L’organizzazione mondiale della sanità ha denominato il nuovo coronavirus SARS-CoV2 e sembra sempre più preponderante l’ipotesi che sia generato dai pipistrelli. Le analisi genetiche dimostrano che due coronavirus dei pipistrelli hanno per l’88% la stessa sequenza genetica di quella del SARS-CoV2.
Quello che manca però è l’individuazione dell’animale che ha fatto da tramite per trasmettere il virus all’uomo: un tassello fondamentale per ricostruire la diffusione e l’evoluzione del virus. Si pensa infatti che il virus non sia passato direttamente dai pipistrelli all’uomo ma che ci sia stato un altro animale che ha agito come mezzo di trasporto per la trasmissione del virus all’uomo.
Nel 2003 i pipistrelli furono i principali indiziati per la genesi del coronavirus della SARS: infatti diversi coronavirus dei pipistrelli erano geneticamente molto simili al virus SARS-CoV isolato poi nell’uomo.
Recentemente, oltre ai pipistrelli sono stati ipotizzati altri animali come serbatoi di origine del virus, ad esempio i serpenti, anche se non è mai stata dimostrata direttamente questa ipotesi, e il pangolino, altra teoria in attese di conferme.
I pipistrelli sono stati individuati come i maggiori ospiti dei coronavirus con la possibilità di diffonderli su ampia scala data la loro presenza in tutto il mondo e la loro facile adattabilità ad ambienti diversi.
Come si legge nel rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità:
I pipistrelli hanno una risposta immunitaria innata molto efficiente nel contrastare le infezioni ed hanno un metabolismo accelerato legato alla capacità di volare, aspetti che consentono ai pipistrelli di ospitare virus che provocherebbero infezioni gravi e la morte in altre specie animali.
In più si aggiunge il fatto che vivono in colonie e in spazi stretti quindi possono trasmettersi velocemente e facilmente il virus per poi volando diffonderlo nell’ambiente circostante in modo più vasto rispetto ad altri animali che si muovono sul terreno.