La scorsa settimana abbiamo avuto l’opportunità di essere parte integrante dell’evento di presentazione alla stampa della seconda stagione di Suburra – La Serie.

Ospiti di Netflix per un’intera giornata, l’evento ci ha visti inizialmente partecipare alla proiezione dei primi due episodi nella splendida cornice della Casa del Cinema a Villa Borghese. Un luogo ormai iconico nel panorama cinematografico romano ed italiano, è stato anche il fulcro dei due successivi panel.

Il primo, al quale hanno preso parte i due registi Andrea Molaioli e Piero Messina; i produttori Riccardo Tozzi e Gina Gardini; la sceneggiatrice Barbara Petronio e in ultima istanza anche una importante referente di Netflix per l’Europa. L’entusiasmo è stato palpabile dal primo momento, aiutato soprattutto dalle buone impressioni ricevute in sala dopo la proiezione.

In particolare Piero Messina, nuovo regista della serie, il quale ha curato il quarto, il quinto ed il sesto episodio, ha tenuto ad esprimere le sue paure di fronte ad una produzione così diversa dai suoi standard. Per la prima volta si è trovato nella condizione di dover dirigere un’opera dalle forte tinte action, un territorio nel quale il suo cinema non ha mai messo piede.

Superate però le prime preoccupazioni, ha trovato in questo modo di narrare una spinta per migliorarsi, promettendoci di approfondire questo aspetto anche nei suoi lavori individuali.

Andrea Molaioli, ormai veterano della serie, ha dato la sua visione rispetto ad una seconda stagione più ariosa, più corale e certamente più riuscita della prima, marchiando ancor di più a fuoco gli episodi con il suo stile. Tanti gli argomenti di cui non possiamo parlarvi nello specifico, a causa dei due panel estremamente a rischio spoiler, ma interessante resta l’intervento del fondatore di Cattleya, Riccardo Tozzi.

Così come già fatto con altre produzioni dello stesso tipo, Suburra parte dall’idea di inserire in un racconto romanzato, lo specchio di una città che tutti i romani conoscono, e che in qualche modo attrae anche chi di Roma conosce poco.

Basandosi su archetipi di famiglie criminali della capitale e su un canovaccio storico che riprende le principali notizie di attualità, Suburra racconta la nostra Roma come la città del potere, dove però questo viene condiviso e non può esistere un solo re.

 

A dare il cambio al primo gruppo, ci ha pensato poi il cast

formato da Alessandro Borghi (Aureliano Adami), Giacomo Ferrara (Alberto “Spadino” Anacleti), Eduardo Valdarnini (Gabriele Marchilli), Claudia Gerini (Sara Monaschi), Filippo Nigro (Amedeo Cinaglia) e Francesco Acquaroli (Samurai). 

“Siamo convinti che questa stagione vi piacerà molto di più” – afferma con grande convinzione Borghi, prendendosi il consenso dei suoi colleghi. I sei hanno parlato approfonditamente delle loro sensazioni riguardo alla prosecuzione della serie, contenti di essere tornati a vestire i panni di una serie di personaggi oscuri e, a detta loro, mai banali.

Non sono mancate battute sui rapporti tra di loro, e sugli equilibri che si andranno modificando parecchio in questa seconda stagione, anche alla luce di un evento importante presente proprio nei primi due episodi della stagione.

Conclusa la grande carrellata di incontri a distanza, un manipoli di giornalisti (tra i quali anche noi), ha avuto modo di spostarci all’interno del bellissimo Eden Hotel di Roma

a pochi passi da Villa Borghese, per continuare a vivere le atmosfere di Suburra al massimo delle sue potenzialità. Durante una doppia tavola rotonda, abbiamo avuto modo di parlare in maniera più diretta e ravvicinata con i protagonisti della serie, riuscendo a carpire alcuni interessanti dettagli dalle loro parole.

