Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Spielberg è il documentario di Susan Lacy su uno dei registi più amati, innovativi ed influenti di Hollywood che ci porta a scoprire l’uomo dietro la macchina da presa.

Steven Spielberg è uno dei registi più amati di sempre.

Nato a Cincinnati nel 1946, Steven Spielberg è senza dubbio uno dei registi più amati di sempre. Chiunque si a cresciuto con i suoi film, a prescindere che abbia vissuto la sua infanzia negli anni ’70, ’80 o ’90, non può che essere rimasto affascinato dalle sue storie che hanno nel cuore e nella fantasia la loro parte migliore. Il tutto unito ad una grande padronanza della regia.

Un regista che nella sua lunga carriera, iniziata in tv con il film Duel e con la serie Mistero in galleria – in cui dirige la diva Joan Crawford – è riuscito a conquistare generazioni di spettatori, rimasti sempre affascinati dai suoi film, ma non la critica che lo ha sempre apostrofato come un regista che incassa molto, ma nulla di più. Non accorgendosi del suo grande talento.

Il regista è il protagonista del documentario di Susan Lacy intitolato semplicemente Spielberg.

Proprio il regista tre volte premio Oscar, è il protagonista del documentario diretto da Susan Lacy ed intitolato semplicemente Spielberg. Un titolo facile da ricordare ma che contiene al suo interno un mondo molto più vasto e pieno di sfaccettature, sentimento e immaginazione. Come del resto sono il regista ed i suoi film.

 

Spielberg HBO

 

Quello della Lacy è un ritratto intimo e senza filtri di un regista e di un uomo che è riuscito a coronare il suo sogno di fare cinema. E che con i suoi film riesce ancora oggi a far sognare quello che con il tempo è diventato il suo pubblico.

Ritratto intimo e senza filtri che ci porta a conoscere meglio l’uomo dietro la macchina da presa.

Tramite interviste allo stesso Steven Spielberg, ai suoi famigliari, ai suoi colleghi, ai produttori e attori che hanno lavorato con lui, il documentario ci porta a conoscere meglio l’uomo dietro la macchina da presa, colui che prima di essere regista è una persona piena di sogni, dubbi e paure. Un ragazzo cresciuto con il sogno del cinema e divenuto oggi una delle personalità più importanti ed influenti di Hollywood.

Un viaggio che ci porta nella carriera di un regista che ha fatto la storia del cinema.

Un vero e proprio viaggio che ci porta nella vita e nella carriera di un regista che ha fatto la storia del cinema. Partendo dal set di Il ponte delle spie, uno dei suoi ultimi grandi successi, per tornare dove tutto iniziato. Scopriamo così che da sempre Spielberg ha il pallino del cinema e che da ragazzo si divertiva a dirigere le sorelle nei suoi cortometraggi, e che la svolta nella sua vita l’ha avuto intorno ai 16 grazie a Lawrence d’Arabia di David Lean. Un film da cui se inizialmente scoraggiato per la sua imponenza tanto da fargli pensare di non poter fare di meglio, dall’altra gli ha fatto capire che non avrebbe potuto fare altro nella vita.

Era la prima volta che guardando un film realizzi che ci sono temi che non sono temi narrativi. ci sono temi che riguardano il personaggio, che sono temi personali. David Lean aveva creato un ritratto e lo aveva circondato con un murale d’ambito e azione epica, ma che il cuore di Lawrence d’Arabia è “Chi sono io?”.

 

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Una vera e propria rivelazione sulla via di Damasco, un insegnamento quello appreso dall’allora sedicenne regista che porta con sé ancora oggi. E lo fa sempre con ammirazione ed entusiasmo. Un inizio che vuole sottolineare come i sogni possono divenire realtà. Basta crederci. Non è un caso che il regista di Cincinnati nel 1985 disse «Io di mestiere sogno».

