Ogni viaggiatore nella sua personale lista di cose da vedere, nel proprio taccuino dei sogni, oltre ad una serie di luoghi esotici, scalate da compiere e imprese da realizzare, da sempre c’è la parte dedicata alle sette meraviglie del mondo. Dei luoghi leggendari che tutti vorrebbero vedere almeno una volta nella propria vita.
Ovviamente iniziamo con il dire che c’è una netta distinzione tra due categorie: ci sono le sette meraviglie del mondo antico e quelle del mondo moderno. In questa primo speciale andremo ad analizzare le sette meraviglie del mondo antico, da dove nasce tutto quanto.
Risalire precisamente a quando fu stilata questa lista e soprattutto il motivo della sua nascita, è un po’ come andare a ritroso di una leggenda.
Sappiamo che una delle prime liste stilate, dove si faceva riferimento ai monumenti dell’antichità più imponenti e magnifici che si fossero mai visti, risale al III secolo a.c.
Il testo invece più antico che nomina le Sette meraviglie del Mondo è una poesia di Antipatro di Sidone (Antologia greca, IX, 58) scritta intorno al 140 a.c. che comprendeva appunto i monumenti dell’antichità più grandi della Terra. I sette monumenti definiti “meraviglie” si potevano ammirare contemporaneamente nel periodo fra il 250 a.C. ed il 226 a.C., ma ad oggi di tutte e sette le meraviglie è in piedi soltanto la piramide di Cheope.
Perché stilare una lista?
Partiamo dal presupposto che nell’antichità, soprattutto nel mondo greco, la competizione era alla base delle civiltà, di ogni loro azione. I greci si trovavano a creare classifiche per ogni situazione, la gara era alla base della loro cultura, non per nulla sono stati gli ideatori delle Olimpiadi e non c’era momento nel quale non si mettessero in competizione. C’erano classifiche e gare tra i musici, tra gli oratori, tra i commercianti, oltre che per gli sportivi e in un cultura dove la bellezza e la magnificenza erano parte integrante dell’animo greco, non si potevano esulare dal giudicare i migliori monumenti mai realizzati.
Nell’antica Grecia le competizioni e le classifiche erano la base della cultura ellenica
Le sette meraviglie erano:
- le piramidi d’Egitto, ed in particolare le tre piramidi di Giza
- le mura di Babilonia, ed i suoi giardini pensili
- il tempio di Artemide ad Efeso
- la statua di Zeus scolpita da Fidia per il santuario di Olimpia
- il Mausoleo di Alicarnasso
- il Colosso di Rodi
- il faro di Alessandria d’Egitto.
Come possiamo notare, si tratta di costruzioni tutte erette in zone del Mediterraneo Orientale o della Mesopotamia: la spiegazione anche qui è abbastanza semplice, si trattava di luoghi conosciuti e visitati dai mercanti greci.
In seguito, ne vennero aggiunte altre sette (anche se noi analizzeremo le primissime ideate): il Tempio di Salomone a Gerusalemme; il ponte di Babilonia sull’Eufrate; la statua di Atena Parthenos scolpita da Fidia per l’Acropoli di Atene; il tempio di Apollo a Delfi; il Colosseo e il Campidoglio, entrambi a Roma.
L’origine delle sette meraviglie del mondo antico risale approssimativamente al III sec a.c. ma non è certo dato che la loro nascita è avvolta dalla leggenda stessa
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I Giardini pensili di Babilonia
Mesopotamia
La storia dei giardini pensili di Babilonia è similare quasi alla nascita delle stesse sette meraviglie. Situati nell’antica Babilonia, vicino all’attuale Baghdad in Iraq, furono realizzati dal re Nabucodonosor II nel 590 a.c. anche se la tradizione attribuisce la loro costruzione alla regina assira Semiramide che solitamente raccoglieva all’interno rose fresche per tutto l’anno, nonostante il clima arido del deserto.
La loro fama era dovuta non tanto alla grandezza quanto alla magnificenza di questi giardini, abbelliti da statue, fontane, fiori e piante meravigliose, alcune delle quali avevano radici molto profonde.
