Nell’era geologica attuale chiamata Olocene, i poli geomagnetici sono stati caratterizzati da periodi di stabilità seguiti da periodi di veloce variazione come conseguenza dei complessi processi che si producono all’interno della Terra.
Lo spostamento registrato è contraddistinto da una brusca accelerazione con un veloce spostamento del polo nord magnetico verso la Siberia e di quello sud verso la costa della Terra Vittoria in Antartide. L’attuale rapido cambiamento della posizione dei poli magnetici e’ una conseguenza di ciò che avviene nel cuore della Terra nella zona tra il mantello terrestre e il nucleo esterno fluido dove ha origine il campo magnetico terrestre.
Queste mutazioni comportano una variazione nel campo magnetico che influisce sulla navigazione e l’orientamento alle alte latitudini. Alle nostre latitudini gli effetti sono limitati a meno che non servano misurazioni molto precise.
Per capire i fenomeni odierni è necessario mappare lo spostamento del polo geomagnetico nel tempo: per diversi secoli la posizione dell’antico polo geomagnetico (paleopolo) è stata sostanzialmente stabile mentre in altri periodi si è spostato accelerando il suo moto significativamente e coprendo in poco tempo regioni molto estese.
Grazie a questa mappa è stato possibile ricostruire gli spostamenti degli ultimi 11700 anni.
Il polo nord magnetico è la regione della superficie terrestre dove le linee di flusso del campo geomagnetico sono perpendicolari al suolo e dirette verso il terreno. Questa regione ha dimensioni e posizione variabili nell’ordine di gradi e decine di gradi rispetto la propria longitudine e latitudine.
Il polo nord geomagnetico della terra è definito come il punto a nord dove termina l’asse della magnetosfera terrestre. Non si tratta di un punto reale ma di un modello matematico che spiega per circa il 90% il reale comportamento del campo magnetico terrestre. Questo punto che è determinato da un’approssimazione non coincide con il polo nord magnetico.
5000 anni fa il paleopolo ha iniziato una traiettoria oraria verso la Russia europea, che ha raggiunto 3200 anni fa e dove ha stazionato per circa 400 anni. Successivamente, si è mosso rapidamente con una rotazione oraria passando per il Mar del nord (2400 anni fa) per poi raggiungere nuovamente il Nord America 2000 anni fa.
Riporta il comunicato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
La ricerca è stata realizzata grazie all’esame dei sedimenti marini prelevati al largo delle isole Svalbard nel Mare di Barents.
Nata dalla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) , la ricerca ha coinvolto diversi istituti di ricerca ed università internazionali, i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Quaternary Science Reviews.