Nel 1996 Kasparov veniva sconfitto da Deep Blue della IBM in una partita di scacchi. Oggi la sfida tra uomo e macchina si sposta in contesti più moderni, come le partite di Dota 2 in cui 4 partite su 5 sono state vinte da intelligenze artificiali.

La “squadra” di IA è stata chiamata OpenAI Five, derivante da OpenAI, una società no-profit tra i cui finanziatori c’è anche Elon Musk e che ha come obiettivo lo sviluppo di sistemi di apprendimento automatico.

Le prime partite sono finite col risultato di 4 a 1 a favore delle IA, e il prossimo scontro sarà a luglio contro i più bravi professionisti del Nord America. Successivamente ci saranno altre sfide al torneo mondiale The International in Canada che si terrà in agosto.

 

Una partita del team OpenAI Five.

 

L’allenamento che porta il team OpenAI Five a queste prestazioni è intenso: si allena giocando l’equivalente di 180 anni di gioco ogni giorno. E le singole ia sono anche stato in grado di imparare a cooperare, skill fondamentale in giochi di questo genere, grazie a un sistema di rewards.

Greg Brockman, tra i fondatori di OpenAI, ha dichiarato a The Verge che l’assenza di ego nelle ia le porta ad essere efficienti verso il raggiungimento di uno scopo superiore. E addirittura un giocatore inserito al posto di uno dei bot pare non si sia mai sentito così supportato in una partita:

The bots are totally willing to sacrifice a lane or abandon a hero for the greater good. For fun, we had a human drop in to replace one of the bots. We hadn’t trained them to do anything special, but he said he just felt so well-supported. Anything he wanted, the bots got him.