I dati raccolti in due decenni dalla missione Cluster hanno rilevato il suono che emette una tempesta solare quando incontra il campo magnetico terrestre. Un canto extraterrestre che fornisce altri dettagli alla comprensione dell’universo.

La missione Cluster è formata da quattro veicoli spaziali che orbitano attorno alla Terra con lo scopo di studiare il campo magnetico terrestre e le sue interazioni con il flusso costante di particelle rilasciate dal Sole (vento solare).

Il vento solare soffia sempre e quando si verificano delle forti esplosioni sulla superficie del Sole si generano turbolenze e raffiche di particelle che provocano tempeste solari.

Le tempeste solari possono essere dannose per l’elettronica e le tecnologie di precisione presenti sulla Terra e nello spazio, per questo è importante conoscerne gli effetti e come si propagano.

La prima regione che le particelle incontrano quando una tempesta solare colpisce il nostro pianeta viene chiamata foreshock ed è situata appena oltre i confini del campo magnetico terrestre.

Il team ha scoperto che nella prima parte della missione, dal 2001 al 2005, Cluster ha attraversato sei di queste collisioni, registrando le onde che sono state generate:  le onde magnetiche generate quando le particelle della tempesta solare colpiscono la zona del foreshock sono molto più complesse di quanto si pensasse.

Il nostro studio rivela che le tempeste solari modificano profondamente la regione dello foreshock

afferma Lucile Turc, a capo della ricerca e ex ricercatore dell’ESA e ora ricercatore all’Università di Helsinki, in Finlandia,

Tutto il processo è ancora misterioso ma ciò che è chiaro è che l’energia generata dalle onde non sfugge nello spazio ma viene spinta verso la Terra dalla tempesta solare in arrivo.

Le onde prodotte quando non ci sono tempeste solari che colpiscono la Terra, sono meno complesse e viaggiano ad una frequenza relativamente bassa.

 

 

Quando una tempesta solare è in atto, la frequenza dell’onda quasi raddoppia dipendendo dalla forza del campo magnetico: una volta che la tempesta colpisce il foreshock l’onda si rompe in una complessa rete di frequenze diverse e più alte.

Se trasformate in suono le onde prendono le sembianze di un canto alieno.

 

 

I cambiamenti che seguono nella zona del foreshock hanno il potere di influenzare il modo in cui la tempesta solare si propaga sulla superficie terrestre. Prima di arrivare alla nostra atmosfera le onde incontrano un’altra barriera la zona del bow shock o fronte d’urto che è la regione magnetica dello spazio e che rallenta le particelle del vento solare prima che si scontrino con il campo magnetico terrestre.

Passando per il bow shock le onde provocano una risonanza nel campo magnetico della Terra che trasmette il disturbo fino a terra.

È un processo veloce, che impiega una decina di minuti: dal momento in cui l’onda viene generata nell’urto a quando la sua energia raggiunge il suolo.

La comprensione di come i disturbi meteorologici spaziali, come le tempeste solari, si propagano attraverso il Sistema Solare e sulla Terra è di fondamentale importanza e l’imminente missione Solar Orbiter dell’ESA, prevista per febbraio 2020, contribuirà notevolmente a queste indagini.