«Io di mestiere sogno»

Dopo una carrellata di immagini e spezzoni dei suoi film, con in sottofondo le inconfondibili note di John Williams, si entra nel vivo del documentario. E della vita privata e professionale del regista. Scopriamo così che Spielberg odia essere nervoso, ma che è proprio l’essere sotto pressione che ne tira fuori il meglio.

Il successo de Lo Squalo gli aprì molte porte ad Hollywood.

Ne è un esempio Lo Squalo, film che gli darà fama internazionale. Il regista rivela come il film abbia subito una riscrittura continua, anche durante le riprese fatte sull’Oceano.

Una pellicola in cui si avevano la troupe ed il cast ma non la storia completa. Di come il giocare con il non visto sia stato anche un espediente dovuto a problemi tecnici con il robot dello squalo e di come il successo internazionale gli abbia aperto molte porte ad Hollywood, su tutte quella di ottenere il final cut sui suoi prodotti.

 

 

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Analizzando man mano i suoi lavori, la regista del documentario riesce a farci pervenire lo Steven Spielberg persona. Scopriamo così che il regista è stato il più classico dei nerd che aveva poca familiarità con lo sport, che veniva bullizzato e per il quale il cinema rappresentava la sua unica valvola di sfogo.

Spielberg era il classico nerd, un ragazzo confuso e timido.

Ci viene descritto un ragazzo confuso e timido, che fa fatica ad accettare le sue origini ebraiche che in gioventù rifiuta, ma con le quali riuscirà a connettersi grazie a Schindler’s List, il film che lo farà finalmente apprezzare anche dalla critica.

Ha portato le sue esperienze personale nei film. Il divorzio dei genitori ed il rapporto con il padre su tutte.

Scopriamo un regista molto unito con le sorelle, a cui fa scherzi per capire se determinate idee che ha in mente facciano paura, ispirazioni che gli vengono dalle sue più intime paure che userà per la sceneggiatura di Poltereist – Demoniache presenze. Di come il divorzio dei suoi genitori ed il suo rapporto con il padre abbia influito sulla caratterizzazione degli adulti nei suoi film e di come per lui siano fondamentali i suoi collaboratori e il clima di assoluta fiducia sul set. Motivo per cui da sempre lavora con le stesse persone.

 

coppola spielberg lucas scorsese

 

Fondamentale per la sua carriera l’amicizia con Lucas, Coppola, De Palma, Scorsese. Formavano i cosiddetti Movie Brats.

Un documentario Spielberg che si sofferma anche sulle innovazioni portate dal regista. Così viene sottolineato come insieme ad altri “terribili” registi ed amici di una vita George Lucas, Brian De Palma, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese abbia dato vita alla cosiddetta New Hollywood.

Tramite immagini di vecchi filmati di serate trascorse insieme e i ricordi dei registi in questione rivelati nelle intervista, scopriamo come i cosiddetti Movie Brats da sempre si aiutino e si spronino a vicenda a fare sempre meglio tra di loro.

La commedia 1941 – Allarme a Hollywood segna la prima battuta d’arresto.

Un rapporto quello con Lucas e gli altri registi che è stato fondamentale nella carriera di Spielberg. Perché se con Lo Squalo prima e Incontri ravvicinati del terzo tipo è riuscito a conquistare il mondo a sentirsi in grado di fare tutto, con la commedia 1941 – Allarme a Hollywood arriva la prima battuta d’arresto. Sarà proprio il creatore di Star Wars a risollevarlo, il quale ricorda come:

Lui voleva realizzare un film alla James Bond ed io gli dissi “Ho qualcosa di meglio”.

 

 

spielberg indiana jones

 

 

Con Indiana Jones Spielberg torna alla ribalta.

In questo modo prende vita una delle saghe più iconiche ed amate del cinema: Indiana Jones. Una decisione che se da una parte rappresentava un passo indietro visto il basso budget, dall’altra si rivelò la migliore scelta che potesse fare. Una collaborazione quella tra i due amici sancita con una stretta di mano ed una promessa di portare insieme a termine il progetto.

