Dopo The Childhood of a Leader, l’attore e regista statunitense Brady Corbet torna alla regia, questa volta con VOX LUX, un film magnetico, violento, pop, ritratto del decadimento dei nostri anni attraverso la figura di una star che perde la sua innocenza.
Il terrorismo, i massacri nelle scuole, la violenza e la ferocia dell’essere umano la vediamo nella realtà e al cinema inquadrata in tanti modi diversi. Il giovane regista Brady Corbet decide di sorprendere il Lido di Venezia, chi in positivo e chi in negativo, con VOX LUX, un vero e proprio ritratto del decadimento del ventunesimo secolo, attraverso la figura dell’immaginaria pop star Celeste.
In quello che sembra essere una falsa biografia di una delle tante artiste bruciate troppo in fretta dal tempo, Corbet porta avanti una spietatissima critica nei confronti del popolo americano.
Un dramma in tre atti con tanto di Prologo ed Epilogo narrato dall’attore Willem Dafoe dove seguiamo la vita della giovanissima Celeste (Raffey Cassidy), una ragazzina degli anni ’90 che rimane coinvolta in un terribile massacro nella sua scuola per mano di un compagno. Il film si apre in un vero e proprio bagno di sangue, dove Celeste è una delle sopravvissute.
Per omaggiare la memoria dei compagni scomparsi e combattere, civilmente, la dilagante violenza alimentata dalla stessa – attuale – politica americana delle armi libere, Celeste e sua sorella Elly scrivono, suonano e cantano una canzone durante una veglia trasmessa in televisione.
Da lì il candore di Celeste, la tragedia che l’ha colpita e il talento la fanno diventare – seguita dal suo manager (Jude Law) – la potenziale icona di una nuovissima e giovanissima generazione pop.
In un’altalena di emozioni, dove Celeste ricerca sé stessa, la sua identità, tormentata dal ricordo di quel maledetto giorno, la ragazza diventa il simbolo della purezza americana che, in una cornice a ridosso dell’attentato alle Torri Gemelle, si macchia del tutto alla ricerca dell’ego, del potere, del successo, vendendo letteralmente l’anima ad un nuovo millennio malato, ossessionato dal sé e in continuo stato di decadimento.
Diciassette anni dopo il suo debutto, Celeste (Natalie Portman) è una star a livello mondiale, consumata dal suo stesso successo. Dipendente dai farmaci, alcolizzata e con una figlia adolescente abbandonata ad Ellie (Stacy Martin), Celeste è letteralmente una mina vagante.
Una stella cadente, capace di riaccendersi unicamente sul palco, quando il suo corpo viene fasciato da tutine attillate, i brillanti le coprono il volto e le urla della folla impazzita silenziano le voci interiore dentro la sua testa.
Celeste è un’icona a tal punto che un gruppo di terroristi europei, indossano i costumi di scena di un suo videoclip per sparare all’impazzata contro i civili su di una spiaggia croata.
Ma anche di fronte alla tragedia, una tragedia che la colpisce in duplici modi, lo show deve andare avanti.
Ed ecco come Celeste si tramuta nell’America. America che a sua volta rappresenta l’intero mondo attuale. Un’umanità persa, smarrita, in caduta libera che non ha tempo di piangere i suoi morti, ma preferisce coprire il tutto con il frastuono di false illusioni.
Corbet porta al cinema con Vox Lux un ritratto pop, eclettico, stravagante del mondo che stiamo vivendo proprio adesso.
Un mondo marcio, in cui abbiamo dimenticato la sincerità, la bontà, la pietà verso il prossimo, ma dove l’ego viene messo al primo posto su tutto.
Un mondo dove per i propri dieci minuti di celebrità, per i soldi, il successo, per la paura di essere dimenticati, saremmo disposti a tutto, dal vendere l’anima al diavolo all’uccidere.
Al Festival di Venezia Vox Lux ha letteralmente spaccato la critica, eppure nelle sua stravaganza il film di Corbet è estremamente lineare, paradossalmente semplice nel suo essere così stratificato, così diverso in ogni suo capitolo, incorniciato in una struttura psichedelica e fuori dal comune.
Ascesa e discesa, Paradiso ed Inferno. Diverso e necessario, queste le parole che meglio rappresentato la storia e la cornice costruita attorno ad essa, in quanto Corbet ha il coraggio di osare con una pellicola dallo stile e struttura differente, spronando il pubblico verso riflessioni attuali più che mai.
Natalie Portman è la protagonista assoluta del grande schermo, in un’interpretazione viscerale dove, ancora una volta, supera le aspettative, i suoi limiti, e si mostra nuda all’interno di un personaggio che crediamo di conoscere, ma che sa sorprenderci fino alla fine della pellicola.
Tra gli isterismi di una divisa e l’astuzia di una persona che ha sempre saputo come sapersi vendere, diventando un vero e proprio Messia, Natalie Portman si conferma ancora una volta essere un’attrice meravigliosa, versatile e dalla bellezza immortale.
Dalle stelle di Ziggy Stardust, le influenze glam, la musica violenta che quasi ferisce l’udito dei suoi spettatori, Celeste ci conduce negli inferi di un millennio freddo, grigio, privo di stimoli se non quelli che ci rendono tutti uguali, inquadrati in categoria, fotocopie di idoli costruiti a tavolino, di politiche basate sull’odio e ideologie senza speranza.
Qualcuno ha vociferato che Vox Lux parli unicamente ai figli di quest’epoca, a chi ha vissuto sulla pelle l’11 Settembre, a chi è cresciuto tra gli ottanta e i novanta, escludendo una larga fetta di spettatori.
Ma questo ce lo vogliamo solo raccontare per ignorare, ancora una volta, quanto il cinema sia necessario per riflettere i tempi, per metterci a confronto con la realtà, la vera natura dell’umanità… Ma si sa, la verità non è mai di moda!