Arriva al cinema Tutti i soldi del mondo, nuovo film diretto da Ridley Scott che racconta il rapimento di John Paul Getty III nel 1973 e della corsa contro il tempo per salvarlo. Protagonisti Christopher Plummer, Michelle Williams, Mark Wahlberg e Romain Duris.
L’Italia negli anni ’70 era una vera e propria polveriera. Gli omicidi di giornalisti, politici ed esponenti delle forze dell’ordine da parte delle mafie e la lotta armata delle Brigate Rosse, portarono il Bel Paese nel pieno dei cosiddetti Anni di Piombo.
Anni tutt’altro che facili, soprattutto per le famiglie degli industriali e ricchi , veri e propri bersagli dei gruppi criminali. Tra i rapimenti avvenuti in questi anni, fra i più noti vi è quello del sedicenne John Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio Jean Paul Getty, sequestrato il 10 luglio del 1973.
Il 10 luglio del 1973 la ‘Ndrangheta rapisce John Paul Getty III, con l’intento di chiedere a suo nonno, magnate del petrolio e uomo più ricco del mondo, un riscatto.
Roma, estate 1973. Il giovane John Paul Getty III (Charlie Plummer), 16 anni, mentre sta rientrando a casa viene rapito da esponenti della ‘Ndrangheta. Obiettivo dei malavitosi è chiedere al nonno, il magnate del petrolio Jean Paul Getty (Christopher Plummer) un ricco riscatto. In fondo è l’uomo più ricco del mondo. Ma la mafia calabrese non ha fatto i conti con l’avidità dell’uomo, restio a pagare nonostante Paul sia il suo nipote prediletto.
Sarà la madre Abigail Harris (Michelle Williams), con l’aiuto dell’uomo della sicurezza Fletcher Chace (Mark Wahlberg), a tentare l’impossibile per liberare il figlio. Una vera e propria corsa contro il tempo per riuscire a reperire la cifra per il rilascio del ragazzo. Un’incredibile storia vera che sconvolse l’Italia ed il mondo, mettendo a nudo quanto un uomo possa essere più attaccato ai soldi che alla sua famiglia.
Si sa, la storia è piena di fatti incredibili. Molti dei quali spesso superano la più fervida immaginazione. La vicenda del rapimento del giovane Getty può essere inserita in questa lista. Per quanto negli anni ’70 i rapimenti di giovani ereditieri fosse prassi comune nell’Italia degli Anni di pPombo, ciò che rende incredibile la storia è l’atteggiamento di Jean Paul Getty. Il magnete del petrolio si dimostrò essere un uomo avido, attaccato ai soldi più che mai – basti pensare che in casa aveva cabine telefoniche a gettoni per gli ospiti che dovevano telefonare – e incapace di mostrare un briciolo di sentimenti per le persone a lui vicine. Perché una distrazione per gli affari.
Un uomo algido e freddo come il ghiaccio, incapace di separarsi dai suoi soldi, ma al contempo grande estimatore d’arte, tanto da accumulare un’incredibile quantità di opere nel corso degli anni. Una persona affascinata dagli oggetti perché non cambiano e non deludono mai, al contrario delle persone. Un essere umano difficile da inquadrare e contraddittorio, interpretato alla grande da Christopher Plummer.
Christopher Plummer interpreta alla grande la freddezza, la razionalità e l’avarizia di Jean Paul Getty, vero e proprio Scrooge.
L’attore Premio Oscar impersona meravigliosamente le due facce di Getty. Grande uomo d’affari, con un senso incredibile per le occasioni, sfrontato ed intelligente da una parte, fin troppo razionale, austero e avido di sentimenti dall’altro. Un vero e proprio Scrooge, che ha in qualche modo anticipato i tempi decidendo di non negoziare con i terroristi.
Al suo fianco un cast di tutto rispetto, a partire da Michelle Williams. L’ex protagonista di Dawson’s Creek è incredibile nei panni di Abigail Harris, madre spaventata e preoccupata per il figlio ma così tenace e testarda da non arrendersi mai. Nonostante il suo personaggio si limiti ad alzare la cornetta del telefono, lo fa in maniera elegante e dignitosa, come farebbe qualsiasi madre, per cercare di infondere coraggio a sé stessa e in qualche modo al figlio rapito.
Convincenti anche gli altri interpreti del cast.
Buona anche l’interpretazione di Mark Wahlberg nelle vesti di un ex agente CIA trasformatosi in mediatore ed addetto alla sicurezza per Getty. Un uomo dal buon cuore, al contrario del suo datore di lavoro, che sa fare bene il suo mestiere, riuscendo a far smuovere una situazione che sembrava non avere soluzione. Anche a costo di passare per il bastardo che non è.
