Abbiamo incontrato Gary Oldman e Meryl Streep per l’incontro stampa del nuovo film di Steven Soderbergh The Laundromat, in arrivo sui nostri schermi a Novembre su Netflix.

Gary Oldman e Meryl Streep nella stessa stanza. No, non è un sogno. Sono le opportunità che un Festival come Venezia ti mette di fronte. Opportunità data anche dalla stessa Netflix che ha presentato il suo secondo film del Festival, The Laundromat di Steven Soderbergh.

Avevo già avuto modo di incontrare Oldman un paio di anni fa a Cannes in occasione di una masterclass dedicata all’attore. Ovviamente non per questo l’emozione è stata di meno, soprattutto dopo un film così particolare, ironico e complesso come la nuova proposta di Soderbergh che, sulla scia di Adam McKay, ci parla di finanza, nello specifico di evasione fiscale.

 

 

Una pellicola si corale, ma dove alcuni nomi spiccano più di altri, come appunto il già citato Oldman e la sempre divina Meryl Streep. Peccato manchi il secondo della coppia, uno straordinario Antonio Banderas.

Ma cosa vuol dire prendere parte ad un progetto del genere che usa il mezzo cinematografico per fare informazione, sebbene con ironia? Cosa vuol dire interpretare personaggi comuni eppure così diversi dal mondo reale? Questa e altre domande abbiamo avuto il piacere di porre alla coppia di attori in occasione della mini press conference dedicata alla stampa italiana.

Partiamo dal presupposto che siete due attori sempre molto impegnati in progetti diversi e variegati. Qual è il trucco per sorprendere il pubblico ogni volta?

La prima a rispondere è Meryl Streep, la donna più candidata al mondo all’Oscar, ma anche quella che ne ha persi di più inevitabilmente.

Non vedo i ruoli che interpreto come compiti da svolgere, mi piacciono le sfide ed aprire la mente. Quando invecchi credi di sapere tutto ma è sempre bello provare qualcosa di nuovo, spaventoso forse, ma eccitante.

A ruota la segue il collega Gary Oldman che, ricordiamo, un paio d’anni fa è stato vincitore all’Oscar per L’ora più Buia, l’unico Oscar della sua carriera.

L’eccitazione è ciò che ci rende vivi, soprattutto l’idea di poter fallire: ci mettiamo in gioco ma possiamo cadere, e questo rende il tutto molto più interessante.

 

Interessante nel film sono l’apertura e chiusura. Entrambe caratterizzate da sequenze molto lunghe. Come è stato lavorarci su?

Il primo a risponderci, questa volta, è Oldman, che dice:

Per me è stato molto semplice perché non ho dovuto fare altro che rimanere nel personaggio, Meryl invece si è trasformata due volte. Bisogna conoscere perfettamente il personaggio e soprattutto la sceneggiatura per poter girare questo tipo di scene.

La Streep, infatti, sorride e annuisce, continuando:

Si, per me è stata una delle cose più difficili della mia vita! Pensate che fino alla sera prima non sapevo come si sarebbe svolta la scena. Quello che dico alla fine è tratto dalla lettera di John Doe, la persona che dall’interno dello studio Mossack-Fonseca svela le operazioni finanziarie illegali dei suoi capi.

Abbiamo dovuto adattare la sequenza e io ho dovuto rifarla molte volte: volevo fosse giusta, perfetta. Volevo riportare esattamente le parole di questa persona così coraggiosa. Era un mio dovere nei confronti di tutte le persone vittime delle azioni di Mossack e Fonseca.

 

Negli ultimi anni siamo sempre più abituati a vedere film che trattano, in un modo o nell’altro, tematiche sociali. Per voi questo quanto è importante?

La sceneggiatura per me è tutto.

Afferma Gary Oldman.

Le mie scelte dipendono ovviamente da quello che mi viene offerto, quindi dalla sceneggiatura, ma anche dal regista con cui dovrò lavorare. Faccio tantissimi generi diversi, mi piace spaziare, ma una sceneggiatura come quella di Panama Papers sento che offre molto di più di tante altre.

Mentre la Streep le scelte dipendono dalla parte che le viene offerta. E continua:

Ci sono tante sceneggiature che vorrebbero cambiare il mondo, ma magari sono noiose e nessuno guarderebbe poi i film quando vengono realizzati, per questo devi decidere di rifiutare. Io mi chiedo sempre se quello che faccio è tossico per il mondo o fa del bene, pensando a questo scelgo. Ho fatto molte cose di cui sono grata, da quando però ho avuto figli valuto molto di più le mie scelte.