L’origine della leggenda di Robin Hood, il fuorilegge che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Arriva sul grande schermo la storia che nessuno (ovviamente) conosce e che forse era meglio restasse ignota.

A metà tra personaggio storico e leggenda, Robin Hood è uno degli eroi più popolati ed amati.

A metà tra il personaggio storico e la leggenda, Robin Hood è senza dubbio uno degli eroi più popolari ed amati. Protagonista di molte opere della letteratura britannica, le origini del ladro che rubava ai ricchi per donare ai poveri molto probabilmente è la fusione tra un personaggio realmente esistito – secondi alcuni un ladro secondo altri un nobile sassone decaduto – con il dio della foresta protagonista di antiche leggende. Abile arciere, se oggi viene ritratto come un eroe che combatteva le ingiustizie al servizio del popolo, nella versione medievale era considerato un semplice bandito.

Da sempre associato con la foresta di Sherwood, luogo del nascondiglio segreto della sua banda, e alla Contea di Nottingham – che nelle varie versioni è sempre governata dal malvagio Sceriffo – gli storici sono soliti ritenerlo originario dello Yorkshire, dove si trova il villaggio di Loxley. Inoltre nel priorato di Kirklees (Yorkshire occidentale, si trova una tomba con il suo nome. Mentre secondo altri il suo paese di origine sarebbe Wakefield.

L’arciere è la fusione tra un personaggio realmente esistito e il dio della foresta di antiche leggende.

Un’incertezza che oltre alle sue origini riguarda anche la sua data di nascita. C’è chi colloca la sua nascita tra il 1285 ed il 1295 e chi invece ritenga sia nato molto prima e morto circa nel 1247

 

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Proverbiale è la sua lotta contro lo sceriffo di Nottingham e Giovanni senza terra.

Ma che sia stato di umili origini o un nobile decaduto o quale sia il suo paese di origine o la sua data di nascita poco importa, perché la leggenda di Robin Hood e la sua lotta contro il malvagio Sceriffo di Nottingham e l’usurpatore al trono Giovanni senza terra da sempre affascina.

Una storia che da sempre ha affascinato il cinema, che non si è lasciato sfuggire l’occasione di raccontarne le gesta. Molti sono infatti i film che dal 1908 ad oggi lo hanno visto protagonista, tra trasposizioni classiche come quella del 1938 con Errol Flynn o quella del 1991 con Kevin Costner, animate con il classico Disney (1973) e la serie anime (1990), futuristiche in Rocket Robin Hood e l’immancabile versione parodica nel Robin Hood: un uomo in calzamaglia, ovviamente ad firma Mel Brooks.

L’eroe rivive al cinema in Robin Hood – L’origine della leggenda. Una storia sconosciuta che era meglio restasse tale.

Un eroe che ora rivive in Robin Hood – L’origine della leggenda, in cui il regista Otto Bathurst (Black Mirror, Peaky Blinders) ne racconta l’origine, rivelandoci (ovviamente) la storia che nessuno conosce. E che era meglio (molto meglio) che restasse sconosciuta. Ma procediamo con ordine.

 

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Il giovane nobile Robin di Loxley ha tutto, ma la sua vita cambia quando è costretto a partire per le crociate.

Robin di Loxley è un giovane nobile che ha tutto. Giovane, ricco e innamorato la sua vita negli agi procede come meglio non potrebbe, almeno finché non è costretto a partire per le crociate e a lasciare (a malincuore) la sua bella Marion.

Dopo aver trascorso quattro anni in Terra Santa a combattere gli infedeli, Robin torna in Inghilterra e scopre che la corruzione dilaga nella contea di Nottingham. Per porre fine alle misere condizioni in cui si trova il suo popolo il nobile, aiutato da un abile e sprezzante comandante conosciuto durante la guerra, diventerà il paladino degli oppressi diventando il leggendario Robin Hood.

 

 

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Il film avvisa da subito, quella che stiamo per vedere è una storia mai raccontata.

Robin Hood – L’origine della leggenda ci avvisa fin da subito, quella a cui stiamo per assistere non è la storia che tutti conoscono, ma quella mai raccontata di come il conte di Loxley è divenuto il famigerato Robin Hood. Una premessa fondamentale per riuscire a gustarsi a pieno un film in cui gli stravolgimenti, rispetto ai canoni classici su storia e film che tutti conosciamo, non sono pochi.

Un film quindi che intende riscrivere in qualche modo la storia di uno degli eroi più noti ed amati, ma che purtroppo fallisce alla grande nel suo intento.

Problema principale del mancato bersaglio è da ricercare nella sceneggiatura, la quale porta sullo schermo non solo una storia noiosa e che non intriga minimamente, dove i dialoghi sono quelli che ci si aspetterebbe in una soap opera, dove gli intrighi e le sotto trame (politiche) sbucano all’improvviso.