Incredibile e convincente anche Romain Duris (L’appartamento spagnolo). L’attore francese interpreta Cinquanta, uno dei membri della ‘Ndrangheta, dando al malavitoso inaspettati carisma e cuore. Un criminale che suo malgrado si ritroverà emotivamente coinvolto più di quanto dovrebbe, ma che nonostante questo non tradirà. In fondo è uomo d’onore.
Tutti i soldi del mondo riesce a tenere lo spettatore con gli occhi fissi sullo schermo, grazie anche alla regia dinamica di Ridley Scott, che riesce a creare movimento, suspance ed adrenalina nonostante un ritmo non incalzante.
Tutti i soldi del mondo è un film che riesce a tenere lo spettatore con gli occhi fissi sullo schermo, per tutta la sua durata. Nonostante abbia un ritmo non molto incalzante, Ridley Scott è riuscito con una regia dinamica a creare molto movimento, suspense ed adrenalina. Un compito non facile, visto che la maggior parte del film è ambientato in case od uffici, ma che il regista ha svolto con grande maestria.
Una pellicola dai colori saturi, dove l’ottima fotografia di Dariusz Wolski sottolinea al meglio i caratteri dei personaggi. Colori glaciali per l’algido Getty, capace di risucchiare la luce di chi gli è intorno, e più caldi per la preoccupata madre Abigail. Così come convincente risulta la scenografia, che riesce a ricostruire gli anni ’70 in maniera convincente, tra pantaloni a zampa, camice eccentriche ed eleganti abiti.
Discreta la sceneggiatura di David Scarpa, che dal 2015 era nella Black List di Hollywood, ovvero la lista delle sceneggiature più interessanti ma non ancora prodotte. Un inserimento più che comprensibile vista l’ambiziosità del progetto e la difficoltà di raccontare un dramma familiare senza annoiare lo spettatore. Un compito che Scarpa è riuscito a portare a compimento unendo il biobic più classico al thriller.
Ispirato al libro di John Pearson Painfully Rich: the Outrageous Fortune and Misfortunes of the Heirs of J. Paul Getty, Tutti i soldi del mondo porta sullo schermo non solo il rapimento di Paul Getty e gli estenuanti mesi della trattativa per liberarlo, ma anche la sua infanzia, facendoci sia conoscere gli agi in cui cresciuto, e mostrandoci la nascita dell’impero dei Getty, merito del grande fiuto e coraggio negli affari di suo nonno.
Un continuo andare avanti e indietro nel tempo, in cui il rapimento costituisce la spina dorsale del racconto, ma dove i flashback sono essenziali per mostrare l’ambiente in cui il giovane è cresciuto.
Il fulcro del racconto è il complicato e complesso rapporto di Getty con i soldi, sua vera e propria ossessione.
Una pellicola in cui il fulcro del racconto non è tanto il rapimento, quanto il complicato e complesso rapporto di Getty Senior con i soldi. L’intento di Scott è mostrare l’ossessione del petroliere per la ricchezza che ha accumulato negli anni e le sue contraddizioni. Impareggiabile uomo d’affari, capace di dare vita ad un impero, ma incapace di mostrare un briciolo di amore e di dare un minimo di fiducia e credito al prossimo.
Un film che però non è esente da difetti. Per quanto la ricostruzione degli anni ’70 in Italia e a Roma sia fedeli, non mancano i soliti cliché. Come i banditi che sanno solo strillare, le troppe Vespe per Roma o le Brigate Rosse che hanno nel loro covo un gagliardetto enorme con il loro simbolo, come una qualsiasi squadra di calcio. Caduta nella comicità involontaria che farà tanto ridere quanto storcere il naso. Ma all’estero ci vedono da sempre così e Scott non ha fatto altro che riportare sullo schermo, per l’ennesima volta, l’opinione che il mondo intero ha degli italiani.
Pessimo il doppiaggio, è consigliato vederlo in lingua originale.
Tutti i soldi del mondo avverte sin dall’inizio, il film è ispirato a fatti realmente avvenuti ma rimaneggiati e riadattati per il cinema. Una storia quindi romanzata, ma che nel lungo e multiplo finale perde un po’ del suo pathos, anche a causa di un “nascondino” che stona con il resto del film. Così come non aiuta il pessimo doppiaggio. Il consiglio è di vederlo in lingua originale.
Una pellicola che nonostante gli evidenti difetti appena evidenziati, riesce ad intrattenere e a catturare l’attenzione dello spettatore, che resterà con gli occhi incollati allo schermo per tutte le 2 ore e 10 minuti di durata. A fine film ci si alzerà con la curiosità di sapere come sarebbe stato il film con l’interpretazione di Kevin Spacey. Chissà se la futura edizione home video ci leverà questo dubbio, magari con un cofanetto con le due versione.
Tutti i soldi del mondo è al cinema dal 4 gennaio.