A Lucca Comics & Games 2019 abbiamo incontrato Emil Ferris, a cui è stata dedicata la mostra “Mostri, non lo siamo tutti?”. In attesa dell’uscita del secondo volume di La mia cosa preferita sono i mostri, ecco perché secondo l’autrice i mostri sono fondamentali.

Emil Ferris ama i mostri: l’ha detto forte e chiaro con la sua graphic novel d’esordio, La mia cosa preferita sono i mostri, pubblicata nel 2017, di cui stiamo aspettando con ansia il secondo volume.

L’autrice ha avuto una vita complicata, dovendo affrontare una paralisi, che le ha impedito per anni di disegnare: questa difficoltà non l’ha però scoraggiata, tanto da spingerla a creare uno stile unico, utilizzando le penne biro.

 

 

A Lucca Comics & Games 2019, al Palazzo Ducale, l’autrice ha presentato una mostra dedicata alla sua opera, dal titolo Mostri, non lo siamo tutti? che raccoglie decine di suoi lavori.

 

 

 

I mostri parlano di noi

La mia cosa preferita sono i mostri, che ha come protagonista Karen Reyes, ragazza che vive nella Chicago degli anni ’60 e ama i film horror, è piena di creature dall’aspetto singolare. Secondo l’autrice chi sono i veri mostri oggi? Gliel’abbiamo chiesto proprio a Lucca:

Noi. Gli esseri umani sono gli unici mostri che ci sono. E li amo: amo i mostri. Ho più problemi con gli abitanti del villaggio, che non si rendono conto di essere mostri.

Credo che però questo cambierà: si renderanno conto di non dover mettere alla gogna le persone e far loro del male.

Piuttosto dovrebbero scoprire il loro potere: sono molto potenti e fantastici, bellissimi, magnifici. Quando lo faranno non avranno bisogno di guardarsi intorno e odiare cose e persone.

 

 

 

Lo stile unico di Emil Ferris

Emil Ferris ha uno stile inconfondibile. Quanto è importante preservare la propria unicità?

 

Penso di aver avuto abbastanza difficoltà nella vita, tanto da sviluppare un mio modo di stare al mondo e fare cosa è importante per me.

Credo che tutti siamo unici, ognuno di noi, ma forse non sappiamo ancora fidarci di chi siamo e di cosa possiamo fare.

Se lo facessimo credo che saremmo in grado di trovare il nostro talento, perché l’unica persona a cui devi rispondere è te stesso.

 

 

 

 

 

Non chiedete a Emil Ferris qual è il suo mostro preferito

Dal Mostro della laguna a Frankenstein, Emil Ferris ama tutti i mostri classici del cinema e della letteratura horror. Ma non chiedetele quale sia il suo preferito.

 

È un po’ come chiedere quale figlio preferisci: in questo senso non è una buona domanda, perché non voglio avere un preferito.

Non credo di avere un preferito assoluto: li amo tutti per motivi diversi e penso che abbiamo bisogno di tutti loro, perché mettono in luce diversi aspetti di noi stessi.

Aspetti che ci mettono a disagio, o che ancora non abbiamo capito che sono i nostri superpoteri.

Sto facendo un disegno di Medusa e mi è venuto in mente che le persone pensano che sia un mostro, ma il suo unico aspetto mostruoso è che sta difendendo la sua casa da un’invasione.

Trovo interessante che sia una qualità mostruosa per una donna, mentre se invece fosse un uomo la considereremmo eroica.

Credo che abbiamo bisogno di lei, di Medusa, come del Mostro della palude, L’uomo lupo, i lupi mannari, i vampiri: abbiamo bisogno di mostri che ci dicano cose diverse di noi stessi.

Descrivono aspetti diversi di noi e li amo tutti.