Killer una volta, killer per sempre! O forse meglio dire: una volta che hai ucciso, è solo un conto alla rovescia verso la propria uccisione. Chi ha mai visto un assassino morire nel proprio letto dopo anni di pensione?
Ma così, evidentemente, non la pensano diversi personaggi del cinema, che dopo aver intrapreso la via del sangue cercano di fare marcia indietro, magari dopo anni di “onorata carriera”…
L’ultimo in ordine di tempo è stato John Wick, con la vita funestata da eventi tristi ma pur sempre ammazzatutti top che non ha perso smalto.
Sta per arrivare nei cinema il sequel e, scommettiamoci, John ha riassaporato il gusto dello “sporco lavoro” che tanto bene sa fare.
La trama del primo capitolo era sostanzialmente riassumibile con “A Keanu Reeves gli ammazzano il cane e lui s’incazza”, ma per un film che non chiedeva altro che essere un divertissement action vecchio stile tutto ciò bastava e avanzava.
Il successo della pellicola conferma la voglia di cinema action un po’ sopra le righe che non sia fatto solo di Fast’n’Furious e supereroi, e questo è un bene.
Il segreto del successo di John Wick sta nell’aver mescolato al sempiterno tema del “killer in pensione torna in servizio” con un clima sopra le righe che non stona e un world-building semplice ed efficace, con la società dei killer con tanto di sede e regole precise.
Vedremo che cosa accadrà nel capitolo secondo che, confesso, sono molto curioso di gustarmi in sala.
Questa la sinossi:
John Wick, dopo essersi ritirato, è costretto a tornare in campo quando un ex partner trama per prendere il controllo di una oscura organizzazione internazionale di killer professionisti. Vincolato da un giuramento di sangue John si reca a Roma dove si troverà contro alcuni dei killer più letali al mondo.
E qui il trailer:
Ma, dicevamo, di ex killer che vogliono solo stare in pace e ai quali dei poveri stolti frantumano le gonadi è pieno il mondo del cinema, vero?
Non che tutti debbano per forza essersi ritirati a vita privata, poi.
Ci sono quelli che attraversano una crisi di nervi, quelli che sono stati traditi, quelli che vogliono fare l’ultimo lavoretto e poi cambiare vita… andiamo a vedere alcune delle figure più interessanti del panorama di celluloide.
Argomento di una certa importanza perché fondo, non ce ne voglia il meretricio, è probabilmente l’omicidio il lavoro più vecchio del mondo…
Gli Spietati (Unforgiven)
1992
Se proprio dovessimo stilare una classifica del “avete rotto il volatile all’ex ammazzasette sbagliato” credo possiamo convenire tutti che un Clint Eastwood stanco e scazzato sia in assoluto il top.
Il capolavoro della sua filmografia western – di diritto accanto ai vari Sergio Leone – è il canto del cigno di un’epica e di un genere, quello del “tornare in azione per ultima missione” che fa impallidire predecessori e successori.
Ladro e assassino senza scrupoli, il William Munny di Eastwood è un uomo redento dalla moglie (morta), che fa il contadino e si è lasciato alle spalle gli omicidi compiuti (tra cui anche vecchi, donne e bambini) che gli pesano sulla coscienza e lo rendono “non perdonabile”, da cui il titolo originale “Unforgiven”.
Arrugginito ed esitante si unisce per bisogno di soldi a un antico compare per un lavoretto facile di caccia alla taglia, che ovviamente porterà sfiga a tutti: soprattutto all’amico di vecchia data che ci rimette le penne e scatena la furia di Munny contro un brutale sceriffo e i suoi sgherri.
Incredibile sequenza finale con sparatoria da antologia.
Morale: a Eastwood, che abbia o meno il cappello da cowboy, non gli devi frantumare i cosiddetti.
Io vi troverò (Taken)
2002
Liam Neeson avrà pure salvato migliaia di ebrei nei panni di Oskar Schindler, ma quanto incarna Bryan Mills se gli toccano la famiglia è pronto al genocidio della razza dei “bad guys”.
Filmetto di poche pretese ma dagli one-liners ormai epocali (“Io vi cercherò… vi troverò… e vi ucciderò” al telefono) ci presenta un impacciato e maldestro ex Forze Speciali e CIA, papà di una figliola scapestrata ed ex marito di una bella mogliettina, che si gode la pensione tra partite a carte e grigliate con i vecchi colleghi.