È proprio Claudia Gerini a rompere il ghiaccio, quando le viene chiesto di raccontare un po’ la nuova Sara Monaschi. “Penso che sia un personaggio più duro. Si slega quanto può dai dettami del Vaticano“, e poi continua, parlando delle figure femminili: “Le donne sono ancor più centrali nello sviluppo e nel cambiamento degli equilibri, anche tra loro stesse. È Sara che prende l’eredità della contessa”.

Tutti elementi che ci aiutano a capire come l’evoluzione delle gerarchie sta mutando. Non esistono più gli uomini che decidono e attuano, ma spesso si affidano alla riflessività delle donne per comprendere a pieno gli schemi.

È lo stesso che abbiamo visto accadere durante la prima stagione attraverso il rapporto tra Amedeo Cinaglia e sua moglie Alice, e che si va concretizzando in questa seconda stagione, come lo stesso Filippo Nigro ci conferma, che in più aggiunge: “Non esistono riferimenti specifici per il personaggio di Cinaglia.

Certamente ho preso parte alle sedute pubbliche in Campidoglio, ma solo per farmi un’idea dell’atmosfera e dell’andamento di questi eventi e degli ambienti nei quali avremmo poi girato le nostre scene”.

 

 

A fianco all’approfondimento dei singoli caratteri, si è cercato di comprendere i motivi dietro alla struttura di Suburra.

A fianco all’approfondimento dei singoli caratteri, si è cercato di comprendere i motivi dietro alla struttura di Suburra ed è qua che Francesco Acquaroli ha preso la parola: “Suburra racconta in maniera decisa la ricerca della carriera. Storicamente la criminalità nasce dai proletari. Sono tutti personaggi, compresi i politici arricchiti, che si concedono degli “scivolamenti”, al solo scopo di raggiungere il proprio obiettivo.

E lo fanno convinti che in qualche modo, ne ricaveranno anche qualcosa di buono per la città che amano. Non sempre si sentono cattivi“. Lo conferma anche la Gerini, quando afferma che non esiste più la dialettica tra buoni e cattivi, ma solo tra cattivi e più cattivi e questi rapporti si vanno ribaltando costantemente in base alle singole situazioni e agli interessi in ballo.

Si tratta di una guerra al potere nel quale il bene è poco presente e spesso destinato alla morte, come già successo in passato. In qualche modo è la realtà, ma romanzata.

 

Il tempo a disposizione si esaurisce ed è qui che prendono il loro posto Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara ed Eduardo Valdarnini.

Una discussione a dire il vero molto più incentrata sullo spoiler e sugli eventi vissuti nel corso dei primi due episodi, ma dalla quale è comunque interessante estrapolare alcune considerazioni, incentrate soprattutto sulla cifra stilistica aggiunta da Piero Messina.

Tutti e tre i protagonisti sono infatti concordi nell’affermare che il regista abbia aggiunto e influito molto sulla seconda stagione.

“È un pazzo creativo”, afferma Borghi, parlando del suo modo di entrare a gamba tesa nella produzione e nel lavoro con gli attori.

“È un pazzo creativo”, afferma Borghi, parlando del suo modo di entrare a gamba tesa nella produzione e nel lavoro con gli attori.

L’interprete di Aureliano Adami è convinto che, se la seconda stagione di Suburra è stata in grado di raggiungere vette di eccellenza, questo sia anche merito della visione impressa da Messina. I personaggi sono maturati e le psicologie sono messe più a nudo rispetto al passato.

Giacomo Ferrara ci racconta invece più nel dettaglio il lavoro sul set, affermando che spesso Messina decide di girare alcuni take già destinati ad essere cestinati. Questa tecnica ha il solo scopo di sperimentare, di approfondire la scena e capire come muoversi per renderla migliore nelle successiva prove.

È questo dettaglio che è risultato fondamentale per Valdarnini, a fronte di un personaggio difficile da gestire, che nella seconda stagione vive una parabola in continua discesa psicologica, dalle conseguenza estreme.

Ci siamo congedati da questa giornata con una veloce ma interessante videointervista, che potete trovare qui. La seconda stagione di Suburra è disponibile per intero su Netflix dal 22 febbraio.