Addirittura i racconti parlano di macchine idrauliche nascoste nelle colonne ed azionate da schiavi per portare l’acqua dall’Eufrate fino al più alto giardino, ad oltre 20 metri dal suolo.
Ovviamente, come la maggior parte di queste meraviglie, secondo alcuni studiosi questi giardini in realtà non sarebbero mai esistiti, ma hanno dato l’occasione a numerosi architetti moderni di realizzare delle opere in stile giardini di Babilonia: una su tutte il Bosco Verticale di Milano.
Il Colosso di Rodi
Grecia
Nella scena della Compagnia dell’Anello, dove Frodo e compagni passano con le loro barche al centro delle statue degli Argonaths, ci si avvicina moltissimo forse a come poteva essere il colosso di Rodi ai tempi degli antichi greci.
Alto trentadue metri, realizzato nel 293 a.c. dall’artista Caletus in dodici anni, rappresentava il dio Helios e costruita per celebrare la vittoria nella battaglia contro Demetrio I Poliorcete.
Il Colosso di Rodi rimase al suo posto per ben 56 anni, fino a quando un terremoto lo distrusse e rimase sul fondo del mare altri 800 anni,
fino a quando nel 672 fu fatto a pezzi dagli arabi per rimuoverlo durante la conquista di Rodi. Il colosso si trovava all’inizio del porto di Rodi in Grecia ed era una porta d’ingresso alla città attraverso il mare.
Mausoleo di Alicarnasso
Turchia
Come le piramidi anche questo monumento era una tomba dedicata a Mausolo, Satrapo della Caria, ovviamente era imponente e fu fatta costruire dalla sorella (che era anche sua moglie) Artemisia nel 350 a.c. Il monumento, realizzato usando blocchi di marmo, era alto circa 50 metri; 36 colonne sostenevano una piramide di 34 gradini sopra la quale era stato scolpito un carro trainato da quattro cavalli.
I resti di questo edificio sono ancora visibili nell’attuale Bodrum, in Turchia, e una parte sono conservati al British Museum di Londra. Purtroppo anche il Mausoleo venne distrutto da un terremoto ed oggi ne rimangono solo alcune rovine.
Ma il Mausoleo di Alicarnasso è rimasto comunque eterno: la tomba di Mausolo era talmente bella e imponente che il termine mausoleo venne poi usato per indicare tutte le grandi tombe monumentali.
Tempio di Artemide a Efeso
Turchia
Era un tempio ionico costruito in onore della dea della caccia Artemide, intorno al 560 a.C. ed era una delle più grandi costruzioni della civiltà classica. Anche questo tempio fu distrutto (e non una volta) da eventi catastrofici. La prima volta che fu distrutto, da un incendio, era la stessa notte in cui nasceva Alessandro Magno, attenendoci alla leggenda proprio perché la Dea era impegnata nel sorvegliare il piccolo Alessandro non riuscì a salvare il proprio Tempio.
Era il più vasto tempio che si fosse mai costruito in una città greca; lungo 115 metri e largo 55, era sorretto da 127 colonne di marmo in stile ionico alte 18 metri e col diametro di due metri.
Molte di queste colonne erano adorne di sculture e fu definito il più bel monumento tra le sette meraviglie.
Ho veduto le mura e i giardini pensili di Babilonia, la statua di Zeus in Olimpia, il Colosso di Rodi, la grandiosa opera delle piramidi e la tomba di Mausolo. Ma quando mirai il tempio di Efeso, tutte le altre meraviglie furono eclissate
Ricostruito altre cinque volte, il Tempio di Artemide fu distrutto ancora, prima dai Goti nel 262, poi dai cristiani nel 401 e ad oggi gli archeologi ne hanno ritrovato solo le fondamenta oltre ad alcune pietre.
