo furgone colorato, la musica heavy metal sparata a tutto volume, la collezione di carte e libri sulle antiche leggende, si ostina a cercare la magia in ciò che lo circonda, senza perdere mai il sacro fuoco della curiosità. Ovviamente per questo, in un mondo che sembra aver perso la capacità di vedere i colori, è considerato, nel migliore dei casi, un immaturo.
Lo pensa anche suo fratello Ian, che invece è responsabile e tranquillo, ma estremamente insicuro e insoddisfatto. Non avere nessun ricordo del padre è come se gli impedisse di capire chi è davvero. Per fortuna arriva un evento straordinario a dare una scossa a questa stasi mortifera: il giorno del suo sedicesimo compleanno, la madre gli consegna un regalo lasciato anni prima dal padre, anche lui appassionato di arti magiche. Si tratta di un bastone, una gemma e un incantesimo: artefatti che, se usati correttamente, sono in grado di riportare in vita Wilden Lightfoot per un giorno, in modo da fargli conoscere i suoi figli.
Il sortilegio riesce letteralmente a metà: i fratelli Lightfoot si ritrovano soltanto con la parte inferiore del padre e, per rimediare all’errore, si imbarcano in un’avventura alla ricerca della magia necessaria a completare ciò che hanno iniziato.
Onward e l’importanza di avere un fratello
Onward – Oltre la magia è sicuramente uno dei film più nerd realizzati dalla Disney Pixar, punta sulla nostalgia, sugli anni ’80, ma questa volta non è un elemento fine a se stesso
Creature magiche, elementi fantasy, giochi di ruolo, patches su giubbotti di jeans e musica anni ’80: Onward – Oltre la magia è sicuramente uno dei film più nerd realizzati dalla Disney Pixar e, come molti titoli degli ultimi anni, punta sull’effetto nostalgia. Ma questa volta, per fortuna, non è un elemento fine a se stesso: fanno parte dei ricordi d’infanzia del regista Dan Scanlon, che da adolescente realizzava film con personaggi di argilla ripresi in una casa di bambole comprata apposta e amava i fumetti. Quello è il suo mondo: fa parte del racconto di un ragazzo cresciuto senza figura paterna, quindi con una mancanza.
Onward è un classico viaggio dell’eroe e di formazione, con al centro il tema dell’elaborazione del lutto
Crescere con un vuoto è difficile e doloroso: improvvisamente non sei più protetto, è come se ti togliessero la pelle e il mondo esterno cercasse di aggredirti. Diventare adulti prima del tempo è davvero un’avventura e per affrontarla al meglio ci vogliono due cose: ricordare il passato e una fede incrollabile in se stessi. Sono proprio le doti di Barley, vero eroe di questo classico viaggio dell’eroe e di formazione: è lui, nonostante tutti dicano il contrario, la roccia solida a cui aggrapparsi in un mondo che sembra non avere più senso senza una guida importante come quella di un padre. Non è un caso che di Wilden Lightfoot i figli evochino le gambe (creando un divertente effetto comico, che ricorda il film Weekend con il morto): il passato non può tornare, ma deve servirci come spinta per continuare a muoverci, andare avanti. “Onward”, appunto. Il cuore e il cervello deve usarli chi resta.
Ecco perché chi ha un fratello, o una sorella, è fortunato: anche quando non si va d’accordo, anche quando si litiga, sappiamo che, nel mondo, c’è qualcuno che conosce davvero la nostra storia. Di più: c’è qualcuno che, ogni giorno, quando cammina, parla e respira, porta dentro di sé, in ogni sua cellula, la storia della nostra famiglia, impressa nel DNA. I nostri padri, le nostre madri, sono custoditi dai nostri fratelli e sorelle. E questa è la magia più grande e preziosa: chi ha un fratello non è mai solo al mondo. Lo sa bene Dan Scanlon e forse lo capiscono anche i fratelli Lightfoot.
L’ animazione cura nel dettaglio interni ed esterni, unendo elementi fantasy ad architettura urbana moderna
Una cosa è sicura: ammaliandoci con l’ennesimo mondo di cui vorremmo scoprire di più, con un’animazione che cura nel dettaglio interni ed esterni, unendo elementi fantasy ad architettura urbana moderna, e citando classici film anni ’80 (la scena del “salto della fede” viene dritta da Indiana Jones), Onward diverte e ci fa ridere, ma, puntuale come sempre, arriva il momento in cui bisogna trattenere quello strano liquido salato che spesso inumidisce gli occhi quando si guarda un film Disney Pixar.