Quando però gli rapiscono la pargola, a Mills gli sale il killer a sangue freddo che era e mette a frutto le sue “abilità molto particolari” (altra citazione fantastica, qualsiasi cosa significhi) per rintracciare ed eliminare in maniera più o meno efferata tutti i bastardi.
Purtroppo il successo incredibile e un po’ inspiegabile della pellicola ha portato ad un franchise sempre meno interessante e ad altri “Liam Neeson kills the universe” di poca importanza, però se ci si accontenta, si gode.
Momento WTF: in uno dei sequel Mills rintraccia la figlia facendole lanciare delle granate dai tetti e seguendo il suono delle esplosioni (LOVE)
Killer Elite
1975
Questo è un gioiellino datato 1975 e firmato da quel muscolare geniaccio di Sam Peckinpah, il regista di “Il Mucchio Selvaggio”: qui non è un ritorno in azione quanto un… pensionamento forzato dal quale il protagonista si riprende in cerca di vendetta.
Se vi piacciono gli antieroi sporchi, traditi, feriti e dati per spacciati siete nel posto giusto: con gran senso dello spettacolo il regista orchestra la caduta e la resurrezione di Mike Locken (un grande James Caan) che lavora per una “compagnia” che arriva laddove neppure la CIA vuole saperne niente.
Con almeno un paio di parti del corpo fatte a pezzi da un ex amico e collega (l’altrettanto mitico e malinconico Robert Duvall) Mike deve riprendersi, imparare arti assassine ancora più letali e fare il culo a tutti quelli che lo volevano fuori dai giochi.
Con un grandissimo senso dello spettacolo il ribelle Peckinpah confeziona un film super-macho in anticipo sui tempi con delle sequenze tostissime: inseguimenti in taxi, sparatorie a Chinatown, resa dei conti al porto e adrenalina a pacchi.
Da recuperare. Evitare invece il barbosissimo film omonimo del 2011 con Jason Statham e Clive Owen (su De Niro stendiamo un velo pietoso, và)
The Matador
2005
Un film del 2005 che sembra una cosa e invece è un’altra: non il semplice action-thriller da due soldi che si potrebbe pensare, ma un brillante confronto tra personaggi ben scritti.
Ci presenta Julian, un Pierce Brosnan ampiamente post-007 che all’inizio gigioneggia come non mai, tra drink, sguardi da puttaniere e barzellette sporche, salvo poi presentarsi mesi dopo con esaurimento nervoso e boss che vuole farlo secco.
Ma, nel frattempo, Julian si è fatto un amico nella prima parte del film in Mexico City: si tratta del “decent guy” Danny con la faccia da medioman di Greg Kinnear.
Sarà proprio l’americano perbene a spronare l’amico “con le mani sporche di sangue” a riprendere l’attività vincendo attacchi di panico e paranoia, ma soprattutto indossando sempre delle camicie incredibili.
Pellicola divertente e da non sottovalutare, con ottime performance da parte di tutto il cast, prima fra tutte Hope Davis, che interpreta la moglie di Danny e che all’epoca delle riprese era incinta.
Vendetta (The Hit)
1984
Film pressoché sconosciuto in Italia, a torto, una vera chicca con un cast da urlo e un regista in formissima: Stephen Frears, che anno dopo avrebbe convinto ripetutamente con Le Relazioni Pericolose, Alta Fedeltà e The Queen.
Ma è il cast a fare della pellicola qualcosa di imperdibile: ci sono il recentemente scomparso, immenso John Hurt; Terence Stamp stralunato; un giovane Tim Roth esagitato.
Un ex criminale assassino in fuga, da dieci anni in Spagna a fare “l’infame” per la giustizia – viene rapito da alcuni colleghi killer che vogliono fargli la pelle. Ma non seduta stante: a Parigi.
Ecco servito un road movie imprevedibile tra chiacchiere, derive shakespeariane, un po’ di psicologia d’accatto e una sana dose di ironia e violenza. British-gangster al suo meglio, anche se qualche difettuccio non manca.
Ma lo spettacolo è gustoso, ci sono recuperi eccellenti di echi di cinema di altri decenni, dal Mario Bava di “Cani Arrabbiati” (con il noir in pieno sole) ai gangster movie degli anni Sessanta con Michael Caine, senza contare una regia indolente e precisa come un colpo di pistola alla nuca.