Arriva finalmente a un anno di distanza dalla sua uscita sulle piattaforme Microsoft, Rise of the Tomb Raider in questa edizione celebrativa dei 20 anni della serie, anche su PS4.
L’esclusività temporale che ha legato Rise of the Tomb Raider a Microsoft per un anno è di certo stato uno degli argomenti più bollenti degli ultimi tempi. Sebbene Crystal Dynamics avesse da subito spiegato l’esistenza di motivi concreti dietro all’accordo col colosso di Redmond, questa situazione ha creato non poco malcontento tra un utenza, quella Sony, che sente il brand Tomb Raider storicamente molto legato a quello PlayStation.
Ad ogni modo, le cose sono andate così e per un anno solo gli utenti Xbox One e (a partire da gennaio 2016) anche PC Windows 10, hanno potuto giocare a questo titolo che segna uno dei punti più alti forse mai raggiunti dalla serie. Quest’edizione 20 Year Celebration ha il compito di traghettare il gioco anche su PlayStation 4 offrendo nel pacchetto anche tutti i contenuti extra usciti finora, ma è disponibile ugualmente per Xbox One e PC, ovviamente.
La versione da noi testata per la recensione è stata quella PlayStation 4.
Questioni di famiglia
Rise of the Tomb Raider è il seguito diretto del reboot della serie ad opera dello sviluppatore Crystal Dynamics, pubblicato da Square Enix nel 2013 per PlayStation 3 e Xbox 360. Questa nuova avventura traghetta la nostra amata Lara Croft nella nuova generazione di console e ha l’onere di ridisegnare i contorni di un personaggio che si è un po’ perso nel tempo.
Le avventure di questa ricca ereditiera inglese, tra tombe e misteri, iniziavano infatti tra Sega Saturn e PlayStation verso fine anni ’90 offrendo la caratterizzazione che all’epoca ci si poteva aspettare per un personaggio simile. Quei pochi poligoni resero in breve tempo Lara Croft un’icona sexy del mondo dei videogiochi, forse uno dei personaggi iconici che più di tutti ha contribuito a rendere il videogioco un fenomeno pop.
L’interpretazione cinematografica del personaggio da parte di Angelina Jolie ha rafforzato il tono da avventuriera seducente e spavalda, che si è gradualmente perso in capitoli privi di pathos che hanno affossato videoludicamente la serie per qualche anno. Con il reboot del 2013 Crystal Dynamics ha compiuto una scelta audace ma, per il parere di chi scrive, ben funzionante, di ridisegnare il personaggio di Lara Croft. Strappandola via da quella gabbia d’oro di sexy avventuriera stereotipata, hanno reso Lara una ragazza vera, dandole le paure e i sogni che una ragazza al suo posto avrebbe.
L’hanno resa reale, umana, dandole quella necessaria inesperienza e goffaggine che solo col tempo e con lo studio, in futuro, la porteranno a diventare la Lara Croft che si tuffa nell’azione sprezzante di ogni pericolo.
Tra critiche talvolta ingiuste e immotivate, il primo capitolo ha comunque gettato le basi per una serie narrativamente molto interessante, e Rise of the Tomb Raider riprende le vicende di Lara proprio da dove erano finite nel primo episodio. Il giocatore si trova ancora una Lara abbastanza inesperta, ma decisamente più matura e consapevole dei rischi e delle responsabilità che gravano sulle proprie azioni. Le azioni che la porteranno ad avventurarsi tra la Siberia e la Siria sono riconducibili alla sua famiglia, e in particolare a suo padre.
Lara è infatti alla ricerca della sorgente divina, una rarissima reliquia che suo padre ha cercato per anni, combattendo contro le derisioni e lo scetticismo della comunità scientifica ed archeologica, senza mai però riuscire a trovarlo. Questo viaggio è dunque una sfida che affonda le proprie radici nell’amore di una figlia per il proprio padre suicidatosi. Lara vuole trovare la reliquia per riabilitare la sua figura e capire il reale motivo che l’abbia spinto a compiere un gesto tanto estremo, lasciandola sola. Tra intrighi e scoperte, la trama di Rise of the Tomb Raider fa un enorme passo in avanti rispetto al capitolo precedente e va a segnare, come detto sopra, uno dei punti narrativi più alti dell’intera serie.
Tanta azione e tanta esplorazione
Da un punto di vista del gameplay, Rise of the Tomb Raider evolve in maniera massiccia la formula del capitolo precedente. Sebbene la struttura resti fondamentalmente quella di un action in terza persona, ci sono aspetti che rendono l’esperienza di gioco estremamente più variegata e allungano moltissimo la longevità del titolo base.
Lo sviluppo della trama principale non è guidato e lineare, lo si può intervallare di missione in missione grazie alla struttura sandbox che porta il giocatore ad approfondire anche altri aspetti secondari (ma non per questo meno importanti) come la caccia. La grande mappa di gioco è disseminata poi di oggetti collezionabili e reperti, ma la diversificazione più corposa è senza dubbio offerta dalle svariate missioni extra e dalle tombe che offrono degli articolati enigmi ambientali che metteranno alla prova anche i più esperti del genere.
Rise of the Tomb Raider pone l’accento anche sulle dinamiche stealth del gameplay come mai prima d’ora. Tra le molteplici armi a disposizione di Lara, l’arco sarà una delle più utili da potenziare e avere sempre carica. Il titolo offre anche un’accurata sezione di potenziamento delle armi e dell’equipaggiamento, oltre che delle abilità a disposizione della nostra Lara Croft, che cambieranno sensibilmente l’approccio e la difficoltà di gioco a seconda di come le si bilancia e, ovviamente, di come si sceglie di affrontare l’avventura.
Come detto a inizio articolo, l’edizione 20 Year Celebration comprende tutti i contenuti extra usciti nel corso di quest’anno su piattaforme Microsoft (come i DLC Baba Yaga e il Tempio della Strega, Cold Darkness Awakened, e le Expeditions Cards) ma anche molti interessanti contenuti inediti. Nello specifico un nuovo DLC single player intitolato Blood Ties, il Maniero Croft (che implementa anche sezioni pensate in esclusiva per PlayStation VR) e in cui poter giocare la modalità survival L’incubo di Lara, e infine l’endurance mode in cooperativa.
Per fare l’occhiolino all’utenza PlayStation, sono inoltre presenti skin esclusive come tributo alle versioni di Lara dai primi capitoli fino a The Angel of Darkness per PlayStation 2. Il titolo sarà inoltre uno dei primi ad implementare fin dal lancio dell’attesa versione high-end della console Sony, le implementazioni tecniche di PlayStation 4 Pro, offrendo la possibilità di giocare a 4K e 30fps, o a 1080p e 60fps come già avviene per la versione PC di Rise of the Tomb Raider. Al momento il gioco si presenta comunque leggermente rivisto e migliorato sotto l’aspetto grafico, confermando i 1080p di risoluzione e un ottimo livello di dettaglio, e 30fps granitici, anche più stabili rispetto alla versione originale per Xbox One.
In definitiva, Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration è ovviamente un must per gli utenti PlayStation 4 che aspettavano da ormai un anno di poter giocare al titolo, ma offre in tutte le sue versioni un’esperienza completa e decisamente corposa di uno dei migliori giochi che questa attuale generazione di console abbia visto, a un prezzo di lancio giusto.