In concorso a Venezia 74 arriva lo stimato regista e sceneggiatore Paul Schrader con First Reformed, una lunga riflessione spirituale che sfocia nel fanatismo ambientalista trascinando il protagonista in una lunga discesa nei propri inferi. Un film coraggioso, ma dai tratti pretenziosi, che ha spaccato la critica a metà.

Paul Schrader, come molti dei registi della new Hollywood, è uno di quegli autori che o si odia o si ama. Non ci sono altri mezzi termini quando si tratta di Schrader regista e First Reformed non è di certo un’eccezione alla regola.

Dall’inizio interessante e profondo al finale troncato e disturbante (in questo caso in senso negativo) First Reformed è il secondo film in concorso alla 74° Mostra del Cinema di Venezia, con protagonista Ethan Hawke e Amanda Seyfried.

Essenzialmente di natura spirituale, verboso e intenso, First Reformed gira attorno alla figura di Padre Toller (Ethan Hawke), un ex militare torturato dal proprio passato che ha cercato nella fede una via di fuga e redenzione da un massacrante senso di colpa.

La vita di Padre Toller è particolarmente modesta. La chiesta e i suoi parrocchiani sembrano essere il suo unico interesse, a tal punto da prendere poco in considerazione i suoi notevoli problemi di salute.

Ad appesantire le angosce di Toller arriva una coppia di parrocchiani, Mary (Amanda Seyfried) e suo marito Michael. Dopo un periodo di detenzione, a causa di una protesta ambientalista, Michael è profondamente scosso da quella che è la fine ormai certa del pianeta Terra.

 

Il continuo dibattito con Michael e un risvolto tragico porteranno Toller a ragionare sempre di più sulla questione ambientale del pianeta, conducendolo in una sorta di limbo tra fanatismo e delirio religioso.

 

First Reformed diventa in poco tempo un film di solitudine e di disperata ricerca della redenzione. Ethan Hawke sa sicuramente come destreggiarsi nella parte essendo cresciuto all’interno di un nucleo religioso: durante la conferenza stampa ci ha infatti confermato che è molto grato della grande occasione che Schrader gli ha offerto.

Senza ombra di dubbio la sfida richiesta all’attore non è piccola e se c’è un elemento che convince nel film è proprio il trasporto di Hawke nei confronti del personaggio, cercando di trascinare nella sua caduta lo stesso pubblico. Ma cosa rende questa missione vana?

Cosa rende questa missione vana? L’eccessiva quantità di elementi stilistici differenti.

L’eccessiva quantità di elementi stilistici differenti. Paul Schrader passa dall’intensa quantità di dialoghi e monologhi interiori, a una sequela di scene silenziose, in bilico tra l’onirico e l’illogico. Le azioni dei personaggi vengono dettate da forze sconosciute, cambiando improvvisamente, e senza dare tempo al pubblico di comprendere la linea centrale della pellicola.

Emozioni contrastanti miste a un’immagine apatica che cerca di elevarsi a un simbolismo superiore, ma che alla fine della giostra si dimostra essere eccessiva, stereotipata, pretenziosa. Il termine pretenzioso è forse quello che meglio si sposa con First Reformed.

 

 

First Reformed

 

 

Se all’inizio si riesce a venire trasportati dalla narrazione, grazie anche alla voce di Hawke che ci guida nei suoi pensieri, a poco meno di metà film ci si lascia totalmente andare alla noia, o peggio, al sonno.

Dal profondo si passa al generale, improvvisamente concentrandosi unicamente sulla trasformazione sempre più bestiale del personaggio che scivola nel proprio limbo interiore alla ricerca di una redenzione che vuole essere universale.

 

In tutto questo è di mero contorno il personaggio di Amanda Seyfried che appare di tanto in tanto come una luce nella vita di Toller, ma al tempo stesso, causa di repressione maggiore. Il rapporto tra i due personaggi diventa confusionario, da formale a romantico, passando per passionale, ma anche in questo caso sembrerebbe che Schrader abbia dimenticato ogni cognizione di causa.

Il linguaggio visivo utilizzato passa dall’essenziale ai giochi di luce che ricordano l’uso del colore di Lynch o Refn

Il linguaggio visivo utilizzato passa dall’essenziale ai giochi di luce che ricordano l’uso del colore di Lynch o Refn, cercando di rappresentare gli stati d’animo dei personaggi. Ma sono proprio questi sbalzi di stile ad affaticare lo spettatore, rendendo difficoltoso lo svolgimento della narrazione.

Un’esasperazione generale della storia, dei movimenti di macchina, della musica e dell’evoluzione dei personaggi che culmina in una troncatura finale destabilizzante, quasi detestabile, lasciando all’interno un senso di insoddisfazione, come se il regista non avesse fatto altro che prenderci in giro.

First Reformed rappresenta la riflessione spirituale di Paul Schrader

First Reformed rappresenta la riflessione spirituale di Paul Schrader, un film forse fin troppo atteso dallo stesso regista, che è finito col diventare un gabbia in cui a rimanere intrappola, in primis, è la storia stessa.

Un film che divide: da amare o odiare. Un film che, però, una sua dimensione non la trova, restando incastrato nella sua continua sospensione. Un’ammirevole prova di coraggio, ma che alla fine sembra essere più un esercizio di stile, un mero guardarsi allo specchio senza una vera e propria anima.

 

First Reformed non ha ancora una distribuzione italiana.

 

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