Sono 59 le applicazioni cinesi bandite dal Governo indiano, in una mossa che non ha precedenti e che ben riflette le tensioni trai due Paesi. Nel calderone delle app bannate anche TikTok e WeChat.

Nel mirino l’uso “spregiudicato” dei dati degli utenti indiani da parte delle app cinesi, dati che secondo il Governo finirebbero in pasto a Pechino. L‘India parla di minacce alla «sovranità e alla sicurezza dello Stato».

È un provvedimento d’emergenza, e la mossa —così pare— dovrebbe essere temporanea. Alle app vietate è stato chiesto di adeguarsi alle norme sulla privacy indiane.

 

 

TikTok, che era già finita nel tritacarne indiano in passato,  per ragioni diverse ma altrettanto gravi, ha risposto dribblando le accuse, sostenendo di rispettare tutte le norme indiane e di non aver mai condiviso i dati degli utenti con nessun governo straniero, incluso quello di Pechino. L’app lavorerà per adeguarsi alle raccomandazioni dell’India, rassicurando il Governo sull’uso che fa dei dati degli utenti indiani.

Certo è che la notizia presenta un bel intoppo per l’app di ByteDance che proprio in questi mesi sta portando avanti un processo per smarcarsi, almeno gli occhi del pubblico e soprattutto dei legislatori, dalla sua nazionalità cinese: si pensi banalmente alla nomina dell’ex Disney Kevin a N.1 dell’amministrazione di TikTok e alla decisione di aprire sede negli Stati Uniti.

La perdita del mercato indiano sarebbe un’ecatombe: il 30% dei download di TikTok arrivano proprio da là.

La diffidenza degli indiani per le app cinesi era emersa chiaramente in queste settimane, quando l’app “Remove Chinese Apps” (con un’unica funzione eloquentemente espressa dal suo nome) aveva raggiunto un numero impressionante di download, salvo essere poi rimossa da App Store e Google Play.