La storia risulta noiosa e per nulla intrigante a causa di una sceneggiatura non all’altezza. Inoltre l’ambientazione è una vera e propria accozzaglia di generi uniti a caso.

Come se non bastasse l’ambientazione risulta essere una vera e propria accozzaglia di generi uniti a caso, senza un minimo di logica. Si passa quindi dalla love story in stile romanzo Harmony, ai war movie ambientati in medio oriente dove al posto di mitragliatrici e fucili d’assalto si hanno arco e frecce, all’ambientazione duecentesca/antica Roma della  parte ricca della città di Nottingham a cui si contrappone la fusione tra steampunk e post-apocalisse di quella povera.

Ovviamente non potevano mancare gli inseguimenti sui carri in stile Fast and Furious. Un vero e proprio viaggio tra generi cinematografici che disorienta.

 

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I costumi richiamano troppo l’era moderna, non si ha minimamente la sensazione di essere nel Medio Evo.

A tutto ciò vanno aggiunti costumi che richiamano fin troppo l’era moderna, tanto che si ha la sensazione che la storia sia ambientata in una realtà alternativa distopica invece di essere nell’Inghilterra medievale. Nel film non c’è praticamente nulla (o quasi) che faccia pensare di essere in una precisa epoca, ma si viene continuamente sballottolati tra ambientazioni di ogni genere. Una confusione epica.

Una storia quella raccontata in questa nuova versione di Robin Hood che si concentra sulle sue origini del bandito, mostrandoci che il motivo per cui il giovane nobile decide di indossare i panni di un criminale è più per rabbia che per vera e propria sete di vendetta. Non poteva mancare l’allenamento per divenire una macchina da guerra, tra percorsi in cui deve colpire con le frecce i bersagli che sbucano dal nulla, sollevamento pesi di una ruota (del carro), corse in cui traina pesi e così via.

Rocky vi dici nulla? Ad allenarlo il fidato Little John, che qui per l’occasione diviene un ex soldato saraceno arrivato di soppiatto in Inghilterra. Sostanzialmente un clandestino in cerca di vendetta.

Il film si concentra sulle origini di Robin Hood e sulla sua lotta contro lo sceriffo di Nottingham.

Una vicenda in cui l’obiettivo dell’arciere non può che essere la sconfitta del malvagio sceriffo di Nottingham, che ebbro di potere sta riducendo il popolo alla fame.

E quale modo migliore per indebolirlo se non colpirlo lì dove fa più male, ovvero il portafogli? Ecco quindi che dalla vendetta si passa all’organizzazione della rapina del secolo, da revenge movie ad heist movie è un attimo.

Assistiamo quindi alla preparazione del furto, tra reclutamento di alleati e congegni esplosivi. In pieno stile Ocean’s Evleven.

 

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Il film non sa dove andare a parare. È semplicemente brutto.

Quello diretto da Otto Bathurst più che un film trash è un prodotto che non sa dove vuole andare a parare. Tra personaggi a dir poco stereotipati, dialoghi imbarazzanti, scene action che entusiasmano quanto un calcio tra le gambe e una storia che procede lentamente e noiosamente.

Una vicenda in cui abbondano dialoghi al popolo da parte dell’imbonitore di turno, dove la travagliata love story è più fuori luogo di un vegano in macelleria in cui neanche per un attimo è credibile l’affiatamento tra i due innamorati. In parole povere è un film brutto.

Purtroppo è un prodotto in cui è impossibile salvare qualcosa, un film che si prende troppo sul serio e incapa di trasmettere un minimo di tensione, di entusiasmo o semplicemente di divertire.

Questo Robin Hood è involontariamente comico, si ride per non piangere. Vista la scricchiolante base su cui si poggia ci si chiede perché non si sia spinto l’acceleratore sul fattore del nonsense, facendolo così divenire un film tanto assurdo da riuscire a divertire. Evidentemente Sharknado e simili non hanno insegnato nulla.

Involontariamente comico, tra dialoghi imbarazzanti e tensione inesistente, si ride per non piangere. Inguardabile.

Ben vengaa una nuova versione di Robin Hood, e ben vengano i cambiamenti (o meglio gli stravolgimenti) di una parte di storia o personaggi, ma che abbiano un minimo di filo logico e che non risultino comici per i motivi sbagliati.

Perché se si inscena una battaglia in piazza tra guardie e popolo armato di molotov (sostanzialmente una versione medievale degli scontri tra cellerini e black block alle manifestazioni), o si vuole far passare lo sceriffo di Nottingham tra le fiamme in stile Mosè, lo si deve fare con un certo stile (trash). Inguardabile.

 

 

 

Robin Hood – L’inizio della leggenda sarà al cinema dal 22 novembre.