Faro di Alessandria
Egitto
Sull’isola di Pharos, di fronte il porto di Alessandria d’Egitto, vi era uno dei più grandi capolavori di ingegneria ellenistica. Un’opera di 134 metri che aveva il compito di garantire la sicurezza del traffico marittimo (oltre che guida per i marinai all’attracco del porto) e secondo le leggende, senza foschia, pare che fosse visibile fino a 48 km di distanza.
Anche il faro di Alessandria ha vissuto degli eventi sismici infatti fu distrutto da due terremoti proprio nel 1303 e una seconda volta nel 1323. Probabilmente una delle realizzazioni più avanzate ed efficaci della tecnologia ellenistica dell’epoca.
Venne costruito tra il 300 a.C. e il 280 a.C. sull’isola di Pharos, di fronte al porto di Alessandria d’Egitto.
Il faro rimase in funzione per sedici secoli e dopo la sua seconda distruzione, le sue rovine furono recuperate in mare ed utilizzate nel 1480 dal sultano d’Egitto Quaitbay per costruire un forte nelle vicinanze.
Statua di Zeus a Olimpia
Grecia
Altra statua, questa volta non a protezione di una città come poteva essere il Colosso di Rodi, ma forse a protezione di un’intera cultura. Stiamo parlando della statua di Zeus a Olimpia, alta 13 metri e costruita nel 436 a.C. da Fidia, il più importante scultore del mondo antico.
Questa statua, con le parti nude del corpo erano ricoperte d’avorio, il manto di oro, gli occhi erano di pietre preziose e anche il trono su cui sedeva era d’oro, rappresentava il completamento del Tempio di Zeus ad Olimpia.
Collocata nella navata centrale del Tempio di Zeus a Olimpia, in Grecia.
Era sempre ricoperta da un velario di porpora e veniva scoperta soltanto in situazioni di grande solennità, come i giochi olimpici.
La leggenda vuole che durante questi momenti ai presenti pareva di vedere realmente apparire le sembianze del dio. Restò ad Olimpia per ottocento anni, poi entrò a far parte, secondo la tradizione, della collezione di opere d’arte pagane di Lauso, che la pose nel proprio palazzo a Costantinopoli che purtroppo andò distrutto nell’incendio della città nel 475 d.C. (ma questa è una delle tante leggende che ruotano attorno alla statua, la sua fine non è certa)
Un esempio dei giorni nostri, simile all’idea della statua di Zeus, è il Lincoln Memorial a Washington D. C. eretto in un edificio con 36 massicce colonne alte 10 metri, praticamente uguale al tempio di Zeus ad Olimpia.
Piramide di Cheope a Giza
Egitto
La più antica delle sette meraviglie del mondo antico e l’unica che è giunta ai giorni nostri e che probabilmente andrà a lungo per ancora moltissimi secoli. La piramide si trova in Egitto ed è chiamata anche come Grande Piramide di Giza ed è il monumento funebre del Faraone Cheope.
La sua costruzione iniziò quasi 5000 anni fa, nel 2584 a.C., e in origine era alta 146,6 metri. Nel corso del tempo gli agenti atmosferici l’hanno portata ai 139 metri di oggi. Per paragonarla a delle strutture odierne la piramide di Cheope è alta come un grattacielo di 48 piani, con il lato di base di circa 230 metri.
Per costruirla furono utilizzati oltre due milioni di massi, di cui il più pesante pesava 290.000 chilogrammi, da qui i grandi misteri che ruotano attorno alla sua realizzazione. Le piramidi per gli Egizi erano delle tombe e dei luoghi dove poter nel miglior modo possibile attivare “il trapasso” dopo la morte, i Faraoni difatti (considerati delle divinità in Terra) si facevano seppellire nelle piramidi con tutte le loro ricchezze e gli uschabti, delle statue magiche di servitori che avrebbero dovuto svolgere i lavori pesanti nell’aldilà.
Per evitare che i ladri e predoni le saccheggiassero, chiudevano ermeticamente le camere sepolcrali e le disseminavano le gallerie che vi accedevano da finte stanze, ancora oggi gli archeologi non riescono ad entrare nella maggior parte di queste stanze e il mistero che ruota attorno agli interni delle piramidi è ancora altissimo.
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