 

Il regista non si è mai posto limiti. Vuole dimostrare di essere più di un regista da blockbuster.

Un film che evidenzia come Spielberg non si sia mai posto limiti. Così dopo l’insuccesso di 1941 – Allarme a Hollywood, il cineasta vuole dimostrare ancora una volta a sé stesso e agli altri di essere molto di più di un regista da blockbuster e di saper raccontare storie serie. Arrivano così in sequenza Il colore viola e L’impero del sole, i quali dimostrano che il ragazzo è cresciuto e che non è divenuto un regista per pura fortuna.

Ma come già accennato, sarà grazie a Schindler’s List che la sua carriera avrà una svolta definitiva. Con il film che porta sullo schermo la vera storia di Oskar Schindler, interpretato da Liam Neeson, Steven Spielberg viene definitivamente consacrato. Una pellicola che ha avuto una vicenda produttiva non facile a livello personale. Il regista infatti aveva il romanzo di di Thomas Keneally da oltre dieci anni, ma non si sentiva mai pronto per affrontare il tema della Shoah. Un film che lo riconnesso con le sue origini ebraiche, accettando le tradizioni che da giovane aveva rifiutato. Un grande sforzo emotivo ma che ha dato vita ad uno dei grandi capolavori del cinema.

La consacrazione arriva con Schindler’s List.

 

spielberg schindler's list

 

Finalmente anche la critica lo riconosce come autore.

La Lacy si sofferma proprio sul fatto che il film vincitore di 7 Oscar, tra cui miglior regia e miglior film, sia stato una sorta di spartiacque nella carriera di Spielberg. Non solo è stato il film della consacrazione, ma lo ha fatto riconoscere dalla critica come autore e gli ha dato nuovo coraggio per girare progetti ambiziosi.

Dopo l’imponente sforzo di Salvate il soldato Ryan, le cui riprese rivivono anche grazie alle testimonianze di Tom Hanks e del direttore della fotografia Janusz Kaminski, il documentario sottolinea come Spielberg abbia sempre voluto alzare l’asticella e cimentarsi con progetti sempre più ambiziosi.

Spielberg ha sempre voluto alzare l’asticella e cimentarsi con progetti sempre più ambiziosi.

Il cineasta porta così al cinema film che rileggono i momenti che sta vivendo l’America, il terrorismo prima e l’integrazione poi. Arrivano così Minority Report, La guerra dei mondi e Munich in cui parla di conflitto e vendetta, e successivamente Linconl e Il ponte delle spie che raccontano la vita di due persone straordinarie.

 

 

spielberg jurassic park

 

Se il documentario ha il grande pregio di raccontare sia l’uomo che il regista dietro a film che hanno fatto la storia del cinema, mettendo in evidenza come spesso siano stati innovativi dal punto di vista degli effetti speciali (Jurassic Park su tutti), Spielberg non è un documentario privo di difetti.

Purtroppo il film tralascia quasi del tutto i suoi film meno noti e il suo lavoro come produttore.

La Lacy si sofferma troppo sui grandi successi del regista, tralasciando quasi completamente i suoi film meno noti o quelli che nonostante contengano momenti di grande cinema non sono riusciti a conquistare il grande pubblico. O toccando appena il suo lavoro come produttore. Dando così l’impressione che manchi qualcosa.

Nonostante ciò Spielberg è un documentario che ogni appassionato di cinema e di Spielberg in particolare deve assolutamente vedere. 147 minuti di testimonianze, rivelazioni e filmati di archivio che contribuiscono a costruire il ritratto di un cineasta matura ma che ha negli occhi ancora lo stupore di un bambino.

Documentario imperdibile per gli amanti del regista.

 

https://www.youtube.com/watch?v=dSdSYmXCPXU

 

Per ora Il documentario è disponibile solo sul canale americano HBO.